EGALITE’, FRATERNITE’, BRUTALITE’! - UNA ROM DI 15 ANNI PRELEVATA SUL BUS DELLA GITA SCOLASTICA ED ESPULSA: E LA GAUCHE?

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Alberto Mattioli per "la Stampa"

Leonarda Dibrani. Fino a ieri, nessuno l'aveva mai sentita nominare. Eppure questa rom kosovara di 15 anni ha portato la Francia alle soglie della crisi politica e la sinistra ampiamente oltre la crisi di nervi. I fatti si sono conosciuti solo martedì, ma risalgono al 9 ottobre.

Quel giorno Leonarda, che frequenta, anzi frequentava, una media di Pontarlier, nel sud-est del Paese, era partita con i compagni in gita scolastica. Ma il bus è stato fermato dalla polizia, Leonarda è stata fatta scendere in lacrime, portata all'aeroporto dove ha trovato la madre e i cinque fratelli e imbarcata sul volo per Pristina.

I Dibrani, in Francia da anni, sono immigrati irregolari e il padre era già stato espulso: adesso è toccato al resto della famiglia. La legge è stata rispettata, ma forse si poteva applicarla in modo un po' meno brutale.

Infatti, quando la notizia è stata rivelata da un collettivo di insegnanti, si è scatenato l'inferno. La gauche della gauche è furiosa. Il suo tribuno, Jean-Luc Mélenchon, fustiga una «politica inumana» ed «esige» le dimissioni del ministro degli Interni, il socialista Manuel Valls. I Verdi condannano.

Ma anche i socialisti non ci stanno. Il presidente dell'Assemblée nationale, Claude Bartolone, dice che bisogna rispettare la legge, ma anche i valori senza i quali la sinistra «perde la sua anima». Il ministro dell'Educazione nazionale, Vincent Peillon, chiede di «santuarizzare» la scuola. E così via per decine di lanci d'agenzia.

I media hanno subito rintracciato Leonarda a Mitrovica. E, dopo quelle degli insegnanti, la sua testimonianza ha gettato altra benzina sul fuoco delle polemiche: «Non parlo nemmeno l'albanese - ha detto la ragazzina -. Non ho alcuna speranza qui, non conosco nessuno, non ho una casa. Quando mi hanno arrestato, tutti i miei amici piangevano. Quando hanno visto la polizia, alcuni mi hanno chiesto se avevo ammazzato qualcuno o rubato qualcosa».

Così il «primo flic di Francia» Valls è finito sul banco degli imputati. Fortunatamente, ieri doveva imbarcarsi per un'ispezione in Guadalupa. Prima di partire, ha annunciato un'inchiesta amministrativa per verificare se la polizia abbia agito correttamente, però ha anche ricordato che la legge non si discute, ma si applica.

Insomma, tiene duro. François Hollande, di ritorno da una visita di Stato in Sudafrica, ha applicato la sua abituale tattica: è sparito, facendo sapere di non conoscere abbastanza bene il caso per commentarlo. E lasciando la patata bollente al primo ministro Jean-Marc Ayrault, che davanti a un'Assemblée tumultuante (soprattutto a sinistra), ha dovuto dire che «se c'è stato un errore, il decreto di espulsione sarà annullato. E la famiglia tornerà perché la sua situazione sia riesaminata in funzione del nostro diritto, dei nostri usi e dei nostri valori».

Insomma, il governo spera di cavarsela facendo cadere qualche testa. Resta il problema, tutto politico, della linea dura di Valls, che un mese fa già aveva scioccato tutti dicendo che i 20 mila rom che vivono in Francia «non vogliono» integrarsi. E il paradosso di un ministro di sinistra che continua la politica di destra dei suoi predecessori e con metodi anche piuttosto muscolari. E proprio per questo è l'unico membro popolare del governo più impopolare degli ultimi decenni.

 

 

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