DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - DA TUTTO A NIENTE
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
Come si fa a credere nella giustizia, quando l'infermiera Fausta Bonino viene condannata in primo grado all'ergastolo e poi assolta in appello «perché il fatto non sussiste»? Dopo essere stata indagata per dieci omicidi, condannata per quattro e nuovamente accusata per nove. Dieci, quattro, nove, zero: in due soli gradi di giudizio.
Questo si chiama «dare i numeri». Fausta Bonino lavorava presso il reparto di rianimazione di Piombino ed era stata ritenuta colpevole di una vera e propria strage, realizzata iniettando ai pazienti delle dosi massicce di eparina. Il (folle) movente: una vendetta verso l'ospedale per qualche torto che sosteneva di avere ricevuto. Ora si scopre che non è vero nulla, e noi naturalmente ci crediamo.
OSPEDALE PIOMBINO FAUSTA BONINO
Ma allora chi è stato a iniettare l'eparina, visto che nessuno ha mai fatto cenno ad altri sospettati? Ed è previsto che chi ha sbagliato, trasformando l'infermiera in un mostro, paghi? Tra un ergastolo e il non avere commesso il fatto, il divario è troppo eccessivo per poter essere accettato. Sarebbe come se un medico mi dicesse che ho un'infezione all'orecchio e quello successivo che ce l'ho al malleolo.
Almeno uno dei due verdetti non è solo sbagliato, ma sciatto e dilettantesco. Il pensiero va ai familiari dei pazienti uccisi. Dopo avere sperimentato in sequenza l'efficienza del sistema ospedaliero e di quello giudiziario, non so quanto riusciranno a credere ancora in uno Stato che in questi giorni si sta dando un nuovo Capo, ma aspetta di ritrovare la testa.
2 - «MIO FIGLIO È UN MEDICO, HA SEMPRE CREDUTO IN ME IO LE VITE LE HO SALVATE»
Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
Racconta l'imputata che la cosa più bella non è stata la lettura della sentenza di assoluzione, ma l'abbraccio del figlio Andrea, un medico dell'ospedale di Firenze. «Mentre piangevo, ancora frastornata - ricorda - mi ha baciata e mi ha detto che era convinto che sarei stata assolta. Mi è stato sempre vicino questo figlio dottore, mi ha dato la forza, ha creduto in me e io non l'ho tradito, non solo come mamma ma anche come infermiera».
Accanto all'avvocato Vinicio Nardo, poche ore dopo la sentenza della Corte d'assise d'Appello di Firenze, Fausta Bonino l'ex «infermiera killer di Piombino», si commuove ancora.
«Per sei anni lunghissimi mi hanno accusato di aver assassinato con iniezioni di eparina dai 4 a 14 pazienti dell'ospedale di Piombino dove lavoravo. Sa che cosa ha significato per me?»
Che cosa, signora Bonino?
«Il male assoluto. Non solo come donna e come mamma di due figli, uno dei quali medico, ma come infermiera. Io le vite le ho salvate non soppresse. E solo il sospetto sarebbe stato insopportabile. Chi mi conosce sa come ho lavorato in reparto. Non mi sono mai risparmiata, ho lavorato da sola anche con turni pesantissimi e l'ho fatto con amore e dedizione».
Quali sono stati i momenti più difficili?
«L'arresto nel marzo del 2016. Mi chiusero in una cella del carcere Don Bosco di Pisa senza che io riuscissi a capire quale fosse l'accusa. Non potevo parlare con nessuno, neppure con mio marito e i miei figli.
Tutte le carcerate giuravano di essere innocenti, ma io lo ero davvero e non parlavo. Ci sono stata 21 giorni in galera ed è stato terribile. Quando sono uscita, grazie al tribunale di sorveglianza, ho pensato che ormai le cose peggiori fossero passate, che la verità sarebbe venuta alla luce. E invece poi è arrivata la sentenza di primo grado».
Con la quale il giudice monocratico del tribunale di Livorno l'ha condannata all'ergastolo per 4 dei 13 omicidi di cui inizialmente era accusata. C'erano le prove?
«No, si era indagato a senso unico. Ma non do giudizi, non ho rancori. È stato un errore giudiziario clamoroso ma per fortuna oggi (ieri, ndr) a Firenze si è dimostrato che la giustizia esiste.
Lo choc però di quella sentenza me lo porto ancora dentro. Ero libera, in attesa degli altri gradi di giudizio, ma non riuscivo ad uscire da casa. Mi sono auto condannata ai domiciliari».
Aveva timore del giudizio della gente?
«Assolutamente no. Anzi sono rimasta stupita dalla solidarietà che mi ha circondato. Tutti credevano alla mia innocenza. Non ho mai ricevuto minacce, critiche, sguardi di odio».
Ha mai incontrato i familiari delle vittime?
«Li ho visti solo durante le udienze. Avrei voluto parlare con loro, ma ero imbarazzata. Che cosa avrei potuto raccontargli se non che ero innocente? Mi dispiace che dopo anni ancora non sia stato trovato il colpevole».
Lei ha un'idea di chi sia il killer?
«No, le cose che sapevo le ho dette agli investigatori. Spero che prima o poi la verità venga fuori».
Che cosa farà adesso?
«Non ho dormito tutta la notte e non ho mangiato. Ora l'unico mio pensiero è quello di riposarmi e di stare in famiglia. Poi arriveranno i miei figli e cercheremo di ritrovare un po' di serenità. Poi andrò al santuario di Montenero, sulle colline di Livorno, a ringraziare la Madonna».
Ci potrebbe essere anche un ricorso in Cassazione. Si sente tranquilla?
«Sì. È tornata la mia fiducia nella giustizia. Non ho più paura».
AVVOCATO CON FAUSTA BONINOfausta bonino l infermiera di piombinoFAUSTA BONINOFAUSTA BONINO
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