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SEMPRE IN CULO AI CONSUMATORI – CON LA LEGGE DI BILANCIO IN CHIUSURA, LE IMPRESE TORNANO A CHIEDERE AL GOVERNO SCONTI E INCENTIVI SULL’ENERGIA. IN REALTÀ DALL'INIZIO DELL'ANNO IL PREZZO ALL'INGROSSO DI LUCE E GAS È SCESO: A GRAVARE SONO GLI ONERI DI SISTEMA E LE TASSE. E NEGLI ULTIMI 15 ANNI LE GRANDI AZIENDE ITALIANE HANNO RICEVUTO SUSSIDI STATALI PER 20 MILIARDI DI EURO ATTRAVERSO UN PRELIEVO IN BOLLETTA. SOLDI CHE HANNO CONTRIBUITO A IRROBUSTIRE GLI UTILI DELLE IMPRESE, MENTRE A PAGARE SONO I CITTADINI, CHE PAGANO IN MEDIA IL 9% IN PIÙ RISPETTO AL RESTO DEGLI EUROPEI…
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per "la Stampa"
Il ritornello è sempre lo stesso. Comincia con il canonico «la bolletta della luce continua a crescere» e si chiude con il classico «in Italia l'energia costa il triplo rispetto ai nostri concorrenti».
Il pressing delle imprese sul governo per ottenere sconti e incentivi è costante, e si fa più insistente a ridosso della legge di Bilancio.
Eppure, guardando i numeri, la realtà è diversa. Dall'inizio dell'anno il prezzo all'ingrosso di luce e gas è sceso sensibilmente: a fine ottobre era tornato ai livelli dell'estate 2021, cioè dopo la pandemia ma ben prima dell'invasione russa dell'Ucraina.
Un ritorno alla normalità che però mette a nudo tutte le fragilità del sistema Paese, e rilancia il tema dell'indipendenza energetica — obiettivo dichiarato anche dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma che non spiega la richiesta di aiuti da parte del settore delle imprese.
i dati sulla produzione energetica in italia
Anche perché negli ultimi 15 anni le grandi imprese italiane hanno ricevuto sussidi energetici per circa 20 miliardi di euro da parte della collettività generale. Attraverso un prelievo in bolletta.
Soldi che sono serviti a tenere sotto controllo la spesa e che negli anni hanno contribuito a irrobustire gli utili delle aziende. Anche perché nel tempo, i finanziamenti sono progressivamente cresciuti arrivando a oltre due miliardi di euro l'anno.
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video di giorgia meloni sul decreto bollette
Anche perché la rete italiana è una delle più efficienti d'Europa e, secondo uno studio di EY, ha costi inferiori ai grandi Paesi Ue: i cittadini italiani spendono in media 11 euro al mese contro una media europea di 17 euro e i 23 euro della Germania. Un vantaggio che si traduce in un risparmio complessivo di circa 3 miliardi di euro l'anno.
Anche per questo le grandi aziende energivore insieme ai produttori di energia sono pronti a presentare al governo un accordo condiviso, senza oneri per lo Stato, che sostenga la competitività del sistema Paese.
D'altra parte va sottolineato che il prezzo all'ingrosso dell'energia non è quello che arriva in bolletta. Proprio come accade con il petrolio e la benzina, tra la materia prima e il prezzo finale ci sono più voci intermedie: la rete, gli oneri di sistema, le imposte.
Eurostat, però, ha messo nero su bianco che - per i consumatori domestici - il prezzo dell'energia incide solo sul 57% del prezzo finale e che in media un consumatore tipo italiano paga 61,6 euro al mese contro i 56,4 euro dell'Eurozona: il 9,2% in più, ma non il triplo.
URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI - VERTICE SUL PIANO MATTEI PER L AFRICA - FOTO LAPRESSE
E a livello di singoli Paesi paghiamo meno della Germania, ma più di Spagna e Francia, che possono contare su un mix energetico più ricco di rinnovabili e, nel caso francese, sul nucleare.
D'altra parte, al di là della richiesta di aiuti generalizzati, il vero nodo che la politica dovrebbe sciogliere è quello del mix di generazione: l'Italia continua a dipende in larga misura dal gas e ha una quota di rinnovabili sotto il 30%, con il paradosso che la Germania produce più energia solare della Penisola.
Al di là del dibattito sul nucleare che continua a dividere, un aumento della produzione di energia rinnovabile permetterebbe di calmierare in maniera sensibile la spesa. Produttori e investitori ne sono consapevoli e sul tavolo ci sono progetti per 150 Gigawatt di energia verda, ma i progetti sono ancora bloccati degli iter autorizzativi. In Italia servono in media tre anni per far partire un impianto fotovoltaico e cinque per l'eolico, mentre a Madrid si impiega la metà del tempo.
Anche per questo Von der Leyen insiste sul bisogno di «snellire le procedure autorizzative» e chiede di «favorire i contratti di lungo termine» per avere costi certi e controllati.
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