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"LA SALUTE VIENE PRIMA DEI PROFITTI” - CRESCE LA PAURA DI CHI È RIMASTO IN FABBRICA E SALE LA PROTESTA IN TUTTA ITALIA: "CI SONO TROPPE DEROGHE NEL DECRETO. BASTA UNA COMUNICAZIONE AL PREFETTO E LE AZIENDE POSSONO RIAPRIRE PERCHÉ RIENTRANO NELLA FILIERA DI QUESTO E DI QUELLO” - SI MINACCIA LO SCIOPERO GENERALE. MA IL 70 PER CENTO DELLE IMPRESE RISCHIA DI NON RIAPRIRE QUANDO L'EMERGENZA CORONA SARÀ FINITA...

Lodovico Poletto per “la Stampa”

 

Le mascherine sono l' ultimo problema. Fa più paura uscire di casa. «Io lavoro in un' azienda che rispetta tutti i protocolli, ma come si fa a stare tranquilli?

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Viviamo in una situazione troppo complicata. In giro ci sono le pattuglie che dicono al megafono di stare a casa. Il sindaco del mio paese, Collegno, ha fatto un video angosciante. Le nostre famiglie sono terrorizzate.

 

Continuare a lavorare in queste condizioni è assolutamente i possibile». Parola di Massimo Di Canosa, delegato Fim Cisl della Ex Tyco di Collegno. Qui, come in decine di altre aziende - dal Nord al Sud del Paese - ieri i lavoratori hanno incrociato le braccia. Anzi, non si sono neanche presentati. I delegati si erano consultati domenica via telefono. Avevano tracciato strategie comuni. E avvisato i colleghi delle fabbriche: «Domani si sta a casa».

 

È accaduto al Nord. Dove ai cancelli di decine di aziende non si è presentato nessuno. È accaduto nella Lombardia, che paga il prezzo più alto dal punto di vista sanitario. È accaduto a Leonardo, Safilo, Vitrociset.

 

Ieri un' assemblea ha fermato gli impianti dell' Acciaieria 1 all' ex Ilva. I sindacati - Cgil, Cisl e Uilm- avvertono: «Siamo pronti alla difesa della salute del lavoratori e di tutti i cittadini». E ricompare la parola «Sciopero generale». Ne parlano i metalmeccanici. Lo fanno i bancari. L' Abi annuncia: «Pronti a ricevere eventuali segnalazioni di criticità e a sensibilizzare le banche».

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Ma è nelle fabbriche che monta la tensione. Arrivano note congiunte dei sindacati confederali: «Chiediamo di limitare il lavoro, senza eccezione alcuna, alle sole attività essenziali per ridurre la mobilità dei dipendenti. Sulla base di questa determinazione sosteniamo la richiesta di confronto avanzata al Governo». Dalla Lombardia arriva l' annuncio dello sciopero per il 25 marzo. Ieri il settore dell' aerospazio ha segnato una battuta di arresto.

 

Aniello Montella, coordinatore Uilm a Rivalta stima un' adesione «tra il 90 e il 95 per cento di lavoratori allo sciopero che abbiamo proclamato domenica su lunedì». Lui lavora alla ex Avio, azienda che oggi è nel perimetro di General Electric. Il clima in fabbrica, in questi giorni è quello che è. Specialmente dopo che si è saputo o che un collega è risultato positivo al test. Ora lui è a casa. «E una ventina di persone sono in quarantena. Ecco, rischiare così non è giusto e in si può» dice.

 

CORONAVIRUS - SCIOPERI SPONTANEI NELLE FABBRICHE ANCORA APERTE

Ma da voi le condizioni di lavoro come sono? «Ottime, sotto molti profili. Abbiamo le mascherine Ffp2 e Ffp3, cioè il materiale più sicuro e le cambiamo ogni giorno. Da questo punto di vista non abbiamo nulla da contestare. Ma resta il fatto che il rischio è troppo grande».

 

Ecco, è l' incognita del rischio che fa paura. Che lascia i reparti vuoti, che fa ripetete la parola sciopero, senza che stavolta venga srotolata una sola bandiera di parte. Lo sciopero è per la salute. «È stata lasciata troppa discrezionalità alle aziende, rispetto a ciò che diceva il Dpcm. Basta una comunicazione al prefetto e le fabbriche possono riaprire perché rientrano nella filiera di questo e di quello. Tutto ciò è assurdo, la salute va ben al di là del profitto», denunciano i sindacati dei metalmeccanici al Nord. Lo fanno mentre l' industria ragiona sul futuro. Partendo da un dato che fa gelare il sangue: il 70 per cento delle imprese rischia di non riaprire quando l' emergenza Corona sarà finita. Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, lasciando intendere scenari catastrofici.

 

maurizio landini

E oggi si torna a discutere. E forse a scioperare. Alla Ex Tyco, dove si fabbricano connettori elettrici oggi non entra nessuno. L' azienda ha scelto di lasciare a casa i 400 lavoratori, dopo lo sciopero di ieri. Alal Ex Avio, invece si rientra. Ci saranno santificazioni e controlli. Magari sarà anche misurata la temperatura all' ingresso. Ma la fabbrica riapre. Gli stipendi si pagano. Si torna a produrre.

carlo bonomi vincenzo boccia