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Valentina Errante per “il Messaggero”
Testimonianze confuse ma attendibili, che hanno permesso di individuare Mario Castagnacci e Paolo Palmisani come i primi due presunti responsabili della morte di Emanuele Morganti. E verbali falsi, zeppi di bugie, per depistare le indagini.
L' inchiesta sul pestaggio avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 marzo è soltanto all' inizio, ma il subdolo tentativo di ostacolare gli accertamenti è già stato individuato, nero su bianco, nei verbali finiti agli atti dell' inchiesta nelle ore immediatamente successive alla morte di Emanuele. È un altro elemento che delinea il contesto nel quale si è consumato l' omicidio del ventenne di Alatri.
La rozza manovra per sviare gli inquirenti è cominciata subito dopo il delitto, con dichiarazioni contraddittorie, smentite da altri verbali concordanti, quelli degli amici di Emanuele. In piazza Regina Margherita, dove è andato in scena l' atto finale della tragedia, erano in tanti, non tutti sono ancora stati identificati dai carabinieri, ma alcuni hanno già mentito. È probabile che, nei prossimi giorni, altri siano già pronti a sostenere il falso e si presentino davanti agli investigatori, allargando l' elenco degli indagati a una piccola squadra di favoreggiatori.
Emanuele Morganti con la fidanzata
IL DEPISTAGGIO
Gli amici di Emanuele e quelli del branco. I diversi profili delle testimonianze sono chiarissimi e creano, all' interno dell' inchiesta una divisione netta: da una parte parole, confuse e poco lucide di chi riferisce frammenti credibili del pestaggio, dall' altro le dichiarazioni di chi cerca di coprire i responsabili.
Nell' ordinanza che ha disposto il carcere per i fratellastri di Alatri sono contenute entrambe le versioni. A raccontare quell'orribile notte c'è anche Pjetri Xhemal, il buttafuori che dice di avere preso dalle mani di Palmisani «un pezzo di ferro a L, simile allo strumento che si usa per svitare i dadi di fissaggio delle ruote delle automobili, gliel'ho strappato dalle mani e lui non ha opposto resistenza». Indagato per rissa, come gli altri suoi colleghi della sicurezza, non sa che fine abbia fatto quello strumento che i carabinieri stanno cercando, è l'arma che potrebbe avere ucciso Emanuele.
La morte di Emanuele Morganti - Xhemal Pjetri
LE TRE FASI
Venerdì sera i carabinieri sono tornati ad Alatri, in piazza Regina Margherita, per effettuare un nuovo sopralluogo alla ricerca di tracce utili. La sequenza degli eventi è stata suddivisa in tre fasi: la lite all' interno del bar, con l'intervento dei buttafuori che strattonano Emanuele e lo portano di peso fuori; la seconda, durante la quale Emanuele sarebbe stato accerchiato e malmenato da un gruppo di circa una decina di persone; infine gli ultimi momenti, culminati con un colpo alla testa, risultato fatale.
Quest' ultima fase vedrebbe la presenza di un gruppo più ristretto di persone: tre, al massimo quattro. Secondo la Procura al pestaggio finale hanno certamente partecipato Castagnacci e Palmisani, ma non sono i soli. Quattro buttafuori, Manuel Capoccetta, Michael Ciotoli, Damiano Bruni e Xhemal, e Franco Castagnacci, padre di Mario, sono indagati per rissa.
LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI E MARIO CASTAGNACCI
L'ARMA
Da accertare anche quale sia l'oggetto contundente con cui Emanuele è stato colpito alla testa: se un manganello o la chiave svitabulloni indicata da almeno tre testimoni.
LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - MARIO CASTAGNACCIIl locale di Alatri dove e stato ucciso Emanuele MorgantiEMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI EMANUELE MORGANTI CORTEO IN MEMORIA DI EMANUELE MORGANTIALATRI - LA MORTE DI EMANUELE MORGANTIFUNERALE DI EMANUELE MORGANTIEmanuele MorgantiLA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - RICOSTRUZIONELA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI
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