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Andrea Tarquini per “la Repubblica”
Samra Kesinovic ha 17 anni, l’amichetta del cuore Sabina Selimovic 15. Due normali, graziose adolescenti come ne vedi tante a Vienna, cantavano i motivi rock, andavano a ballare nei locali e in strada nei quartieri di tendenza giovanili. Poi un giorno d’aprile sono fuggite in volo, hanno fatto perdere ogni traccia di sé. Arrivate alla meta, si sono rifatte vive con e-mail e sms di addio al mondo occidentale.
BABY JIHADISTE PENTITE - SABINA SELIMOVIC
Hanno raggiunto i jihadisti dell’Is, nei loro messaggini online si sono dette «felici, e decise a vivere e morire per Allah». Adesso le due ragazze sono a Raqqa, roccaforte del califfato. E il loro destino commuove, scuote e divide l’Austria e l’Europa intera. Perché ora Samra e Sabina hanno fatto sapere di essere entrambe incinte, e deluse, e di voler tornare a casa. Impossibile, ha ribadito il ministero dell’interno austriaco: «Chi lascia così il paese non può tornare quando vuole».
Vienna insomma le ha come messe al bando per sempre. Sulle chat, su Twitter e sui giornali ci si divide: è davvero giusta tanta severità contro due minorenni? Ma pesano anche altri, gravi interrogativi: com’è mai possibile che a scuola, l’efficiente Bundeshandelsschule ( scuola commerciale superiore) al numero 10 dell’elegante Favoritenstrasse nell’ex capitale asburgica, preside, professori, compagni di scuola non si fossero accorti di nulla?
BABY JIHADISTE PENTITE - SAMRA KESINOVIC
Qualche sospetto c’era, ammettono adesso la loro insegnante di riferimento e il preside che un giorno di gennaio aveva dovuto convocare Samra. «Sei brava, hai ottimi voti, ma quella scritta col cuoricino che ti sei scritta sulla mano, faresti bene a cancellarla». Sulla mano, Samra che in discoteca tutti notavano per la risata squillante, aveva scritto “al Qaida”, con un cuoricino al posto del puntino sulla i.
A tutti era sembrata solo una bravata da teenager. Invece, il 10 aprile, Samra e Sabina hanno raggiunto col treno l’aeroporto viennese di Schwechat, si sono imbarcate su un volo della Turkish per Istanbul, da lì hanno proseguito con un volo interno per Adana. Poi via terra fino al confine siriano. Sono ricomparse in messaggi di propaganda ideale per il califfato: velate dalla testa ai piedi, con a fianco terroristi barbuti cui loro sorridono. «Siamo qui da leonesse che non lasciano mai soli i loro leoni, non cercateci, per Allah vogliamo vivere e morire».
Il trend è più diffuso di quanto non si pensi, dicono gli esperti di terrorismo del King’s College: le ragazze convertitesi e andate in Siria a fianco dei terroristi sono almeno 60 francesi, 50 britanniche, 40 tedesche. Spesso figlie di migranti, come i cognomi di Samra e Sabina dicono, ma integratissime fino al giorno prima della svolta. In tanti messaggini postati online si mostravano felici, dipingevano cuoricini e fiori sui Kalashnikov. Adesso la storia del ripensamento.
Fonti dei servizi di sicurezza affermano che le ragazze avrebbero avuto modo di contattare le loro famiglie, confessando di voler tornare a casa. Non se ne parla, replica il governo di Vienna. E certo i “leoni” del califfato, tra cui i probabili padri dei nascituri che Samra e Sabina portano nel ventre, sono d’accordo. Spesso, dicono gli esperti, seducono e convertono le giovani europee, poi nei loro territori le riducono a indottrinati oggetti di piacere.
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