BERGOGLIO NON È PIÙ RADICAL CHIC – L’AGENZIA CATTOLICA ZENITH SCOPRE CHE IL PAPA IN REALTÀ NON LEGGE “REPUBBLICA” – NELL’INTERVISTA AL GIORNALE ARGENTINO È STATO VITTIMA DI UN LAPSUS: IN REALTÀ SFOGLIA “IL MESSAGGERO” DI CALTAPAPÀ

1.IL PAPA: NON LEGGO “REPUBBLICA”

Caterina Maniaci per “Libero Quotidiano

 

raul castro papa francesco bergoglioraul castro papa francesco bergoglio

Chissà come la prenderanno nelle sacre stanze di Repubblica, la «smentita» arrivata dal Papa stesso: no,non è quello il giornale che Francesco legge abitualmente. Per giorni ci si era abituati a questo riconoscimento a cinque stelle e ora... tutto è finito. No, il Papa non legge Repubblica, bensì Il Messaggero.

 

Ma cos’è successo? Che cosa ha originato questa amara beffa per Scalfari e i suoi, che fin dal principio hanno fatto di tutto per accreditarsi nelle simpatie papali e hanno tentato di creare un’immagine a loro somiglianza del Pontefice? Lo racconta l’agenzia di stampa Zenith, agenzia di informazione internazionale no-profit dedicato al mondo della Chiesa. E spiega che direttamente dalle stanze di Casa Santa Marta arriva una «curiosa»notizia: Papa Francesco non legge Repubblica, ma il quotidiano romano Il Messaggero.

 

PAPA FRANCESCO  BERGOGLIO CON IL PATRIARCA DEI CRISTIANI ARMENIPAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON IL PATRIARCA DEI CRISTIANI ARMENI

La dichiarazione riportata nell'intervista al giornale argentino La Voz del Pueblo è stato in realtà un «lapsus» del Pontefice, come egli stesso ha ammesso ad alcuni suoi collaboratori. Aveva fatto il giro del mondo quell’intervista, in cui, tra l’altro, il Pontefice dichiarava di non guardare la tv dal 1990 per un voto alla Virgen del Carmen - il Papa giustificava questa sua scelta dicendo che si tratta di «un giornale per il ceto medio».

 

La cosa aveva sollevato non poche perplessità, anche perché, come ha rilevato la stessa Zenith, l’idea che il Pontefice fosse un aficionado al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e diretto da Ezio Mauro, aveva fatto storcere il naso «soprattutto ai cattolici italiani che riconoscono in Repubblica il giornale, tra quelli laici, meno vicino al credo cattolico, oltre che propagatore di concetti in contrasto con la tradizione cristiana».

 

BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA  BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA

Francesco, poi, sorpreso dal clamore della faccenda, sempre secondo la testimonianza di alcuni collaboratori, avrebbe spiegato com’è nata tutta la faccenda: «È stato un lapsus», spiegando che è sua abitudine invece leggere Il Messaggero. La notizia è stata confermata dalla corrispondente della radio spagnola Cope, Paloma García Ovejero, che sul suo account Twitter, ieri ha postato: «Sapete che...? Il Papa ha detto nella sua ultima intervista che legge il giornale Repubblica,ma in realtà voleva dire Il Messaggero. È stato un lapsus!».

 

Si può anche comprendere il perchè di una simile scelta: Il Messaggero è il quotidiano di Roma, insieme al Tempo, e per un Papa argentino che - come egli stesso ha più volte dichiarato- conosce poco della Capitale e la sua complessa esistenza è utile sfogliare pagine che lo informino su cosa accade in città. Triste tramonto quello di ieri, tra i corridoi di Repubblica. E chissà se calerà anche qualche ombra sul «progetto » ideologico che appunto sapientemente è stato costruito dopo l’elezione di Jorge Bergoglio al soglio pontificio:diffondere l’idea che Papa e Chiesa, soprattutto curia, siano contrapposti, che il Papa «buono, aperto, progressista» viene costantemente ostacolato nel suo desiderio di trasformare la Chiesa, sostanzialmente ancorata a vecchi schemi.

 

 

2. LETTERA AL FOGLIO E RISPOSTA DEL DIRETTORE

da "Il Foglio"

 

Al direttore - Ieri Papa Francesco, secondo l’agenzia d’informazione cattolica Zenit, avrebbe detto: “Ho avuto un lapsus. Leggo il Messaggero, non Repubblica”. A Largo Fochetti qualcuno ha dovuto ricominciare da zero il suo articolo domenicale.

claudio cerasaclaudio cerasa

Sebino Caldarola

 

Risposta. Più che a Ezio Mauro e a Eugenio Scalfari, la nostra piena e totale e sincera solidarietà va ancora una volta, oggi più che mai, agli amici dell’Avvenire e dell’Osservatore Romano. Tenete duro, vi siamo vicini.