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1. L'AMICIZIA TRA I DUE ASSASSINI DI LUCA VARANI NATA DURANTE UN PARTY LO SCORSO CAPODANNO, IN CUI FOFFO FU RIPRESO DA PRATO MENTRE AVEVANO UN RAPPORTO ORALE 2. NEI TRE VERBALI FOFFO RIMARCA LA PROPRIA NON-OMOSESSUALITÀ. ''DOPO CHE È ANDATO VIA ALEX CON MARC HO AVUTO SOLO UN RAPPORTO ORALE. SONO STATO CON LUI PER LA COCAINA'' 3. LA VERSIONE DI PRATO: “MANUEL ERA IMPAZZITO, NE ERO INFATUATO E L'HO ASSECONDATO. IL TRAVESTIMENTO DA DONNA ERA PER COMPIACERLO”

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1. DELITTO VARANI, AL SETACCIO I FILMATI TROVATI NEI CELLULARI DEI DUE ASSASSINI

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera - Roma”

 

Due versioni quasi opposte su ruoli e responsabilità, nessun riscontro oggettivo possibile se non quelli parziali delle impronte e dell'autopsia.Un'unica certezza: ci sono ancora punti oscuri da chiarire sul delitto del Collatino e per questo, assieme agli interrogatori andati avanti in questi giorni ad amici e parenti dei killer, gli inquirenti aspettano risposte anche dai telefonini dei due assassini, Manuel Foffo e Marc Prato.

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I loro smartphone sono stati affidati al Ris dei carabinieri, che oltre a una scansione completa su tempi e durate delle chiamate effettuate in quei tre giorni di sesso e droga a casa di Foffo, e in quelli precedenti, cercano conferme alla scena del delitto.

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Non è un mistero che l'amicizia tra Marc e Manuel sia nata durante un party lo scorso Capodanno, in cui Foffo fu ripreso da Prato mentre avevano un rapporto orale e poi forse ricattato per convincerlo a rivedersi. Su quel precedente, gli investigatori sperano di trovare riprese analoghe risalenti alle ore precedenti al delitto.


Può bastare anche poco per capire chi è entrato in casa, e quando, oltre ai nomi già noti.
Ma può essere decisivo anche un dettaglio marginale per capire cosa sia davvero successo.

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Ad esempio il travestimento da donna di Marco, raccontato dallo stesso Prato «per compiacere Manuel» e invece «inspiegabile» per Foffo. Oppure una conferma sullo stato di lucidità dei due e sul tipo di sostanze utilizzate (per le quali si attendono anche i riscontri degli esami tossicologici). Secondo il racconto di Foffo, Prato lo avrebbe anche avvertito a un certo punto: «Attento che con questa cocaina ti fai male».

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Un riferimento alla quantità o alla qualità della sostanza assunta? E poi i rapporti di forza psicologica in ballo, altro punto sul quale ci sono accuse reciproche da parte dei due assassini. Chi comandava e chi subiva il carattere altrui?


L'altra pista seguita dai carabinieri di via Dante e del Nucleo investigativo è quella della donna bionda che è stata vista parlare con Luca Varani, la vittima, la mattina in cui era in treno e fu chiamato per unirsi al «festino». Una convocazione avvenuta non via messaggio come si pensava in un primo momento, ma con una o più telefonate.

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Il 23enne parlò di soldi? Disse qualcosa che ora può essere utile alle indagini? Ci sono altri motivi per i quali, alle 7.12 di un venerdì, andò da La Storta al Collatino incontro alla sua morte? La donna che era di fianco a lui è stata già ascoltata in caserma, dove si è presentata di sua iniziativa. Ma anche su di lei ci sono dei riscontri in corso. Per questo verrà messa a confronto con la persona che l' ha vista con Luca la mattina del 4 marzo.

 

2. MANUEL: VOLEVO UCCIDERE MIO PADRE

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

Sono interrogatori, ma assomigliano spesso a sfoghi, se non a sedute psicoanalitiche, dove i ruoli di omicida e pm sfumano in qualcosa di più «umano» e la pubblica accusa si accomoda e ascolta per avere spiegazioni in un delitto che appare inspiegabile. «Volevo uccidere mio padre, forse per questo ho combinato tutto questo, volevo vendicarmi di lui», dice in uno di questi momenti Manuel Foffo.

