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Felice Cavallaro per il Corriere della Sera
È saltata fuori anche una pistola nella notte del raid razzista di Ferragosto a Partinico. Con due famiglie all' inseguimento di sei ragazzi gambiani cacciati dalla spiaggia di Trappeto. Inseguiti prima a piedi. Poi tallonando con le auto il pulmino della comunità che li ospita. Bloccando la fuga della ragazza italiana alla guida, terrorizzata da una macchina piazzata di traverso come in un posto di blocco, mentre a un incrocio comparivano mazze di ferro e l' arma.
«Da queste auto sono scese 20 o 25 persone - ha raccontato Maria Lo Castro, l' educatrice della comunità chiamata dai ragazzi aggrediti per portarli in salvo -. Ho cercato di telefonare al 113 ma una donna mi ha strappato il cellulare e ha iniziato a picchiarmi». Come si intravede nei video delle telecamere dei negozi vicini.
Registrazioni analizzate dai carabinieri che, dopo due settimane di indagini, hanno arrestato ieri cinque uomini dai 28 ai 71 anni e due donne di 62 e 71 anni con l' accusa di lesioni aggravate e, scrivono i magistrati di Palermo, per avere agito «con la finalità dell' odio etnico e razziale».
È il sigillo giudiziario all' estate nera di Partinico cominciata a luglio con il pestaggio di un senegalese di 19 anni, Dieng Khalifa, il volto e un orecchio tumefatti a colpi di bastone mentre due manovali poi arrestati gridavano: «Via da qui sporco negro». E continuata con il raid di Ferragosto e nuove urla: «Negri di m... dovete morire». Agghiaccianti le scene dell' aggressione con Antonio Rossello e i fratelli Roberto e Salvatore Vitale in azione.
I più violenti, in carcere perché accusati di avere anche brandito l' arma. Tutti e tre con precedenti per rapina, furti, spaccio di stupefacenti e porto abusivo di armi. Ed un eloquente soprannome, «Spavento», agli atti delle passate bravate di Roberto Vitale, indicato come il più violento: «Falli scendere che te li riporti in comunità tutti morti».
E tutti a dargli man forte, compresi i suoi genitori, Giacomo Vitale e Rosa Inverga, affiancati da Emanuele Spitaleri e dalla moglie Valentina Mattina, un bimbo di cinque anni in braccio. Indagata a piede libero un' altra cinquantenne, Maria Cristina Schirò, mentre continua la caccia al resto della banda, composta anche da ragazzini che si dileguavano dopo i colpi di mazza e dopo i primi insulti scattati per cacciarli dalla spiaggia.
«Vogliamo solo divertirci come voi», avevano replicato i ragazzi di colore sul muretto davanti al pub di contrada Ciammarita rispondendo alle invettive con sorrisi interpretati «come una sfida», si sono giustificati gli indagati.
partinico aggressione razzista
Un Far West che allarma il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Giorgia Spiri in sintonia con il giudice che ha firmato gli arresti, Walter Turturici: «Gli aggressori hanno considerato i giovani extracomunitari come soggetti appartenenti ad una razza inferiore...». Incastrati dai video allegati al fascicolo dai carabinieri, agli aggressori viene addebitata «una prolungata e selvaggia aggressione, dettata da abiette finalità di discriminazione razziale e posta in essere con modalità brutali e ripugnanti...».
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