E POI ARRIVANO 'STE SVALVOLATE WOKE A BUTTARE BENZINA SUL FUOCO - L’EDITORIALISTA AFROAMERICANA DEL “WASHINGTON POST” KAREN ATTIAH È STATA LICENZIATA PER AVER PUBBLICATO ALCUNI POST SUI SOCIAL CONTRO CHARLIE KIRK – DOPO LA MORTE DELL’ATTIVISTA ULTRA-CONSERVATORE, LA GIORNALISTA AVEVA CRITICATO “L’AMERICA BIANCA CHE ACCETTA LA MORTE DEI BAMBINI A SCUOLA, MA POI SI INDIGNA QUANDO A MORIRE È UN BIANCO CHE INVIAVA MESSAGGI VIOLENTI”, POI AVEVA PUBBLICATO UNA FRASE PRONUNCIATA DAL 31ENNE IN CUI ACCUSAVA LE DONNE NERE DI “NON AVERE LA CAPACITÀ CEREBRALE PER ESSERE PRESE SUL SERIO” - PER QUESTO, IL GIORNALE DI PROPRIETÀ DI JEFF BEZOS (DIVENTATO GRANDE AMICO DI TRUMP) HA DECISO DI CACCIARLA…

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Estratto dell’articolo di Massimo Basile per www.repubblica.it https://www.repubblica.it/esteri/2025/09/15/news/karen_attiah_editorialista_licenziata_kirk_washington_post-424848522/

 

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La censura sui critici dell’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato nello Utah, si è abbattuta di nuovo. Una storica editorialista del Washington Post ha annunciato di essere stata licenziata dal giornale a causa di alcuni post sui social, ritenuti “inaccettabili”, pubblicati dopo la morte di Kirk.

 

Su Bluesky, Karen Attiah aveva parlato dell’ipocrisia dell’America bianca, che accetta la morte dei bambini a scuola senza mai parlare del problema delle armi, limitandosi alla frase di rito “pensieri e preghiere”, ma poi si indigna quando a morire è un bianco che inviava messaggi violenti.

charlie kirk

 

La giornalista aveva pubblicato una frase pronunciata da Kirk, in cui l’attivista suprematista aveva accusato donne nere di rilievo di “non avere la capacità cerebrale per essere prese sul serio” e “intanto rubano il lavoro ai bianchi”. Secondo i media americani, il riferimento era stato, tra le altre, all’ex first lady e ora podcaster Michelle Obama e alla giudice della Corte suprema Ketanji Brown Jackson.

 

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Attiah era stata l’ultima opinionista afroamericana assunta a tempo pieno nello staff dei “columnist”. Il Washington Post ha rifiutato di commentare la vicenda. Il giornale della capitale, di proprietà di Jeff Bezos, diventato grande alleato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha una sezione pubblica intitolata “Policies and Standards” che illustra la posizione del Post sull’uso dei social media da parte dei dipendenti.

 

[…] LA DIFESA DI ATTIAH

“Come editorialista - ha spiegato Attiah su Substack - ho usato la mia voce per difendere la libertà e la democrazia, mettendo in discussione il potere e riflettendo sulla politica e sulla cultura con onestà e convinzione”. “Ora - ha aggiunto - sono io a essere messa a tacere per aver fatto il mio lavoro, ma non verrò silenziata”.

 

Attiah, prima direttrice della sezione Global Opinions del giornale e diventata famosa dopo il terribile omicidio del suo editorialista Jamal Khashoggi, aveva confessato “tristezza e paura per l’America”, dopo la morte di Kirk, e condannato l’accettazione della violenza politica da parte del Paese. “Il mio thread più condiviso non riguardava nemmeno l’attivista, che è stato orribilmente ucciso, ma gli omicidi politici della legislatrice del Minnesota Melissa Hortman, di suo marito e del loro cane”, ha dichiarato.

 

DONALD TRUMP CHARLIE KIRK

“Ho evidenziato il noto schema dell’America che ignora le morti causate da armi da fuoco, mostrando invece compassione per uomini bianchi che commettono o sostengono violenza politica. Questo ciclo è documentato da anni. Niente ho detto niente di nuovo, falso o denigratorio: è descrittivo e confermato dai dati”.

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