 

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E se la frase non basta a ricavare il movente che ancora manca - non uno razionale, almeno - aiuta a capire qualcosa in più della personalità di chi ha ucciso, insieme a Marc Prato, il 23enne Luca Varani. Il loro legame, qualcosa di forte e ancora non chiaro, più profondo di una tre giorni di sesso e droga, nasconde forse una chiave importante sul buio delle loro menti. Qualcosa che poi il delitto ha incrinato, spingendo i due ad accusarsi a vicenda.

LUCA VARANI E IL PADRE DI MANUEL FOFFO A PORTA A PORTALUCA VARANI E IL PADRE DI MANUEL FOFFO A PORTA A PORTA


«Manuel era impazzito, ne ero infatuato e l'ho assecondato», è la versione di Prato. «Mi sentivo minacciato da lui. Sul suo telefono mi ha mostrato video di donne stuprate e bambini nudi», rivela Foffo. I suoi ricordi vengono fuori un pezzo alla volta. Frammentari ma attendibili, secondo chi indaga.

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«Il momento in cui ho perso il controllo di me stesso - dice il 28enne - credo sia quando tra me e Marc è uscito l' argomento di mio padre. Io e Marc abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre e questa cosa mi ha fatto "venire il veleno", avevo una forte rabbia interiore. Questo dialogo è durato fino alle 2.30 di giovedì. Erano davvero sinceri e lui mi guardava con uno sguardo criminale».


Nei tre verbali di Foffo - quello della sera in cui si è costituito, l'interrogatorio di garanzia davanti al gip e le precisazioni fatte il giorno successivo al pm - c' è un costante rimarcare la propria non-omosessualità. Certo, il video di quel rapporto orale con Prato a Capodanno. I giochi a tre fatti al decimo piano di via Iginio Giordani.

 

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Ma, sottolinea Foffo, «dopo che è andato via Alex (uno dei ragazzi passati dall' appartamento, ndr) con Marc ho avuto solo un rapporto orale. Se sono stato con lui è per la cocaina, ne ha sempre tanta, e perché è una persona brillante, con tante conoscenze, e con il quale, grazie anche alla droga, facciamo conversazioni molto interessanti».

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Il 28enne dice anche qualcosa in più sul rapporto col padre, conflitti comuni a tutti i legami con il genitore, forse, ma che per lui avrebbero avuto un altro significato: «A 18 anni ha regalato a un altro il mio motorino che ho amato tanto. Poi volevo una Yaris, ma lui mi diceva che era poco resistente. Ho un forte risentimento verso di lui perché entrambi vogliamo avere ragione».

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Manuel si sentiva poi messo ai margini dal padre nella gestione del ristorante, cosa per la quale gli viene preferito il fratello Roberto (più volte invitato «a partecipare» quelle tre sere, coinvolto in passato in un incidente mortale, da passeggero di un auto il cui conducente era ubriaco).


È lui l' unico che Foffo «salva» della sua famiglia: «Mi spiace per lui, ha una carriera davanti, adesso tutti lo ricorderanno per questo. Mia madre, invece, credo che abbia problemi psichiatrici. Io mi sento un incompreso», il suo ultimo sfogo. L' avvocato difensore, nonché amico di famiglia, Michele Andreano, precisa che «è una ammissione complessa, da contestualizzare. Manuel ha delineato un rapporto molto doloroso, difficile, conflittuale con padre».

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Ma è un fatto che a una settimana dall' omicidio il pm Francesco Scavo e i carabinieri di piazza Dante e del Nucleo investigativo stiano continuando a scavare nella famiglia del killer. Sentiti più volte, oltre al padre, anche il fratello e la madre, che vive al piano inferiore rispetto a quello dell' omicidio e che a caldo dava la colpa ai vicini: «Questo è un palazzo di gente strana, qualcuno è entrato in casa e ha ucciso il ragazzo», argomentava.
Ma gli inquirenti vogliono capire se qualcuno altro abbia visto quel cadavere e cosa abbia davvero attirato Luca verso i suoi aguzzini.