covid inghilterra

IL VIRUS DEGLI ALTRI METTE PAURA – IN GRAN BRETAGNA NUOVO LOCKDOWN PER 10 MILIONI DI PERSONE. E ANCHE A LONDRA TORNA L’INCUBO CHIUSURE. NELLE AREE DI MANCHESTER E BIRMINGHAM E NEL NORDEST DEL PAESE BOOM DI CASI: SI TORNA A CHIUDERE - IN FRANCIA NUOVO PICCO DI CONTAGIATI: OLTRE 10 MILA IN UN GIORNO. IL PAESE AVEVA RIDOTTO LA QUARANTENA DA 14 A 7 GIORNI. L’OMS: “UN ERRORE” - E PURE IN SPAGNA LA SITUAZIONE È CRITICA: 11.291 CONTAGIATI E 162 MORTI

Luigi Ippolito per corriere.it

 

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Dalla mezzanotte di oggi quasi dieci milioni persone in Gran Bretagna (su un popolazione totale di 66 milioni) saranno di nuovo in lockdown: i provvedimenti locali, che interessano soprattutto le regioni del Nordest dell’Inghilterra e le aree metropolitane di Manchester e Birmingham, sono la risposta a un’impennata dei contagi che ha visto ieri registrare oltre 4 mila nuovi casi a livello nazionale.

 

I nuovi provvedimenti impongono la chiusura di pub e ristoranti alle dieci di sera e il divieto di socializzare con persone al di fuori del nucleo familiare, oltre alla raccomandazione di usare i mezzi pubblici solo quando strettamente necessario. E il timore ora è che queste misure potrebbero essere estese al resto del Paese, a partire da Londra, dove i casi di coronavirus sono raddoppiati nelle ultime due settimane.

 

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Già lunedì scorso era scattata in tutto il Paese la «regola del sei», che vieta di riunirsi, anche in casa e con parenti, in gruppi di più di sei persone. E oggi il primo ministro Boris Johnson ha lanciato un appello pubblico dai giornali a rispettare questa disposizione per «appiattire la gobba del cammello» e così «salvare il Natale»: perché se queste misure dovessero restare in piedi fino a dicembre, allora addio cenone.

 

Ma il governo di Londra sembra in realtà in pieno panico: e filtra la notizia che se nel giro di due settimane i contagi non dovessero rientrare, scatterebbe un nuovo lockdown su base nazionale, inclusa la raccomandazione a lavorare sempre da casa. Quest’ultima marcia indietro sarebbe particolarmente dolorosa – e disastrosa per l’economia – visto che il governo ha cercato di convincere a tornare in ufficio i riottosi cittadini, che ormai si sono in grande maggioranza adagiati più che bene nello smart working.

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La preoccupazione di Downing Street è che la situazione sfugga di mano e la Gran Bretagna resti vittima di una seconda ondata, un po’ come è successo in Spagna: perché in realtà il livello dei contagi – e ancor più quello dei ricoveri in ospedale e dei decessi – è lontanissimo dai picchi di marzo-aprile.

 

Ma Johnson, dopo tante incertezze e pasticci nella gestione della pandemia, stavolta non vuole prendere rischi. Tanto più che la tendenza che emerge in tutta Europa è tutt’altro che rassicurante. Anche in Germania, Paese modello nella gestione del contagio, il virus sta rialzando la testa: ieri i nuovi casi hanno superato quota duemila, una soglia che non si vedeva da tempo. E in Francia il ministro della Sanità ha ammesso che i ricoveri in terapia intensiva stanno crescendo a livello preoccupante.

 

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«È una situazione molto grave quella che si sta verificando» in Europa, dove i nuovi casi settimanali di coronavirus «hanno superato quelli segnalati quando la pandemia ha colpito per la prima volta a marzo», ha detto Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms.

 

«Oltre metà dei Paesi europei - ha sottolineato nel corso di un briefing online - hanno registrato aumenti di oltre il 10% nelle ultime due settimane e in sette Paesi l’incremento è stato pari a più del doppio». Questi numeri, ha concluso, rappresentano un «trend allarmante» e «devono essere una sveglia per tutti» L’ Oms è anche preoccupata per la riduzione dei periodi di quarantena nei vari Paesi.

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