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A COSA SERVE LA BCE SE CI SONO I NAPOLETANI? - L’80 PER CENTO DELLE BANCONOTE FALSE NEL MONDO E’ PRODOTTO A NAPOLI - IL BUSINESS HA NUMERI DA RECORD: SOLO QUALCHE MESE FA SONO STATI SEQUESTRATI 41 MILIONI DI EURO IN TAGLI DA 100 E 50 - QUELLO CHE LE FORZE DELL’ORDINE CHIAMANO “THE NAPOLI GROUP” E’ DIVENTATO UN BRAND DI ECCELLENZA: FALSARI DI DIVERSE NAZIONALITÀ VENGONO A IMPARARE DAI MAESTRI CAMPANI
Antonio Emanuele Piedimonte per “la Stampa”
Il Vesuvio, il caffè, la pizza e il primato di capitale della contraffazione. Fedele a una tradizione che in epoca moderna risale al primo Dopoguerra, la città si riconferma numero uno: l' 80% delle banconote false nel mondo è "targato" Napoli. Una leadership che ieri è stata ribadita da Bankitalia e dall' Anm (il nucleo Anti-falsificazione monetaria dei carabinieri).
Il business - che per questioni di logistica negli ultimi anni si è esteso alla provincia casertana - fa registrare numeri da record: solo qualche mese fa sono stati sequestrati 41 milioni di euro in tagli da 100 e 50. E secondo i dati della banca centrale nel 2017 il numero di banconote false tolte dalla circolazione è cresciuto del 10% (e del 17,1% nel secondo semestre): sono stati ritirati 161.572 "tagli da 20 e 50 euro.
LA SCUOLA
Otto banconote fasulle su dieci sono "made in Naples", non tutte ovviamente sono prodotte materialmente in riva al Golfo e in Terra di lavoro, ma sopra ogni cosa c' è il know-how, ovvero la famosa "Scuola napoletana", che in Europa è conosciuta come «The Napoli Group», un brand di eccellenza (falsari di diverse nazionalità vengono a imparare dai maestri campani).
«È gente abilissima e pericolosa. Abbiamo chiuso un numero infinito di stamperie, zecche e laboratori ma ogni giorno è una nuova sfida», ha detto ieri il colonnello Francesco Ferace, comandante dell' Afm. Insomma, niente a che vedere con le avventure cinematografiche del trio Totò, Peppino, Giacomo Furia ("La banda degli onesti", 1956). Qui si tratta di specialisti che si misurano con filigrane, microscritture e ologrammi, al punto da ingannare persino i bancomat. D' altra parte a Napoli la contraffazione delle griffe è sempre stata da primato, che si tratti di scarpe o borse, occhiali o pezzi di ricambio (11 milioni di beni di consumo sequestrati dalla Finanza nel 2016).
Spiegano gli esperti del Censis: «È la provincia italiana in cui si sequestran più merce falsa. È un territorio dove il senso civico e la cultura della legalità risultano particolarmente deficitari. Ciò induce all' errata percezione che produzione e vendita di merce falsa non siano un crimine». Un altro gentile cadeau alla camorra, che da tempo si è infiltrata in tutta la filiera, dall' acquisto degli opifici alla distribuzione finale, usando i propri negozi (gestiti da prestanome) o con l' imposizione dei prodotti ai già vessati e taglieggiati commercianti.
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