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IN CULO AI PENSIONATI DI DOMANI – IN ITALIA CHI INIZIA A LAVORARE ORA ANDRÀ IN PENSIONE SOLO A 71 ANNI. È L'ETÀ PIÙ ALTA DOPO QUELLA DELLA DANIMARCA TRA TUTTI I PAESI DELL’OCSE – COME SE NON BASTASSE, ABBIAMO L'ALIQUOTA DI CONTRIBUZIONE EFFETTIVA PER LE PENSIONI PIÙ ELEVATA DI TUTTI: AL 33% CONTRO UNA MEDIA OCSE DEL 18,2%...

++ OCSE, GIOVANI ITALIANI ANDRANNO IN PENSIONE A 71 ANNI ++

PENSIONATI

 (ANSA) - Chi inizia a lavorare ora andrà in pensione a 71 anni, l'età più alta tra paesi Ocse dopo la Danimarca. Lo scrive l'Ocse nel Rapporto Pensions at a glance spiegando che il dato è legato all'aspettativa di vita. "Per chi entra ora nel mercato del lavoro - si legge - l'età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca. Nel 2023, "l'età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale. Ma l'Italia "garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità".

 

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Al momento l'età "normale di pensionamento" è di circa 65 anni, in linea con la media Ocse (64,1). Per chi comincia a lavorare ora invece l'età media di uscita, a meno di nuove norme per l'anticipo, supererà di circa quattro anni la media Ocse. L'Italia è uno dei nove paesi Ocse - si legge - che vincolano il pensionamento legale per età con la speranza di vita. In un sistema contributivo tale collegamento non è necessario per migliorare le finanze pensionistiche, ma mira a evitare che le persone vadano in pensione troppo presto con pensioni troppo basse e per promuovere l'occupazione".

 

babyboomer pensione

I tassi di occupazione nelle fasce di età più anziane (60-64 anni) , spiega l'Ocse, sono al livello più basso dopo la Francia e la Grecia "Le possibilità di andare in pensione prima dell'età pensionabile prevista dalla legge risultano molto vantaggiose.

 

La concessione di benefici relativamente elevati a età relativamente basse nell'ambito delle Quote contribuisce alla seconda più alta spesa per la pensione pubblica tra i paesi Ocse, al 16,3% del Pil nel 2021. Sebbene l'aliquota contributiva sia molto elevata, le entrate derivanti dai contributi pensionistici rappresentano solo l'11% circa del PIL e necessitano di ingenti finanziamenti fiscalità generale".

 

Per chi comincia a lavorare ora intorno ai 22 anni si prevede con l'aumento dell'aspettativa di vita che si vada in pensione a 71 anni ma che si abbia un importo della pensione rispetto allo stipendio al momento del ritiro di circa l'83% a fronte del 61% medio dell'Ocse.

 

++ IN ITALIA CONTRIBUTI PER PENSIONI AL 33%, AL TOP OCSE ++

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(ANSA) - Nel complesso, l'aliquota media di contribuzione effettiva per le pensioni nei paesi Ocse è del 18,2% del livello salariale medio nel 2022 con l'Italia che ha la quota' obbligatoria più alta, al 33%. Lo scrive l'Ocse nel Report Pensions at a glance'. Seguono la Repubblica Ceca con il 28% e la Francia con il 27,8%.

 

"I paesi con tassi di contribuzione più elevati - si legge - spesso lo hanno fatto per prestazioni pensionistiche superiori alla media (come nel caso di Francia e Italia)". Un livello più elevato di aliquote contributive "potrebbe danneggiare la competitività del dell'economia e una riduzione dell'occupazione totale".

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