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Lettera di Arturo Diaconale al “Corriere della Sera”
Rispondo agli articoli di Nicola Catenaro e di Sergio Rizzo, pubblicati sul “Corriere” di ieri, in cui mi viene contestato di essere al tempo stesso direttore de “L’opinione delle libertà” e presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e di aver firmato, nella qualità di responsabile dell’ente pubblico, un atto di proroga di un anno per il direttore del Parco Marcello Maranella.
Risolvo rapidamente la parte che mi riguarda personalmente ricordando che in Italia i vertici degli enti pubblici, sia quelli maggiori che garantiscono stipendi astronomici per i beneficiati, sia quelli come gli enti territoriali non economici come i parchi che assicurano una retribuzione virtuale (poco più di mille euro mensili), sono di nomina politica. Il settore dell’ambiente non sfugge a questa regola. Anzi, la legge 394 che regola ancora l’intero sistema è stata realizzata per svolgere la funzione di ammortizzatore sociale di un mondo ambientalista composto da una miriade di associazioni tutte gravitanti nell’orbita della sinistra italiana.
Ha ragione Rizzo nel rilevare l’anomalia che vede un giornalista di cultura liberale e per nulla pentito di non essere di sinistra alla guida del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Ma è una anomalia che ho perseguito da abruzzese legato al proprio territorio e che porto avanti senza privilegiare in alcun modo la logica dell’appartenenza ma solo quella della responsabilità.
Vengo, allora, al secondo scandalo. È dal 2007 che il Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga non ha un Consiglio direttivo. Ma la nomina del Consiglio direttivo non spetta al presidente ma in parte alla Comunità del Parco formata dai sindaci dei Comuni presenti nell’area protetta ed in parte direttamente al ministro dell’Ambiente. E dal 2007 questo organo non è mai stato rinnovato. Come garantire la continuità dell’ente, allora, in assenza di Consiglio direttivo e in scadenza di contratto per un direttore, di riconosciuta competenza e capacità professionale come Marcello Maranella, che svolge l’indispensabile funzione amministrativa?
Autostrada dei parchi con il Gran Sasso sullo sfondo
Il problema dell’assenza dei Consigli direttivi affligge da tempo gran parte dei parchi italiani. I ministri si susseguono, i Consigli direttivi non vengono nominati e le proroghe si moltiplicano per impedire che gli enti si paralizzino. Su chi ricade, allora, la colpa delle tante proroghe? Forse su una legge da riformare ma che è incagliata da tempo in Parlamento?
Arturo Diaconale, diaconale@opinione.it
La controreplica di Sergio Rizzo, dal “Corriere della Sera”
Vedo che Diaconale riconosce di trovarsi in una situazione anomala. Un’anomalia bella grossa: che le radici territoriali, va detto chiaramente, non risolvono affatto. Quanto al secondo scandalo, c’è da domandarsi perché nei cinque anni in cui è stato presidente, non sia stato affrontato se non con quelle surreali proroghe. La nomina del Consiglio direttivo non dipendeva dal presidente? Lo sappiamo. Ma sappiamo pure che il presidente, davanti a una situazione palesemente insostenibile, avrebbe potuto anche far altro. Per esempio, sollevare il problema dimettendosi.
Sergio Rizzo
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