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Guido Olimpio per “Il Corriere della Sera”
Haji Mutazz, alto dirigente dell’Isis, è morto più volte. Cosa che accade spesso ai capi islamisti. Sempre difficile verificarne la fine. Per la Cnn colui che è sempre stato considerato come il numero due del movimento è stato neutralizzato il 18 agosto a Mosul al termine di una complessa operazione dell’intelligence. Un lavoro di gambe e di fonti che ha permesso a un drone di individuarlo, «filarlo» e poi colpirlo al momento opportuno.
Un’operazione celebrata non solo dai militari ma anche dalla Casa Bianca per dimostrare che la campagna contro lo Stato Islamico a volte funziona: «Un successo importante».
Significativa la storia di Mutazz. Originario di Tel Afar, è membro dell’esercito di Saddam Hussein. Un ufficiale delle unità scelte che vede il regime sciogliersi sotto i colpi dell’invasione statunitense nel 2003. Rimasto senza lavoro perché epurato non perde tempo e impugna di nuovo le armi, questa volta al fianco dei ribelli sunniti.
Haji combatte ma viene catturato e trasferito a Camp Bucca, il campo di prigionia che si trasforma nel punto di incontro tra ex baathisti e islamici. Qui nascono rapporti e gerarchie che daranno vita alla struttura dello Stato Islamico. Il futuro Califfo, al Baghdadi, passa da questo carcere, così come una dozzina di alti esponenti dell’Isis. Una volta liberi si ritrovano insieme nell’inseguire il loro obiettivo «rivoluzionario».
pietre per la lapidazione a mosul
Mutazz assume il nome di battaglia di Abu Muslim al Turkmani, sale i gradini del movimento fino a diventare uno dei luogotenenti più ascoltati dal capo dello Stato Islamico. Ecco la definizione — impropria quanto schematica — di numero due. Carica che non esiste. Imprecisione che non cancella la sua importanza di responsabile militare, grazie anche al passato, e di organizzatore.
Al Turkmani è uomo di riferimento, agisce soprattutto in Iraq e nella zona di Mosul, la capitale delle bandiere nere.
Gli americani gli danno la caccia, lo inseriscono nella lista dei bersagli di alto valore. E a dicembre sembrano aver fatto centro. In quei giorni circola l’informazione che al Turkmani è morto, cancellato da un raid aereo della coalizione. E la versione regge. Ma è evidentemente non è andata così, perché Mutazz ri-crepa il 18 d’agosto insieme ad un esponente islamista, Abu Abdallah, incaricato del settore media.
E si può aggiungere che negli ultimi mesi l’intelligence statunitense, con l’aiuto di partner arabi, deve essere riuscita a ottenere buone dritte. Le incursioni dei caccia e dei droni hanno eliminato un buon numero di «ufficiali», specie nel nord della Siria. Perdite comunque messe in conto dallo Stato Islamico, costruito per sopravvivere alla decapitazione. In passato si era ipotizzato che al Turkmani avrebbe potuto prendere il posto di al Bagdadi in caso di una sua scomparsa. Ora devono rifare i calcoli, ma sono abituati. Intanto continuano con le loro sorprese. Gli Usa hanno ribadito di aver trovato tracce di gas iprite su bombe da mortaio sparate contro i curdi.
esecuzione di massa bambini isis
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