DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Estratto dell’articolo di Monica Serra “La Stampa”
Cibi scaduti e pieni di vermi, abuso di psicofarmaci somministrati senza motivo, totale assenza di assistenza medica anche per pazienti oncologici o affetti da gravi forme di epilessia, rifiuti ovunque, bagni fatiscenti. Non c'è alcuna forma di umanità nell'«inferno» del Cpr di via Corelli. Le persone trattenute sono trattate da «animali» che non meritano nulla, neppure «una visita medica». Che «devono tornare alla giungla», come diceva un medico in servizio, che preferiva guardare la partita e ignorare le richieste di assistenza.
Per la disperazione, arrivano a tutto. Anche a «cucirsi le labbra» in segno di protesta. Una vergogna raccontata nel dettaglio con foto, video e testimonianze – raccolte soprattutto dalle associazioni come il Naga – nel decreto con cui la procura ha sequestrato d'urgenza la Martinina srl, società campana vincitrice della gara da 4 milioni e 398 mila euro per la gestione del Centro.
Dopo l'ispezione del primo dicembre è emerso che la prefettura, due settimane prima, e senza controlli specifici, aveva rinnovato fino al 31 dicembre 2024 il contratto con la società. […]
Un «lager» lo definisce un'operatrice sanitaria scappata perché non ne poteva più. «Neanche i cani sono trattati così. Vi è un largo uso di psicofarmaci, dati come fossero caramelle e ad alti dosaggi – racconta –. Ricordo una volta che, poiché erano avanzate delle vaschette di pasta, erano state offerte a noi dipendenti.
Sembrava pasta con il gorgonzola, con un odore rancido, invece era pasta con le zucchine andata a male. Ho cercato di evitare che venisse mangiata dai trattenuti, ma non sono arrivata in tempo, 40 persone hanno avuto un'intossicazione alimentare». L'operatrice parla di «disumanizzazione nel centro» in cui «si entra come persona e si esce da zombie». Ricostruisce i tanti «atti di autolesionismo per la disperazione».
Descrive il «razzismo» dei medici: «Durante le visite mandavano a fare in culo gli internati, gli dicevano "meglio che muori, torna al tuo paese". Vi era spazzatura ovunque, le stanze erano lorde, piene di mozziconi, le lenzuola erano sporche. Anche i bagni erano in una situazione vergognosa: vi era un unico lavabo incrostato di schifo; bottigliette d'acqua usate per farsi il bidet, lo sporco vecchio che non andava via».
Gli psicofarmaci venivano somministrati al 70 per cento dei migranti e «utilizzati per tenerli tranquilli», ha testimoniato il dottor Nicola Cocco, infettivologo specializzato in medicina detentiva che ha fatto accesso al Cpr il 29 maggio 2022. Anche in caso di gravi necessità, non erano contemplate visite specialistiche. […]
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