la serie wolf hall

LA RELIGIONE WOKE HA ROTTO LE PALLE – IN GRAN BRETAGNA MANDANO A RAMENGO L’ACCURATEZZA STORICA DI “WOLF HALL”, MINISERIE TARGATA BBC E DEDICATA ALL’EPOCA TUDOR, IN NOME DELL’INCLUSIVITÀ: A NOVE ANNI DI DISTANZA DALLA PRIMA STAGIONE, NEL CAST ENTRERANNO ATTORI NERI E APPARTENENTI A MINORANZE ETNICHE CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON LA STORIA RACCONTATA - IL COMMENTO DELLA SCRITTRICE NERA SONYA DOUGLAS È TOMBALE: “SI POTREBBERO RACCONTARE TANTE STORIE NON BIANCHE, MA ESSERE WOKE È PIÙ FACILE…” - VIDEO

Estratto dell'articolo di Massimo Balsamo per www.ilgiornale.it

 

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Distruggere la natura storicamente accurata di una serie in nome della religione woke. In Gran Bretagna tutto è possibile e infatti non sorprende quanto accaduto a "Wolf Hall", miniserie targata Bbc dedicata all'epoca Tudor.

 

A nove anni di distanza dalla prima stagione, il dramma in costume con protagonisti Mark Rylance e Damian Lewis tornerà per un atto conclusivo basato sull'ultimo romanzo della trilogia di Hilary Mantel dedicata alla rapida ascesa di Thomas Cromwell alla corte di Enrico VIII d'Inghilterra fino alla morte di Anna Bolena. Ma sui social è scoppiata la bufera, perché si prospetta l'ennesimo prodotto influenzato dalla cultura del risveglio.

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In rete, infatti, centinaia di fan della serie hanno stroncato il colour-blind casting dal retrogusto woke. Una scelta “incredibilmente stupida” secondo la maggior parte dei critici, in disaccordo con l’ingaggio di attori neri e appartenenti ad altre minoranze etniche.

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Gli interpreti di colore sono impiegati in “ruoli molto significativi” riporta il Daily Mail: accanto ai già citati Rylance (Thomas Cromwell) e Lewis (Enrico VIII) troviamo Sarah Priddy nei panni di Lady Margery e Cecilia Appiah in quelli di Nan Seymour. E ancora Maisie Richardson-Sellers, un'attrice londinese di origine guyanese, interpreta Lady Bess Oughtred, mentre l’egiziano-britannico Amir El-Masry interpreta il poeta e politico Thomas Wyatt. Attori di grande qualità, ma volti poco coerenti con la storia raccontata.

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[…] Emblematico il commento della scrittrice nera Sonya Douglas, che parlato di “casting straziantemente stupido”: “Si potrebbero raccontare tante altre storie non bianche, ma essere woke è semplicemente più facile”.

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