DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - «BASTA RODEI IN MARE». MARSIGLIA VERSO LO STOP ALLE MOTO D’ACQUA
Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
Portare il codice della strada in acqua: fermare, multare, e in caso anche sequestrare moto d'acqua e jet-ski come si fa con le due ruote su terra. Se l'idea è considerata un sogno dai bagnanti che hanno scelto il mare di Marsiglia, ormai infestato da bolidi a motore, potrebbe trasformarsi in legge grazie alla crociata di una deputata della République en marche, Claire Pitollat, che ha fatto della sicurezza dei litorali il suo cavallo di battaglia.
Quello che vuole fare la deputata sostenuta in questo da polizia e prefetti è semplice: fare a chi è al volante dei jet ski quello che si può fare a chi è al volante di auto e moto, dal fermo per controlli alla multa per eccesso di velocità fino al sequestro del veicolo, che, se acquatico, andrà a finire in un apposito deposito in mare.
L'ESASPERAZIONE
L'esasperazione per i rodei selvaggi di bolidi nautici presi a noleggio viene dalla terraferma. Sono ormai diversi anni (e i vari lockdown hanno anche peggiorato le cose) che la polizia tenta inutilmente di arginare il fenomeno dei rodei di moto, particolarmente diffusi nelle serate dei fine settimana nelle banlieue, e ancora più particolarmente a Marsiglia.
Lo scorso maggio un tribunale ha perfino dato ragione a un abitante dei quartieri Nord di Marsiglia che aveva fatto causa allo Stato per la sua impotenza a mettere a tacere le marmitte dei giovani centauri. La prospettiva di vedere il fenomeno moltiplicarsi sull'acqua ha naturalmente allertato tutti.
A cominciare dalla polizia navale: «Non sanno niente di come si sta in mare e usano dei jet ski la cui potenza è molto pericolosa» dice Dominique Dubois, responsabile di un'unità interministeriale sulla sicurezza e la lotta ai traffici illeciti in mare.
Perché oltre al rumore e al pericolo per i bagnanti, il proliferare dei noleggi di jet-ski - spesso altrettanto selvaggi dei rodeo - appare come un prolungamento dei traffici illeciti che infestano i quartieri più caldi. Controllare - e se il caso eliminare - i jet ski sono una priorità per la deputata Pitollat, perché «impongono un reale clima di violenza: i noleggiatori abusivi vogliono appropriarsi di un territorio, bisogna che tutto questo finisca, dobbiamo ritrovare delle spiagge tranquille, il mare deve essere uno spazio di libertà per tutti».
La gendarmeria conferma che con le norme attuali i motociclisti del mare sono liberi di andare a tutto gas in mezzo ai bagnanti senza rischiare troppo: al massimo 35 euro. «L'arsenale legislativo è stato concepito in un periodo in cui c'era meno frequentazione, oggi non è più adatto» ha detto al Figaro Michel Sastre, procuratore al tribunale giudiziario di Marsiglia. Senza aspettare nuove regole, le autorità sono pronte a entrare in azione al largo delle spiagge più a rischio, in particolare alla Pointe-Rouge, spiaggia molto frequentata di Marsiglia.
Dei blitz guidati dalla prefettura sono realizzati per localizzare i noleggiatori non in regola, mentre vengono presidiati i pontili abbandonati usati per la discesa in mare dei nuovi bolidi.
LO SCONTRO
Una pattuglia ha raccontato che la settimana scorsa «un VNM (veicolo nautico a motore) si è scontrato con un'imbarcazione di 6 metri che è colata a picco. Il fatto è che il giovane che era alla guida del Jet Ski semplicemente non aveva visto la barca davanti a lui. Succede spesso: sono troppo concentrati sul loro mezzo e non si guardano intorno». Il problema è che la mobilitazione della polizia a Marsiglia sta spingendo noleggiatori abusivi di jet ski e anche i rodei su altri lidi non ancora allertati, verso Nizza e, magari (perché no?) più a est, verso le spiagge della riviera ligure.
