DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Silvia Bencivelli per “la Repubblica”
Strilla come un' aquila e non se ne capisce il motivo. Diventa paonazzo, si accartoccia su di sé e non si riesce a consolarlo in nessun modo. Eppure, è tutto nella norma. Finché si tratta di un neonato, cioè, che lo faccia anche per più di due ore al giorno non deve preoccupare. Tanto più se è inglese, canadese o italiano: Paesi nei quali i bambini sono risultati tra i più frignoni della Terra.
Lo dice una ricerca pubblicata oggi su The Journal of Pediatrics da un gruppo di ricercatori dell' Università di Warwick che ha messo insieme i dati raccolti negli ultimi anni da pediatri di diverse nazionalità. L' obiettivo era di determinare quanto piangano i bambini nei loro primi tre mesi di vita, e capire se esista un andamento tipico del pianto. Nel frattempo, ecco stilata una graduatoria (la prima, dicono i ricercatori) dei posti dove i genitori penano di più intorno alle culle, ed ecco il nostro bronzo ai campionati mondiali di vagito.
I ricercatori inglesi hanno considerato una trentina di studi per i quali, in luoghi e in tempi diversi, è stato chiesto ai genitori di cronometrare gli attacchi di pianto dei propri figli neonati. A conti fatti, il risultato è stato che nelle prime sei settimane di vita i bambini piangono tra i 117 e i 133 minuti al giorno, mentre tra le 10 e le 12 settimane la media della durata complessiva del pianto precipita a 68 minuti.
Per dire che a un certo punto se ne esce, e succede a tutti. Lo stesso si osserva per il "pianto eccessivo" (in inglese anche "colic") così come viene definito secondo i cosiddetti criteri di Wessel, dal nome del pediatra americano Morris Wessel che lo descrisse per primo negli anni Cinquanta con la regola tuttora indicata in letteratura come "regola del 3": un bambino è un superpiagnone se piange per più di tre ore al giorno per più di tre giorni alla settimana per più di tre settimane di seguito. Bambini così impegnativi sono uno su quattro, al di sotto delle sei settimane di età, ma tra le 10 e le 12 smettono quasi tutti.
Però se questo è il quadro generale vanno riconosciute alcune variabili, prime fra tutte quelle personali: ci sono bambini che piangono meno e altriche piangono di più semplicemente perché sono diversi e ciascuno mostra il proprio temperamento come può. Per quanto riguarda invece le differenze tra le nazionalità, i ricercatori ammettono la possibilità di speculazioni varie: dalla genetica allo stile di accudimento dei piccoli, dalle abitudini sulla nanna a quelle sull' allattamento.
Per esempio, in alcune ricerche emerge che i bambini allattati al seno piangano più degli altri, almeno nei primi tre mesi di vita. Ma c' è anche da considerare la diversa percezione delle proprie capacità di accudimento da parte della neomamma che è stata chiamata a riferire del pianto del figlio.
Bene, ma con questi dati adesso che cosa facciamo? Stabiliamo una norma, concludono i ricercatori. E cominciamo a pensare al pianto come un indicatore della salute del bambino e del suo sviluppo cognitivo, come numerosi studi (anche italiani) stanno sempre più spesso suggerendo di fare. Per esempio, potrebbe essere rivista la regola del 3 di Wessel: evidentemente non ha senso applicata a bambini di età diverse, perché a un certo punto il pianto eccessivo deve cessare. In ultimo, rassicuriamo i genitori, incoraggiandoli a stringere i denti fiduciosi che, al massimo tra qualche settimana, anche quel pianto disperato finirà.
Ultimi Dagoreport
FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…
FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO…
DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…