DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”
«Porco cane», «figlio di un cane», «mondo cane», «cane bastardo»: sono solo alcune delle espressioni (escludendo le bestemmie) che sentiamo spesso e talvolta utilizziamo pure noi senza pensarci. Con leggerezza. Senza alcun riferimento cattivo al miglior amico dell'uomo. Che si farebbe tagliare non una, ma tutte e quattro le zampe per il suo padrone. Senza riflettere, lo mettiamo dentro le nostre frasi peggiori, volgari, piene di ira e di risentimento contro chi ci offende o ci fa del male, contro i nostri peggiori nemici. Non si contano le volte in cui è accaduto.
Ma come abbiamo potuto includere queste anime pure sempre pronte e disponibili ad allietarci le giornate, incapaci di mentire su ciò che provano, incapci di mentire sulle loro emozioni (avete mai visto un cane triste che fingesse di essere felice?)...
Chissà cosa pensano coloro che imprecano «figlio di un cane» o «cane bastardo»? (Frasi che chi scrive non ha mai utilizzato, nemmeno per sbaglio). Forse a un essere spregevole. Sarebbe meglio allora dire «figlio di un essere umano bastardo», ne è pieno il mondo. Purtroppo. Scriveva il francese Tristan Bernard: «Ci sono due cose che mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini». Parole sante.
ANIME NOBILI
E dunque lasciamoli in pace i nostri amati e nobili animali che non sono capaci di gesti ignobili. Sanno leggere il cuore dell'uomo, quello sì. E da quel cuore si aspettano solo amore. All'amico scodinzolante non importa quanto siete ricchi, non importa nulla del vostro conto in banca.
Se gli date il vostro cuore, vi donerà il suo. Di quante persone potete dire lo stesso? Ecco perché ci uniamo alla battaglia di Lorenzo Croce, presidente di Aidaa, che denuncia a gran voce: «È una vergognosa appropriazione e un'offesa all'animale, il cui nome cane, appunto, viene impropriamente utilizzato per epiteti e insulti violenti».
L'associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, spiega: «Crediamo che occorra spiegare fin dalla scuola materna e approfondire poi nella scuola dell'obbligo ai bambini che "Porco cane", o "D*o cane", oltre che espressioni volgari, insultano e offendono l'animale».
E aggiunge: «Non vogliamo qui fare del facile moralismo, ma così come avviene ad esempio con le favole, dove si presenta sempre, sbagliando, il lupo come un animale cattivo, occorre che qualcuno si prenda la briga di iniziare a modificare questo linguaggio che trasforma il migliore amico dell'uomo in un aggettivo insultante.
Ci auguriamo che le varie accademie che curano con amore e gelosia la purezza della nostra lingua prendano posizione in merito a questa nostra richiesta. Che mette in evidenza l'improprio uso di una parola riferita al cane, tanto amato e che viene considerato oramai parte delle famiglie italiane».
IL LUPO CATTIVO
Lorenzo Croce non è nuovo a questo tipo di battaglie. Ha iniziato qualche anno fa col difendere il lupo «cattivo» delle favole chiedendo una rettifica della fiaba. Poi se l'è presa con Vittorio Sgarbi che utilizzava capre per dare dell'imbecille ai suoi interlocutori. Si è battuto per togliere dalla palla di vetro il pesciolino rosso nello spot televisivo di Fiorello. Insomma l'Aidaa si è data da fare pure per difendere la gallina di Cochi e Renato. Nella loro celebre canzoncina intonavano: «La gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente».
Una dichiarazione smontata anche dalla scienza che ha dimostrato come la gallina abbia lo stesso numero di neuroni di un piccolo primate. Possiede un sofisticato sistema di comunicazione vocale e gestule. Ed è in grado di ricordare e trasmettere informazioni ai suoi simili. Chiudo con le parole di Voltaire «È solo per un eccesso di vanità ridicola che gli uomini si attribuiscono un'anima di specie diversa da quella degli animali».
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