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AIUTO, COME SI CURA “LA SINDROME DI BURIONI”? - “LA VERITÀ” SOMMINISTRA LA SUPPOSTA ALL’INFETTIVOLOGO: “BISOGNEREBBE LEVARGLI TWITTER. SOSTIENE, PER MOTIVI POLITICI, CHE ‘GLI IMMIGRATI NON PORTANO LE MALATTIE’ - DA UN UOMO DI SCIENZA CI SI ASPETTEREBBE, SE NON UN APPROCCIO EMPIRICO, ALMENO UN ATTEGGIAMENTO PRAGMATICO. SE FOSSE VIVO, DON LUIGI VERZÈ LO AVREBBE PROBABILMENTE GIÀ SPEDITO IN AFRICA”
Gustavo Bialetti per “la Verità”
La comunità medica s'interroga su come contrastare in modo efficace la nascente sindrome di Burioni, dal nome dell' omonimo Roberto, infettivologo del San Raffaele che ha conquistato la celebrità con la sua forsennata campagna Sì Vax al servizio del Pd. Quando insacca la palla nella propria rete con la sua consueta autorevolezza, bisogna lasciare che corra fiero verso il centrocampo con le mani alzate, oppure lo si deve accompagnare fuori e condurlo al centro di un eliporto, sotto un'apposita campanona di vetro temperato?
Il punto su cui tutta la dottrina concorda è che nel suo interesse bisognerebbe levargli Twitter. Ieri, per esempio, ha cinguettato: «La difterite è una malattia che era stata debellata in Europa. È ricomparsa per colpa dei flussi migratori, ma anche di chi va in vacanza in Paesi dov' è ancora presente. Vaccinarsi è l' unica soluzione». Va bene tutto, ma che lo scriva un signore che sostiene, per motivi politici, che «gli immigrati non portano le malattie», fa un po' impressione.
Il virulento Burioni sta ai vaccini come il senatore dem Stefano Esposito sta alla Tav (la frangia violenta dei centri sociali di Torino, quando lo vede, cambia marciapiede), ma se si toccano gli immigrati s'imboldrinisce in un secondo. Per altro, era un paio d' anni che anche la democraticissima Fondazione Umberto Veronesi registrava il ritorno della difterite da «Asia, Africa e Sud America», dopo «circa vent'anni».
IL TWEET DI ROBERTO BURIONI SULLE DONNE BRUTTE
Il problema non è stabilire se gli immigrati portino le malattie, oppure se ce le produciamo tutte da soli. Il problema è che alcune vengono da fuori, altre no. Come sempre è stato e sempre sarà. Da un uomo di scienza ci si aspetterebbe, se non un approccio empirico, almeno un atteggiamento pragmatico. Se fosse vivo, don Luigi Verzè lo avrebbe probabilmente già spedito in Africa.
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