DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Daniela Minerva per la Repubblica
Un po’ lo avevamo sospettato. Nel giro di un anno o poco più mercati, supermercati, negozi e negozietti si sono riempiti di alimenti bio. Accidenti, che velocità di riconversione, ci eravamo forse detti. Sapendo che fino a poco fa i terreni erano tutti (o quasi) adibiti ad agricoltura intensiva con l’aiuto abbondante della chimica. E sapendo che per convertire (pulire, di fatto) un terreno servono anni.
Non poteva che stupirci il fiorire di agricoltura bio in Italia. Oggi è lo stesso presidente dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica a dirci che buona parte di quel che si compra a carissimo prezzo con l’etichetta bio, non è bio per niente.
Un mercato da 4,3 miliardi l’anno con consumi aumentati del 21% nei primi sei mesi del 2016 fa così tanto gola che molti agricoltori virano al bio dall’oggi al domani mentre i loro campi ci mettono molto di più a pulirsi. Senza dire di tutto quello che arriva da paesi non della Ue.
E allora? Nessuno ha voglia di tornare alla chimica. L’AIAB ci dice che i controlli del ministero non ci sono, che le regioni vanno in ordine sparso e spesso i controllori non controllano un bel niente. Peccato, a noi il bio piace. È troppo chiedere che le istituzioni facciano il loro mestiere?
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