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Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
Il batterio che uccide gli ulivi, quella sì che è una notizia da prima pagina. Il batterio che uccide i ragazzi di 27 anni mentre passano davanti a un bar, invece, no: quello va relegato nelle pagine interne. Chi se ne frega se David è morto? Facciamone una breve, un trafiletto, al massimo un colonnino. O magari nulla. In fondo era solo un bravo italiano, una persona perbene, uno che studiava, lavorava, nel tempo libero faceva il volontario in ambulanza, figlio di operai, gente onesta, che non ha mai rubato neppure uno spillo, uno che anche quando s’è accorto di morire ha avuto solo parole buone: «Vi ho voluto bene».
Ecco: che uno così venga ammazzato per caso, in mezzo a una piazza, da uno straniero, delinquente patentato, che nemmeno doveva stare in Italia, per il nostro sistema dell’informazione non è una notizia. L’importante è evitare che vengano decimate le piante secolari del Salento. Se poi vengono decimati i bravi ragazzi dell’Umbria, pazienza.
amine aassoul omicida di terni
Il Corriere della Sera è riuscito nell’impresa di non dare neppure la notizia. Nemmeno un rigo. Nemmeno un pallino, un riquadrino, una foto fuori testo. E pensare che in prima pagina, oltre agli ulivi del Salento, hanno trovato spazio altri fatti importanti come per esempio l’avanzata degli emoticon dall’Oriente al Web. E nelle pagine interne ci sono aperture a nove colonne dedicate a temi di stretta attualità come i souvenir, «oggetti che raccontano l’Italia»; o come il Gaucho, il pantalone che sembra una gonna; o come la «rasatura che toglie il grigiore dal viso di lei».
Tutti meritevoli di una certa attenzione, si capisce. Ma sicuri che meritino più attenzione di David? Per noi, che siamo cresciuti convinti che il Corriere della Sera fosse un po’ come il New York Times è uno choc. Cambiate i manuali di giornalismo, riorganizzate le dispense: un 27enne con la gola tagliata in mezzo a una piazza non è un fatto che merita di essere stampato. E uno straniero che da 8 anni dovrebbe stare fuori dall’Italia e invece circola liberamente e liberamente uccide non è una notizia. Sfogliate pure: una pagina per l’eterno dibattito della sinistra, un’altra per l’eterna riforma della Rai, una ancora per sapere quello che faranno nelle prossime settimane i consiglieri di Renzi, Roberto Perotti e Yoram Gutgeld...
Per carità: di sapere cosa faranno Perotti e Gutgeld siamo davvero curiosi. Ma saremmo stati curiosi anche di sapere quello che David avrebbe potuto fare, se fosse rimasto vivo. Possibile che nessuno si senta toccato dalla sua morte? Possibile che il suo futuro spazzato via sia meno importante del futuro di Perotti e Gutgeld, con tutto il rispetto per i due ? Possibile che nessuno si chieda se era possibile evitare questa tragedia? E possibile che nessuno ritenga questa domanda un filino più rilevante rispetto al pur rilevante destino degli emoticon?
Di tutti i quotidiani nazionali solo tre ieri riportavano il caso di Terni in prima pagina: Libero, Qn e il Messaggero. Gli altri nulla. E dire che su quelle prime pagine abbiamo trovato un sacco di notizie interessanti, oltre agli emoticon: la nuova vita sexy dell’attore Kenneth Branagh, o le liti a sinistra, o l’arte del sonno da Pompei a Kate Moss, o la pastorizia in Sardegna, o l’ennesima intervista a Madonna, o la marijuana legalizzata o ancora le liti a sinistra.
fiaccolata per david raggi foto da terni oggi
Com’è che non s’è trovato nemmeno un angoletto per David? Repubblica ha trattato la questione come un fatterello di cronaca: un riquadrino a fondo pagina, 108 centimetri quadrati appena, contro i 719 dedicati ai vestiti a pois che tornano di moda o agli 822 dedicati ai gadget antistress da scrivania. Argomenti di cui comprendiamo l’urgenza, si capisce. Ma possibile che la vita di un giovane di 27 anni valga otto volte di meno di una pallina antistress?
Badate bene: non si tratta solo di un errore giornalistico: si tratta di un problema per il Paese. Se i giornali non mettono la notizia in prima pagina, la politica la ignora. Succede sempre così. Ma è possibile ignorare la notizia di un ragazzo perbene ucciso da un marocchino che non doveva neppure stare in Italia? Ed è possibile che non ci si interroghi sul perché questi fatti si ripetono, da Kabobo in giù?
Anche l’altro giorno, fuori dall’ospedale di Udine s’è rischiata la tragedia, più o meno allo stesso modo: quanti morti ci dovranno ancora essere per cominciare a parlarne? Possibile che non si capisca che la sicurezza è un problema vero per il Paese e non soltanto l’ossessione di qualcuno? Possibile che nessuno abbia capito quel che sta succedendo con l’invasione incontrollata di stranieri? Possibile che non si possa intervenire?
E che si tolleri questa norma assurda sul diritto d’asilo che consente a 100mila “fantasmi” di girare indisturbati per le nostre strade? Possibile che non ci si senta in dovere di chiedersi perché lo Stato protegge fino all’ultimo i diritti di un marocchino delinquente e non protegge invece per nulla i diritti di un bravo ragazzo come David? Perché se ne parla nei bar ma non nei palazzi? Perché se ne parla nelle case ma non in Parlamento? Perché se ne discute sul tram ma non in prima pagina? Di che cosa vogliamo che si occupino i politici, oltre che delle liti interne alla sinistra, s’intende? Degli emoticon? Del pantalone Gaucho? O della gonna a pois?
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