FLASH! – PER DARE SOLO UN’IDEA ALLE SORELLE MELONI DI COSA VUOL DIRE IL POTERE DEI FRATELLI LA…
Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano”
Solo a guardarlo, il logo Alitalia fa venire i nervi. Un tempo (remoto) era simbolo di efficienza, rispetto e cura per chi volava. Poi si è scoperto che la cosiddetta casta non utilizzava la compagnia nazionale per viaggiare, bensì per raccattare consensi in cambio di assunzioni. I famosi voti di scambio.
Gli organici erano pletorici e i bilanci magri quali acciughe. Ogni anno lo Stato doveva ripianare i conti sborsando miliardi a palate. L' azienda produceva debiti come piovesse. Ovvio che a un certo punto rischiasse di chiudere.
Romano Prodi pensò che fosse il caso di cederla ai francesi, stranamente interessati ad acquisirla, benché consapevoli di prendersi in carico un gigante con i piedi e anche la testa di argilla. Ma qui intervenne Berlusconi, in procinto di vincere le elezioni, e bloccò le operazioni. Fermi tutti, disse: il nostro Paese intende sfruttare il turismo e non può privarsi della compagnia di bandiera.
Io, aggiunse, mi oppongo alla svendita e mobiliterò alcuni imprenditori e banche allo scopo di costituire una nuova società in grado di gestire Alitalia. Così fu. Gli aerei continuarono a volare, ma a che prezzo. L' esercito dei dipendenti fu sfoltito e gli esuberi spediti in cassa integrazione con assegni di 7 o 8mila euro al mese. Mica male. Una spesa enorme assorbita dalla casse pubbliche.
Passano alcuni anni e Alitalia precipita nuovamente nel baratro. Altra riorganizzazione dell' Azienda, altri quattrini sperperati. E arrivano gli arabi che si accollano l' onere di rifinanziare l' impresa. Tutto a posto? Manco per idea.
Oggi i lavoratori alati, piloti e steward, programmano uno sciopero. Protestano perché vogliono volare gratis anche quando non sono in servizio. Una bella pretesa.
Essi non demordono. O le agevolazioni succitate oppure braccia conserte. Tertium non datur. Vi sembra una cosa normale? A noi no. Chi si trasferisce, poniamo, da Venezia a Roma per poi andare, che ne so, ad Atene è giusto che viaggi senza pagare il biglietto. Ma se il dipendente va in ferie o a spasso non credo abbia il diritto di non pagare la tariffa, per altro scontata. Niente da fare. I sindacati, numerosi, non sono d' accordo tra di loro.
Ad esempio la Cgil è contro l' astensione dal Lavoro per simile scempiaggine, mentre l' Anpac si batte per la gratuità delle trasvolate delle menzionate categorie. Nel nostro piccolo una soluzione ce l' avremmo: licenziare in massa gli scrocconi e sostituirli con gente più equilibrata. Ma pare che ciò non sia legale. E allora cambiate le leggi e che sia finita questa assurda manfrina. Poi ci si chiede perché l' Italia va in malora.
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