UNA MANO INESPERTA DIETRO AL VIDEO DI GRETA E VANESSA – UNA SOLA TELECAMERA, NIENTE LOGO SULLE IMMAGINI, DATA INCERTA AFFIDATA A UN FOGLIO SCRITTO A MANO – I RAPITORI AVEVANO DAVVERO MOLTA FRETTA

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Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO f0a0339b79e9e46fe0e2004efdc93eb1GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO f0a0339b79e9e46fe0e2004efdc93eb1

Un video davvero breve per rilanciare il ricatto all’Italia usando le immagini di Greta e Vanessa, le due ragazze finite in mano ad una gang di rapitori. Appena 23 secondi di filmato con un audio di pessima qualità. Chi lo ha preparato non era troppo esperto o semplicemente gli bastava diffonderlo. Tanto i destinatari conoscono la sostanza, fatta di tre elementi: negoziato, prezzo, accordo. Un sentiero obbligato. 


La clip è ben lontana dalle scene con più telecamere usate dall’Isis. Appare più che altro un mezzo, rapido, essenziale. Una parete disadorna, sul pavimento delle coperte. 
Manca un logo di un gruppo, non c’è neppure un vessillo o una bandiera. Quelli di Al Nusra — che ieri sono usciti allo scoperto per rivendicare il rapimento — di solito imprimono il loro sigillo digitale sui filmati.

GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO

 

Questione di prestigio e autenticità. I video servono durante il negoziato, ma hanno anche una funzione propagandistica nei mesi a seguire. Sono la prova di un’azione. Dunque è strano che non appaia la firma. Potrebbe essere solo una questione di fretta, il gruppo deve gestire altri sequestri, è impegnato. Oppure i predoni hanno un’affiliazione diversa. E Al Nusra non c’entra. Almeno per ora. 

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo


Questa formazione, vicina all’ideologia di Al Qaeda, ha sempre mostrato «professionalità» nella gestione degli ostaggi. Quando nel 2013 ha rilasciato un gruppo di caschi blu, uno dei suoi uomini si è presentato allo scambio con un portatile attraverso il quale avrebbe verificato il bonifico di svariati milioni di dollari. Riscatto «raccolto» — si fa per dire — dall’intelligence del Qatar, mediatore fondamentale e interessato. 

Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo Greta Ramelli (S) e Vanessa Marzullo


Gli investigatori hanno poi accolto con qualche scetticismo quel foglietto con la data 17/12/14. Pochi numeri scritti a penna su un pezzo di carta poi mostrato nel video da Vanessa. Quell’indicazione risponde al vero? È un piccolo trucco dei sequestratori? E a quale scopo? Si presume che quando ci sono dei contatti — peraltro delicati — servano segnali chiari e convincenti per dimostrare la prova in vita di un ostaggio. 
Non era impossibile per gli uomini misteriosi trovare un metodo di datazione più efficace di quel misero pizzino. 


Altro aspetto è il volto delle cooperanti. Alcune fazioni — specie quelle più estreme — evitano di mostrarlo in quanto è proibito dalla religione. Una regola alla quale si sono sottomessi, talvolta, i qaedisti coinvolti nei sequestri di occidentali nel Sahel. 
Nessun limite invece per le studentesse catturate dai sanguinari di Boko Haram. Un dramma quasi dimenticato dopo l’iniziale mobilitazione. I killer che agiscono nel Nord-est della Nigeria hanno fatto indossare il velo nero alle liceali, stesso modus operandi seguito dai carcerieri di Vanessa e Greta. Del resto non avevano molta scelta. 

Greta Ramelli 21 anni- una dei 6 italiani rapiti Greta Ramelli 21 anni- una dei 6 italiani rapiti


La gang di insorti-predoni doveva provare di avere in mano le due italiane, coprendone il viso avrebbe suscitato sospetti o dubbi. Infine il testo dell’appello. Stringato, poche battute per esercitare pressione su Paese e governo, spingere alla trattativa, dare un segnale di esistenza, rammentare i pericoli che incombono sulle ragazze in ostaggio. 
Un memo terribile affidato alle prigioniere, costrette a collaborare e probabilmente convinte che questa sia l’unica via possibile verso la libertà.