2 - «SPERICOLATI E TROPPO VICINI» QUEI BOLIDI FANNO PAURA ANCHE SULLE SPIAGGE ITALIANE
Valeria Arnaldi per “il Messaggero”
Poco meno di due settimane fa, la paura nella frazione di San Leone, ad Agrigento, per l'incidente che ha visto coinvolti un uomo e la sua compagna, sbalzati in acqua dalla moto per le forti correnti. Nel 2018, la tragedia, al largo di Terracina, dove ben tre persone - un uomo, la compagna e la figlia - hanno perso la vita, per la caduta violenta dall'acquascooter.
Lo scorso agosto, un giovane rimasto in panne, nel tratto di mare di fronte a Focene, che, per onde e vento, stava rischiando di andare a sbattere contro gli scogli. Nel 2015, un sub investito da una moto d'acqua, in Costa Smeralda, mentre faceva snorkeling. Poi, tante altre storie, molte di semplice svago e divertimento, altre di disattenzione e pericoli, fino ad arrivare, in alcuni casi, al dramma.
«Le regole ci sono ma basta andare nelle spiagge, dal Nord al Sud del Paese, per vedere spesso moto d'acqua che sfrecciano a pochi metri dalla riva: è vietato ma, se non ci sono i controlli, chi guida fa come vuole. Non di rado, inoltre, si tratta di giovanissimi, che non conoscono le norme. Ciò porta al rischio che si verifichino incidenti in mare, anche, talvolta, con esito drammatico.
Quest' anno, l'allarme è ancora più alto: tanti italiani non andranno all'estero, per timore della pandemia, e resteranno sulle nostre spiagge. Ciò contribuirà a far aumentare l'impiego degli acquascooter. È importante che le violazioni e le situazioni di pericolo siano segnalate subito alle forze dell'ordine», dice Stefano Zerbi, portavoce Codacons.
I TIMORI
I timori tra i bagnanti non sono da poco. C'è chi ha paura dello slalom fatto, per «gioco», tra windsurf e pedalò. E non solo in mare. L'estate scorsa, a un quarantaduenne altoatesino è stata comminata una multa di 3800 euro, per lo slalom tra le barche, sul lago di Garda.
E c'è pure chi teme di essere travolto mentre nuota. Specialmente sub. Nel barese, un uomo racconta di aver «rischiato di essere ferito, da un acquascooter vicinissimo, a meno di un metro, nonostante la boa che segnalava la presenza di un sub». Un altro, meno fortunato, è stato colpito e, a ricordo della giornata, porta la cicatrice di due punti di sutura. E così via. Il tema c'è e la stretta si fa sentire.
Il Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, in Prefettura a Bari, una quindicina di giorni fa, ha stabilito che «una stretta sui controlli delle moto d'acqua sarà posta in essere dalla Capitaneria di Porto e dal Reparto Aeronavale della Guardia di Finanza». Lo scenario è simile in più località di mare.
La maggior parte degli incidenti, a giudicare dalla frequenza, dipende dall'improvvisazione di chi guida, non sempre capace di farlo - la patente nautica è indicata come obbligatoria - ma anche da distrazione, eccessiva velocità, distanze. «Guidare troppo velocemente o tentare brusche manovre sono tutte azioni che possono contribuire ad un incidente. Guidare una moto d'acqua mentre si è sotto l'influenza di alcol o droghe può anche contribuire ad un incidente riducendo l'attenzione del conducente e compromettendo il suo giudizio», specifica lo studio legale Stefano Gallo, a Roma, sul proprio sito, tra le indicazioni sugli incidenti in mare.
LE NORME Le norme in materia sono puntuali. I limiti di velocità, abitualmente, sono intorno ai venti chilometri orari, ancora più lentamente bisogna procedere in fase di partenza e approdo, usando esclusivamente i corridoi autorizzati. Si deve stare a debita distanza dai bagnanti, circa 500 metri dalla riva - 300 metri per le coste a picco - ma non a più di un miglio dalla costa. Obbligatori casco e giubbotto di salvataggio. «Fratture, lesioni vascolari, traumi toraco-addominali e lesioni alla testa, al collo e alla spina dorsale - sottolinea lo studio legale - sono tutti danni altamente probabili dopo un incidente con moto d'acqua».
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