don guanella under 14 offese sessiste alla napoli women under 17 2

“LE AVETE PRESE PUTTANE”; “VOGLIAMO I REGGISENI” – A NAPOLI, ALCUNI CALCIATORI DELLA DON GUANELLA UNDER 14 HANNO RIVOLTO INSULTI SESSISTI CONTRO LE GIOCATRICI DELLA NAPOLI WOMEN UNDER 17, DOPO LA PARTITA GIOCATA TRA LE DUE SQUADRE – IL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ, IL PRETE ANTICAMORRA DON ANIELLO MANGANIELLO: “SONO SENZA PAROLE, SI È TRATTATO DI UN FATTO GRAVISSIMO. PER QUESTO HO DECISO DI SQUALIFICARE TUTTA LA SQUADRA A TEMPO INDETERMINATO: POTRANNO ALLENARSI MA NON GIOCARE, IN NESSUN CAMPIONATO FEDERALE. OLTRE ALLA SQUALIFICA, DOVRANNO…”

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Estratto dell’articolo di Elena Scarici per il "Corriere della Sera"

offese sessiste alla napoli women under 17 1

 

È molto arrabbiato don Aniello Manganiello, prete anticamorra e presidente della società Don Guanella. I ragazzi under 14 di una delle sue 13 squadre, nella partita dell’altra sera, hanno rivolto gravi insulti sessisti alla Napoli Women under 17, formazione che milita nella serie A femminile. Agli sfottò sul campo è seguita una serie di insulti social molto pesanti, che hanno determinato la grave reazione della società con una lettera aperta pubblicata su Facebook.

 

«Sono senza parole, si è trattato di un fatto gravissimo. Per questo ho deciso di squalificare tutta la squadra a tempo indeterminato: potranno allenarsi ma non giocare, in nessun campionato federale. E non farò sconti».

 

don aniello manganiello

[…] «Non era mai successo prima — aggiunge rammaricato il sacerdote —, qualche scaramuccia in campo, ma senza conseguenze. Trovo poi scandalosa la fotografia, girata sui social, con quella frase sessista nei confronti delle ragazze: “Ridateci i reggiseni, pu...”, che ha fatto alzare ulteriormente il livello dell’offesa. Per questo ho comunicato che, oltre alla squalifica, dovranno frequentare un corso di formazione sul rispetto e la correttezza del linguaggio».

 

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Si tratta di ragazzini, classe 2012 […] «Con loro ho fatto il campo scuola questa estate — racconta don Manganiello —, era la prima volta che facevano questa esperienza senza cellulare, e sono stati collaborativi nelle pulizie e nel rispettare le regole della convivenza. Quindi proprio non me l’aspettavo». Alle spalle dei ragazzi però ci sono le famiglie, genitori inconsapevoli o forse distratti.

 

«Li ho bacchettati — continua —. Devono seguire di più i figli, che gestiscono il loro tempo libero soprattutto sui social, in chat, dove avviene di tutto. Devono conoscere cosa fanno, gli amici che frequentano, insomma un monitoraggio che non sia oppressivo ma che vada a fondo dell’obiettivo, per individuare anche eventuali fragilità e limiti. Mi hanno ascoltato senza replicare. Solo annuito. Ma hanno capito le ragioni». […]

don aniello manganiello