DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Marco Demarco per il “Corriere della Sera”
POMPEI - SCAVI CHIUSI AL PUBBLICO
Stessa scena, come a Natale. Anche ieri molti turisti, incoraggiati dalla bella giornata di sole che ha sciolto l’insolita neve del giorno prima, sono arrivati davanti ai cancelli di Pompei e lì, delusi e avviliti, sono rimasti. La casa dei Vettii, il Cave canem, gli affreschi erotici?
Nulla da fare. Ingressi negati anche a Capodanno. Al massimo è stato possibile scattare qualche foto ricordo con sorrisi di circostanza e scavi molto lontani sullo sfondo. Davanti all’area archeologica, ieri sono stati contati i dietrofront di almeno trenta pullman turistici. A conti fatti, poco meno di duemila visitatori persi.
Che in prospettiva, però, saranno molti di più, se è presumibile credere che chi è stato respinto ai varchi di ingresso certamente non se lo terrà per sé. Amici, familiari, conoscenti: con un sms o un selfie, tutti saranno presto avvertiti. E infatti già si parla di ennesimo grave danno di immagine.
«Il ministro Franceschini — commenta Antonio Irlando, dell’Osservatorio patrimonio culturale — ha giustificato la decisione dicendo che si trattava solo di una scelta di buona amministrazione. Ma il ministro dovrebbe anche chiedersi quanto vale la brutta figura e la scarsa accoglienza riservata a migliaia di turisti d’Oltreoceano, privati del piacere di visitare gli scavi».
Di questi danni all’immagine Pompei ne colleziona in quantità industriale: dai muri crollati ai restauri fatti non proprio con i guanti, fino ai piccoli e grandi progetti di recupero di cui o si è persa memoria o si sa che vanno avanti con troppa lentezza.
Pompei, del resto, non è solo il Teatro Grande e la tragica bellezza dei calchi, il luogo, insomma, che da secoli continua a ispirare ricerche storiche, romanzi e spettacolari ricostruzioni in 3D. È anche un potente acceleratore di particelle opportunistiche. Nonché di polemiche buone per tutti gli usi. I sindacalisti che oggi accusano il ministero per aver chiuso i cancelli degli Scavi a Natale e Capodanno, ad esempio, sono gli stessi che spesso mettono alla porta i turisti con improvvise assemblee contrattuali.
FILM DOCUMENTARIO SU POMPEI DEL BRITISH MUSEUM
Non a caso, Franceschini oggi respinge sdegnato le accuse. E lo fa con due argomenti. Il primo. Anche il Louvre e il British Museum, spiega, chiudono uno a Capodanno e l’altro a Natale, mentre il Metropolitan di New York si ferma in entrambi i giorni.
FILM DOCUMENTARIO SU POMPEI DEL BRITISH MUSEUM
Dunque, dov’è lo scandalo? Giusto. Ma il problema sta nel fatto che in quei giorni, negli anni passati, a differenza degli altri siti internazionali, Pompei è sempre rimasta aperta. E di conseguenza, quando è cambiato il calendario delle chiusure qualcuno avrebbe dovuto almeno avvertire gli operatori turistici. Quel qualcuno ci ha pensato? Secondo argomento. Nel Natale 2013, fa sapere Franceschini, a Pompei si sono contati solo 827 visitatori, e l’anno prima pochi di più: 889. Non abbastanza.
È la cruda realtà. E bene fa il ministro a non aggiungere retorica a retorica. Si pensi solo a quella quotidianamente prodotta a proposito del potenziale turistico del nostro patrimonio d’arte, specialmente al Sud. Cosa c’è di potenziale in quelle poche centinaia di turisti in uno dei luoghi più belli del mondo?
Ma proprio per questo, più che negare l’offerta, sebbene solo a Natale e Capodanno, il problema è semmai come valorizzarla. La strada che riduce la retorica e fa attenzione al calcolo economico è quella buona.
L’importante è non dimenticare che la rendita prodotta dall’arte prima ancora che materiale è intellettuale e culturale.
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