FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Davide Milosa per il “Fatto Quotidiano”
L’appuntamento è al parco Baden Powell. Milano, primi di marzo. Giornata di sole. Sullo sfondo il Naviglio rinnovato per l’Expo. Arrivano alla spicciolata. Chi da solo, chi in gruppo. Da via Argelati o dalla Ripa di Porta Ticinese. Non c’è nulla di illegale. Solo la voglia di commemorare un compagno morto suicida.
Il gruppetto è ben nutrito. E soprattutto oggi rappresenta l’ala più attiva dell’autonomia milanese. Quella da tenere sotto la lente, perché in grado di controllare una parte della piazza e di fare da network in vista della grande manifestazione del primo maggio che coinciderà con l’inaugurazione dell’Esposizione universale.
L’allarme degli 007: “Sarà come al G8 di Genova”
Certo in piazza, oltre ai contestatori violenti, ci saranno anche quelli, e saranno migliaia, che pur contro Expo manifesteranno in maniera pacifica. Tra questi anche buona parte dei centri sociali, naturalmente.
ANARCHICI SCONTRI COI CARABINIERI
Sui tavoli della procura da mesi ormai arrivano informative sull’area dell’antagonismo. Quella, ragiona l’intelligence, che punta a trasformare il corteo in un nuovo G8 di Genova. Cosa succederà, ad oggi, resta però solo nelle notizie informali che raccontano di un piano anarchico pensato per infiltrarsi nei vari cortei pacifici in programmazione a partire dal 30 aprile e nella MayDay Parade del primo maggio. Al di là di ipotesi e scenari, un dato è certo: tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 a Milano la tensione sociale ha superato i livelli di guardia. Violenze, scontri, aggressioni tutte legate alla lotta per la casa. Quartiere per quartiere i movimenti anti-sfratto hanno gettato via via solide basi, aggregando attorno a sé generazioni eterogenee. Ma anche interessi diversi. Non sempre la casa è sembrata essere l’obiettivo.
In molti casi la piazza ha unito inquilini e casseur, residenti arrabbiati e le frange più dure dell’autonomia coordinate dai “cattivi maestri” e da ex Br. Per un’intera notte, era il novembre scorso, la centralissima via Torino è stata sotto assedio. Poche ore dopo gli autonomi hanno dato l’assalto al commissariato di Porta Ticinese. Lacrimogeni, bombe carta, caschi, scudi.
La città che torna indietro di trent’anni. L’antipasto, si legge nelle relazioni dei servizi segreti, in vista di Expo. “La lotta per la casa – scrivono gli 007 – costituisce nell’ottica antagonista un importante fattore di ricomposizione del dissenso con potenziali spinte ribellistiche”. E che Expo, ad oggi, sia ritenuto un obiettivo reale lo dimostrano i numeri della sicurezza previsti dal Viminale. Il governo, infatti, oltre ai 2.000 uomini già operativi in città ne aggiungerà altri 3.200. Costo dell’operazione: 90 milioni di euro.
Nuove generazioni e vecchi maestri degli anni di Piombo
Torniamo allora a quel parco milanese che affaccia sul Naviglio e a quella strana fotografia di famiglia. Nuove e vecchie generazioni insieme. Non sempre in accordo. Ma unite solidamente dall’interesse. Perché se da un lato c’è chi “è in grado di tenere la piazza” dall’altro c’è chi “la piazza l’ha vissuta negli anni Settanta”. E così dal gruppetto spicca la figura di Valerio Ferrandi, figlio di Mario, ex terrorista di Prima Linea che il 14 maggio 1977 in via De Amicis sparò e uccise il vicebrigadiere Antonio Custra.
Ferrandi senior durante la galera si dissociò e collaborò con la giustizia. Nel 2014, 37 anni dopo quel fatto di sangue, ha riottenuto tutti i diritti civili. Oggi vive da uomo libero. E in quanto tale, in alcune occasioni, ha frequentato la “Latteria occupata” di via Watt 6, luogo di riferimento del figlio. Nel febbraio scorso la “Latteria” è stata sgomberata. Nello stesso giorno sul profilo Facebook “Autonomia diffusa ovunque” si leggeva: “Continueremo a ballare tra le crepe della città di Expo, abitando l’inabitabile e costruendo nuove comunità resistenti e ostili alla città vetrina”.
