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Vanna Vannuccini per “la Repubblica”
Avevano avuto diffusione virale in rete prima che il profilo Instagram venisse bloccato dopo esser stato ripreso da tutti i giornali del mondo. Su “RichKidsOfTehran” erano comparsi mentre guidavano Porsche e Maserati col Rolex al polso oppure girando alle velocità di Fast and Furious in un incrocio di autostrade conosciuto come “lo struscio” nei quartieri alti della capitale, mentre i bambini poveri si avvicinavano alle macchine incuranti del traffico per poter ricevere qualche centesimo di elemosina o vendere un mazzolino di fiori.
Ma ieri, dopo due incidenti gravi in cui sulle autostrade urbane di Teheran sono morte cinque persone, è stata la stessa Guida Suprema a intervenire. E non, come era sempre successo finora, per sanzionare le consuete trasgressioni ai codici di comportamento e di vestiario imposti dalla Repubblica Islamica, ma per fare appello al senso morale di una gioventù “intossicata dalla ricchezza”.
Sono proprio loro, i figli ricchi del potere teocratico, che la Guida Suprema ammonisce — non più i giovani figli della borghesia occidentalizzata che ha sempre mal digerito l’imposizione del velo o la separazione rigida dei sessi. Oggi, e gli economisti forniscono cifre impressionanti, una classe di forse un milione di persone in tutto l’Iran ha accumulato ricchezze inenarrabili grazie alle sanzioni occidentali, importando ed esportando tutto quello che le sanzioni impediscono di vendere o di comprare.
Oro, petrolio, miliardi di euro. In una scuola di musica, l’unica di Teheran, le giovani mogli dei nuovi ricchi si presentano griffate dalla testa ai piedi e chiedono di comprare “un pianoforte come quello di Pollini” da mettere nei loro nuovi appartamenti per far bella figura. E lo comprano a qualsiasi prezzo. In un quartiere della città sono stati costruiti palazzi che per sfoggio di ori, marmi, piscine e giardini pensili superano di gran lunga i palazzi più sontuosi e di peggio gusto degli Emirati. Porsche ha venduto più vetture in Iran negli ultimi tre anni che in qualsiasi altro Paese del mondo.
«Ho sentito che spesso i giovani della generazione della ricchezza, una generazione intossicata dalla ricchezza, guidano vetture di lusso e fanno parate per le strade creando caos e insicurezza», ha detto l’ayatollah Khamenei dopo i due incidenti mortali. Le parole della Guida Suprema, pronunciate durante una riunione con i responsabili della polizia urbana, sono state postate sul suo sito ufficiale www.khamenei.ir.
«È un esempio di insicurezza psicologica che la polizia deve combattere», ha detto Khamenei. Due spettacolari carambolages hanno insanguinato le strade di Teheran. Le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza e diffuse dalla televisione mostrano in un caso una Bmw cabriolet immettersi a grande velocità in autostrada e andare a sbattere con violenza contro il parapetto uccidendo sul colpo tre persone, tra le quali Hamid Reza Kamali, un corridore professionista, e ferendo altre tre persone.
Il secondo incidente è avvenuto in uno dei grandi viali della città: una Porsche Boxster è andata con violenza contro un platano distruggendosi. La guidatrice, una ragazza, è morta sul colpo mentre il giovane che era con lei è morto durante la corsa per portarlo all’ospedale.
Nonostante le numerose autostrade urbane e una buona rete stradale nel paese, il bilancio degli incidenti d’auto in Iran è altissimo: 18.000 morti nel 2014, dicono i dati ufficiali. Se fino a poco fa gli incidenti erano dovuti soprattutto alla consueta non osservanza delle regole, dei semafori rossi o delle priorità agli incroci, oggi il fenomeno si è esacerbato per la presenza dappertutto di enormi e velocissime macchine sportive di grande cilindrata nelle mani, appunto, dei “RichKidsOfTehran”.
La Guida Suprema Khamenei sa di essere al vertice di un Paese che è un vulcano pronto ad esplodere, dicono gli osservatori interni. È significativo che negli ultimi tempi rappresentanze di architetti, polizia, psicologi, siano state convocate al Leader Supremo e richieste di fare delle proposte per rendere il paese più vivibile e dare più senso alla vita dei giovani. «È interessante notare che fino a qualche anno fa il regime ci avrebbe chiesto come disegnare una casa islamica» mi dice un amico architetto.
«Oggi ci chiede come distinguere una casa islamica da una occidentale, come mantenere qualcosa di islamico in un contesto tutto occidentale. Sanno che il Paese sta cambiando e vogliono cambiare anche loro. Ma sentono di non avere il know how per farlo. Manca soprattutto il tempo. C’è una corsa da fare e possiamo farcela, ma non in 10 secondi». I tempi cambiano rapidamente a Teheran e il regime si adegua, sperando di trovare vie di trasformazione morbide, ma che soddisfino i giovani e diano loro buone ragioni per vivere in Iran. La cancellazione delle sanzioni è il primo passo.
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