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Federico Berni e Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
Lady appalti parla per sette ore. Risponde alle domande del pm monzese Manuela Massenz, argomenta anche se non chiarisce del tutto. Ma la sua collaborazione «è soltanto il primo passo, siamo solo all' inizio», dice il legale Leonardo Salvemini. Il primo interrogatorio nel carcere di San Vittore va in archivio quando sono ormai le 17.
mario longo braccio destro di fabio rizzi
Fra un paio di giorni Paola Canegrati, la manager dell' odontoiatria in Lombardia arrestata una settimana fa insieme al consigliere leghista Fabio Rizzi, sarà di nuovo sentita dagli inquirenti. Nel frattempo il legale ha annunciato il deposito di nuovi documenti e di prepararsi a un altro interrogatorio «fiume». Nuove e più importanti storie da svelare perché, tra le lacrime, la manager ha ammesso buona parte delle accuse, ma «ha raccontato solo in parte» quello che sa.
La convinzione degli investigatori nasce dalle migliaia di pagine di atti e intercettazioni raccolte in quasi tre anni di indagini che descrivono nel dettaglio il sistema di spartizione (o meglio il monopolio della Canegrati) degli appalti odontoiatrici in Lombardia. Le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano sono iniziate nel 2013, ma il sistema risalirebbe al 2004.
Gare aggiudicate dalla «Mandrake» della sanità per oltre 360 milioni di euro. Le domande ancora senza risposta sono molte. A partire da alcune intercettazioni, riportate nelle informative dei carabinieri, nelle quali la Canegrati parla di almeno «trent' anni di marchette».
Confidandosi con il commercialista Giancarlo Marchetti, l' imprenditrice si vanta delle sue abilità: «Lui mi ha detto: "certo Paola eh, tu li conosci proprio tutti. Gli ho detto: "caz... trent' anni di marchette c' ho sulle spalle...». Il suo interlocutore ride: «Di marciapiede eh...». La Canegrati rincara ulteriormente la dose: «Gli ho detto "putt.. eva ho fatto trent' anni di marciapiede, ho battuto tutti"».
Negli atti dell' indagine Smile (21 misure cautelari), non c' è soltanto la fotografia degli affari sanitari lombardi del trio composto dalla imprenditrice Canegrati, dal consigliere leghista Rizzi e dal suo portaborse Mario Longo. Si parla dei tentativi di espansione in Friuli, Liguria, Piemonte, ma anche in Umbria, Abruzzo e Molise. Il referente, annotano gli investigatori, è Francesco Meloni Cecconi.
È lui al telefono a spiegare alla Canegrati che in Piemonte «c' è un attimo di attesa»: «C' è una situazione commissariata» che però, proprio per questo, «potrebbe essere ancora più interessante». E parla di un futuro incontro (inizio 2015) con «il presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Chiodi (Pdl)».
Se siano o meno millanterie, questo non è chiaro. Ma la cricca è attiva anche in Sardegna, attraverso l' uomo di fiducia del Carroccio, Mauro Morlè. Scrivono i carabinieri: «L' attività ha permesso di fare emergere come Rizzi si sia prodigato, anche grazie al parlamentare europeo Mario Borghezio, per fare ottenere a Morlè non solo un tesserino da lobbista ma anche un incarico di consulente del gruppo della Lega Nord al Parlamento europeo nella Commissione caccia e pesca».
In questo modo, dice Rizzi intercettato, «Morlè può andare a Bruxelles tutte le volte che vuole gratis, che è la cosa più importante». In un' altra conversazione registrata in auto, il portaborse Longo sostiene addirittura che l' imprenditrice della farmaceutica «Diana Bracco» sia stata sua «testimone di nozze».
La «cricca» non si muoveva solo negli ambienti del Carroccio. Per risolvere una questione legata ad una gara per l' ospedale di Uggiate nel Comasco («Un guadagno da 90mila euro»), Longo chiede aiuto a un «nemico» politico: «Ghe pensi mi . Se non hai amici devi chiamare il nemico giusto, noi abbiamo un nemico che lavora con noi».
E il riferimento è ad Antonio Labozzetta: «È in politica da quarant' anni ed era l' uomo di fiducia di Michele Colucci», socialista milanese molto influente negli ambienti della Sanità lombarda negli anni Novanta.
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