In molti della “vecchia guardia” hanno storto il naso nel vedere “il pentito” Ferrandi frequentare i nuovi luoghi dell’antagonismo. In realtà, il dissenso è solo di facciata. I “vecchi”, infatti, sanno bene che oggi Ferrandi junior è uno dei pochi in grado di avere un robusto seguito. Tra questi c’è ad esempio il cinquantenne Antonio Budini anche lui presente al parco Baden Powell.
Dal Partito comunista combattente alla Val Susa
Budini ha un passato da rapinatore. In carcere incontra la politica. Ex terrorista e qualche anno passato nelle galere spagnole, oggi Budini è un uomo libero. E nonostante questo il suo nome (se pur non iscritto nel registro degli indagati) sta nelle carte delle ultime inchieste sul terrorismo. Già nel 2006 la procura di Milano, che indaga sul Partito comunista politico-militare, registra i rapporti tra Budini e il milanese Bruno Ghirardi, all’epoca considerato “l’armiere” del gruppo. Nel febbraio scorso Ghirardi, scontata la sua pena, è stato scarcerato. Nel 2013, poi, il nome di Budini compare nell’ordinanza con cui il giudice del tribunale di Torino dispone l’arresto per quattro anarchici accusati di aver assaltato a colpi di molotov il cantiere della Tav a Chiomonte nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Per tutti inizialmente l’accusa più grave è quella di terrorismo, accusa poi caduta.
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Tra gli imputati c’è anche il milanese Mattia Zanotti, assiduo frequentatore della Panetteria Occupata di via Conte Rosso. Dalle carte dell’inchiesta torinese emergono decine di contatti tra Zanotti e lo stesso Budini, il quale, va detto, non risulta indagato.
Durante l’assalto al cantiere Tav, si legge in un’informativa della Digos, Zanotti coordinava il gruppo “denominato Rc”, sigla che può “riferirsi alla radio antagonista milanese (Radio Cane), tra i cui collaboratori risulta Zanotti, unitamente ad altri noti esponenti della frangia più radicale dell’anarchismo milanese, Antonio Budini e Fabio Agostini”. Tra i contatti di Zanotti c’è anche Gabrio Gallocchio di Garbagnate che nel giugno del 2014 finisce indagato per alcune occupazioni a Torino.
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Nuove leve e cattivi maestri. Ex terroristi cresciuti nel Laboratorio anarchico di via De Amicis a Milano e capaci, a partire dal 2007, di infilarsi nel centro sociale Conchetta e di trasformarlo in una centrale anarchica. A far da corollario, annotano gli investigatori, continui contatti con gli ex Br in carcere e il riferimento ad Alfredo Bonanno, 78enne catanese, considerato uno dei maggiori teorici dell’anarchismo internazionale. Nel 1997 Bonanno fu coinvolto nell’inchiesta del Ros di Roma sull’Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista.
Nel 1988 lo stesso Alfredo Bonanno si staccò dalla Fai (Federazione anarchica italiana) accusandola di “immobilismo”. Nel 2013, sempre Bonanno, durante un’assemblea all’Università Sapienza di Roma disse: “La casa sta bruciando, abbiamo il diritto alla ribellione. Attaccare è eticamente fondato”.
Le sigle e la regia straniera per il primo maggio
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A Milano la galassia dell’autonomia è variegata. Non sempre unita. E così attorno alle frange più radicali ruotano centri sociali molto più moderati come lo Zam, il Lambretta e il Cantiere vicini al movimento studentesco che non sembra però in grado di avere una regia per la manifestazione del primo maggio. E del resto non è affatto detto che l’intero coordinamento in quei giorni sarà in mano ai “milanesi”.
ANNI DI PIOMBO MARIO FERRANDI GIOVANE
Nel network nazionale appaiono più robusti gli autonomi di Torino, Padova e Bologna. Tutti legati alla Federazione anarchica informale. Grande attenzione anche ai gruppi internazionali e al cosiddetto “blocco nero” che si coordina attraverso la rete Antifa. Tra loro i casseur francesi, i riot scandinavi e tedeschi, oltre al Movimento Antiautoritario greco. Tutti attesi a Milano. E tutti ospiti in un campeggio cittadini la cui location ad ora resta top secret. Il campeggio inizierà il prossimo 30 aprile.
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