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I “CECCHINI DEL WEEKEND”? IL SISMI SAPEVA TUTTO – SECONDO IL RACCONTO DI UN EX 007 DELL’INTELLIGENCE BOSNIACA, RIPORTATO NELL’ESPOSTO DA CUI È NATA L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO, I SERVIZI SEGRETI GIÀ DAL 1994 AVREBBERO AVUTO INFORMAZIONI SUI “TIRATORI TURISTICI”, CHE PARTIVANO DA TRIESTE E PAGAVANO PER CACCIARE UOMINI NELLA SARAJEVO OCCUPATA – IL SISMI SAREBBE INTERVENUTO PER “INTERROMPERE” I “SAFARI”. L'EX AGENTE BOSNIACO HA SOSTENUTO CHE CI POTREBBERO ESSERE CARTE CONSERVATE CON TANTO DI "IDENTIFICAZIONI"…


Caso Sarajevo, i pm di Milano cercano i documenti del Sismi
(ANSA) - La Procura di Milano, che indaga sul caso dei cosiddetti "cecchini del weekend" che pagavano per andare ad uccidere nella Sarajevo assediata dai serbo-bosniaci tra il '92 e il '96, punta a verificare, con un'eventuale acquisizione atti, l'esistenza di documenti del Sismi, l'ex servizio segreto (ora Aisi) che all'epoca, stando ad una testimonianza, avrebbe saputo di quei viaggi dell'orrore e sarebbe intervenuto per bloccarli.
Stando al racconto di un ex 007 dell'intelligence bosniaca, riportato nell'esposto dello scrittore Ezio Gavazzeni assistito dai legali Nicola Brigida e Guido Salvini, l'ex servizio segreto per le informazioni e la sicurezza militare, infatti, avrebbe avuto informazioni proprio dai servizi bosniaci, a inizio '94, che i "tiratori turistici", anche italiani, partivano da Trieste. E avrebbe "interrotto" quegli orribili "safari".
L'ex agente bosniaco ha sostenuto che ci potrebbero essere carte conservate su interlocuzioni tra 007 bosniaci e italiani e con tanto di "identificazioni" di quegli assassini. Da quanto si è saputo, nelle indagini della Procura diretta da Marcello Viola, coordinate dal pm Alessandro Gobbis e condotte dal Ros dei carabinieri, si sta lavorando proprio per rintracciare quella documentazione, che nel caso sarà acquisita.
Intanto, dopo i vertici in queste ore tra inquirenti e investigatori, nei prossimi giorni, probabilmente a partire dalla prossima settimana, gli inquirenti inizieranno a sentire i primi testimoni.
Già nelle denunce presentate dall'ex sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, venivano indicati almeno cinque nomi di persone che avevano parlato nel documentario 'Sarajevo Safari' di Miran Zupancic del 2022. Tra loro anche quell'ex agente segreto bosniaco, che ha avuto un carteggio mail con lo scrittore italiano. In più un "anonimo ufficiale dei servizi segreti sloveni", il quale disse che "per sparare a un bambino con un cecchino è stato dato addirittura un compenso monetario più alto".
Tra acquisizioni di documenti, tra cui pure gli atti del Tribunale penale internazionale sull'ex Jugoslavia, e le convocazioni dei primi testimoni, a partire proprio da quei nomi contenuti nell'esposto di Gavazzeni, nei prossimi giorni si entrerà, dunque, in una prima fase cruciale delle indagini.
"I servizi bosniaci - ha scritto l'ex agente segreto in una mail a Gavazzeni - hanno saputo del 'safari' alla fine del 1993 (...) Abbiamo informato il Sismi all'inizio del 1994 e ci hanno risposto in 2-3 mesi: 'Abbiamo scoperto che il safari parte da Trieste. L'abbiamo interrotto e il safari non avrà più luogo'".
Dopo di che, ha spiegato ancora la "fonte" dello scrittore indicata con nome e cognome negli atti, "il servizio bosniaco non ebbe più informazioni sul fatto che il safari si ripetesse a Sarajevo. Non abbiamo ottenuto dal Sismi i nomi dei cacciatori o degli organizzatori - ha aggiunto - dovrebbe esserci un documento del Sismi che attesta che nella prima metà del 1994 a Trieste hanno scoperto il punto da cui parte e che hanno interrotto l'operazione". E su questo lavorano ora inquirenti e investigatori milanesi.
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