DE FALCO NON È UN’AQUILA - IL LAMENTO DEL COMANDANTE CHE DISSE A SCHETTINO “VADA A BORDO, CAZZO!” VIENE SUBITO STRONCATO DAL CAPO E DAI COLLEGHI: “È UN NORMALE AVVICENDAMENTO. SI È MONTATO LA TESTA”

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1. «ECCO PERCHÉ SPOSTANO DE FALCO»

Chiara Giannini per "Libero Quotidiano"

 

CAPITANO DE FALCO
CAPITANO DE FALCO

«Non esiste nessuna dietrologia, si tratta di un normale avvicendamento, uguale a quello a cui sono sottoposti ufficiali e sottufficiali di tutte le Forze Armate»: l’ammiraglio Arturo Faraone, direttore marittimo della Guardia costiera toscana e comandante di Gregorio De Falco, non ha peli sulla lingua. Il militare salito alla ribalta delle cronache per i fatti accaduti la notte della Costa Concordia, additato da tutti come “eroe” per aver severamente ripreso via radio Francesco Schettino, intimandogli di tornare a bordo della nave che aveva appena abbandonato, in un’intervista pubblicata ieri su Repubblica aveva sputato veleno addosso alla sua arma di appartenenza.

 

DE FALCODE FALCO

«Sono amareggiato e sto riflettendo su molte cose, comprese le stellette che porto addosso», ha detto il comandante riferendosi alla notizia di un suo imminente trasferimento non richiesto.

 

Ma il suo capo non ci sta e a Libero confessa: «Non è così. Una punizione non avrebbe alcun senso. De Falco è da sette anni nel settore operativo. Finora il suo ruolo era a metà tra capo reparto operativo e capo sezione operativa. Dal 28 settembre, invece - prosegue - assumerà l’incarico di capo ufficio studi della direzione marittima, sempre qui a Livorno. Si occuperà anche dei movimenti ispettivi negli uffici dipendenti. Si tratta di un incarico di crescita perché permette una visione del servizio a 360 gradi».

 

schettino lectio magistralis alla sapienzaschettino lectio magistralis alla sapienza

La decisione di spostarlo è arrivata direttamente dal reparto personale del Comando generale di Roma. «Non perché qualcuno abbia pensato a una punizione - prosegue l’ammiraglio -, ma perché qualsiasi militare di qualsiasi forza armata dopo alcuni anni deve essere spostato. È fisiologico. Posso capire che De Falco ami il suo lavoro operativo, ma sono certo che saprà far bene anche in un ruolo diverso che, ripeto, semmai andrà a premiarlo». Faraone dice di non sapere il perché il comandante si sia rivolto alla stampa.

 

«Chiedetelo a lui - specifica -, ma posso dire che ognuno è libero di interpretare le cose come vuole e di avere la chiave di lettura che più gli si confà. Io, ripeto, ritengo che non esistano retroscena o problemi di altro tipo e che tutto stia avvenendo come deve. Si tratta solo di una questione di accettazione».

 

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L’ammiraglio, peraltro, ammette l’ottimo lavoro di De Falco durante la notte delle operazioni. «Il suo intervento e in egual modo quello di tutti gli uomini che operarono in quell’occasione - chiarisce - hanno consentito di far ottenere la medaglia d’oro al merito di Marina alla direzione marittima. Quindi, ripeto, non vedo motivo per cui il collega avrebbe dovuto essere punito. Semmai il suo impegno premiato, come di fatto è stato. Ha avuto un rilievo mediatico eccessivo...».

 

Intanto su Facebook il mondo militare critica il comandante. «Se mi trasferiscono - scrive qualcuno - io non parlo con i giornali, ma faccio gli scatoloni e dico signorsì. Secondo me De Falco ci marcia». «Si montano la testa - dice qualcun altro - e pretendono diritti maggiori. La notorietà, d’altronde, fa pensare di poter avere di più. Se non gli vanno bene le stellette se le può pure togliere».

 

 

2. MA UN ERRORE IL CAPITANO L'HA FATTO

Da "Libero Quotidiano"

 

COSTA CONCORDIACOSTA CONCORDIA

Il comandante De Falco, mitico eroe del «salga a bordo cazzo» nella notte della Concordia è stato silurato. «Schettino è in cattedra e io vengo spedito in ufficio, Paese storto, punisce i suoi servitori», commenta il militare a proposito della sua rimozione dal settore operativo della capitaneria di porto. Un errore però De Falco l’ha fatto. Al massimo della gloria è sfuggito all’abbraccio della celebrità, ha saputo resistere alle tentazioni, ha rifiutato di concedersi a interviste e comparsate tv, preferendo continuare a fare il suo lavoro in silenzio. Errore fatale.

 

Se avesse tradito la divisa anche solo qualche ora per diventare un’attrattiva popolare, nessuno lo avrebbe toccato. Oggi sarebbe il ricco conduttore di programmi sul mare e il testimonial di corsi di vela. Schettino l’ha capito. Per pagarsi l’avvocato ha accettato di trasformarsi in zimbello. Malgrado quanto prometteva un vecchio spot, solcare i mari su navi di crociera si impara di più la vita che nella marina italiana.