DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
1 - CARTABIA, È SCOGLIO SENATO TORNA L'OMBRA DELLA FIDUCIA
Anna Maria Greco per “il Giornale”
il ministro giulia bongiorno foto di bacco
«La strada del vero cambiamento passa dai referendum». Giulia Bongiorno ripete la frase come un mantra e così dimostra che la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm approvata dalla Camera non soddisfa la Lega.
Ieri il leader Matteo Salvini ha incontrato la ministra della Giustizia Marta Cartabia (che poi ha incontrato anche i capigruppo di maggioranza col ministro D'Incà) e con lei ha parlato anche della riforma del Csm. «Delle modifiche annunciate dalla Lega - spiega - se ne sta occupando la senatrice Bongiorno, sempre sulla linea di quanto previsto dai referendum e sempre con spirito migliorativo».
Per la responsabile giustizia del partito il testo non incide sui nodi cruciali. «La riforma non può essere un'occasione mancata, perché così com' è non è abbastanza incisiva», spiega la Bongiorno al Giornale.
Quanti e quali emendamenti saranno presentati si vedrà, ma il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia, avverte: «Trovo grave, anzi insopportabile, che si metta il bavaglio a una delle due aule. Alla Camera il dibattito si è esaurito dopo quasi 2 anni, al Senato non sarebbe concesso nemmeno di diritto di parola, se fosse imposto il voto di fiducia».
MATTEO salvini PRO referendum giustizia
È chiaro che il secondo round a Palazzo Madama la prossima settimana sarà denso di ostacoli. E potrebbe naufragare il tentativo del governo di un rapido passaggio per approvare la legge in tempo per il rinnovo del Csm di luglio.
A Montecitorio si è cercato di coinvolgere i senatori di maggioranza per evitare modifiche nel secondo passaggio, ma Lega e Italia viva hanno puntato i piedi, ricordando che esiste «il bicameralismo. Mentre il Carroccio ha comunque rispettato l'accordo di maggioranza al voto finale, Iv a Montecitorio si è astenuta e preannuncia battaglia a Palazzo Madama. Di fronte allo sbarramento di parte della maggioranza e delle opposizioni, Fratelli d'Italia in testa, il governo potrebbe mettere la fiducia.
Nella prima e faticosa parte della trattativa, alla Camera, Iv ha usato toni più duri della Lega, per bocca di Cosimo Ferri. Al Senato è Giuseppe Luigi Cucca, vicepresidente dei renziani, a ribadire che dopo il caso Palamara, «la riforma Cartabia è solo un pannicello caldo». Iv vuole «una riforma radicale» e considera punti più «scottanti» l'elezione dei membri del Csm e la responsabilità civile dei magistrati.
«Qui, si esulta per la montagna che partorisce un topolino», dice Cucca. Per la Lega, che ha dovuto rinunciare con Forza Italia al sorteggio temperato nelle elezioni dei togati del Csm, il dibattito in Senato serve anche a rilanciare l'appuntamento referendario del 12 giugno. Più convinta l'adesione alla riforma degli azzurri e per il vicepresidente Antonio Tajani il testo approvato va «nella giusta direzione» su separazione delle funzioni e porte girevoli, anche se è «frutto ovviamente di un compromesso».
Ma aggiunge: «Se poi ci saranno dei risultati positivi al referendum, allora veramente si concluderà la stagione della riforma della giustizia nella versione che garantisce i cittadini e non colpisce il ruolo dei magistrati».
I 5 quesiti proposti da Lega e Radicali cambierebbero il sistema giudiziario in modo più profondo. Ma c'è l'ostacolo del quorum e continua la battaglia per ottenere dal governo due giorni di voto invece di uno solo e consentire così la più ampia partecipazione possibile.
Anche il renziano Cucca dichiara al Giornale: «In questa riforma, chiesta a gran voce anche dal presidente Mattarella, è mancato il coraggio di scelte pure impopolari. Dai referendum verrà qualcosa di buono, ma è necessario il voto anche lunedì».
Molti giuristi e politici hanno fatto la stessa richiesta, ma da Palazzo Chigi non arrivano segnali di inversione di rotta.
Per supportare la consultazione popolare è già operativo il Comitato per i SÌ, con l'ex procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio presidente, il giurista Bartolomeo Romano vice e poi il professor Giovanni Guzzetta e gli avvocati Andrea Pruiti Ciarello e Gippy Rubinetti. L'associazione ha un sito, pagine Facebook e Twitter e sollecita adesioni online. Per Romano, «le toghe hanno più paura dei referendum che della riforma Cartabia». L'Anm, che ha bocciato la riforma, sabato deciderà se arrivare ad uno sciopero, mai più visto dai tempi berlusconiani.
2 - «RIFORMA MODESTA, ERRORE LO SCIOPERO E IL TESTO BONAFEDE ERA SGANGHERATO»
Luca Fazzo per “il Giornale”
Già procuratore della Repubblica a Milano, già leader indiscusso delle «toghe rosse» di Magistratura democratica, Edmondo Bruti Liberati è stato anche presidente dell'Associazione nazionale magistrati: quella Anm che ora prepara lo sciopero contro la riforma della giustizia firmata dal ministro Marta Cartabia. Tanto rumore per nulla, dice Bruti. La riforma è semplicemente «modesta» e lo sciopero dell'Anm «non ha senso».
Cos' è davvero la riforma Cartabia? Un topolino partorito dalla montagna? O un attentato all'autonomia dei giudici, "devastante e punitiva" come dice Md, la sua vecchia corrente?
«Si partiva dallo sgangherato disegno di legge Bonafede. È stato riscritto dalla Commissione Luciani, ma poi in Commissione giustizia vi sono stati emendamenti ispirati ad un spirito di vendetta e di umiliazione della magistratura.
Le punte estreme sono state abbandonate: il risultato è una riforma modesta, ma nulla a che vedere con la riforma Castelli che, quella sì, stravolgeva l'impianto costituzionale. Per questo come presidente dell'Anm ho promosso allora il primo vero sciopero della storia della magistratura. Oggi uno sciopero non ha senso».
I sostenitori dello sciopero sostengono che il fascicolo sulle "performance" del magistrato bloccherà le sentenze innovative e avanzate. Ma davvero i magistrati sono così pavidi da adeguarsi a sentenze che non condividono per paura di un brutto voto in pagella?
«La giustizia si regge sul presupposto che si può sbagliare e che si possono avere diverse interpretazioni. L'attività dei magistrati, giudici e pm, va valutata nel complesso. Vi è il sistema delle impugnazioni perché le valutazioni possono essere diverse.
presentazione dei referendum sulla giustizia promossi da lega e partito radicale
Se poi un pm avesse il 100% dei successi si direbbe non che quel pm è un genio, ma che i giudici successivi si sono "appiattiti" sulla prospettazione dell'accusa. Allora stabiliamo un numero diverso? 75%, 80% o 60%? Se andiamo ai numeri entriamo nell'assurdo, che tale rimane anche se si pretende di nobilitarlo con l'inutile anglismo delle performance. Bisogna dire che nel testo poi approvato è stata abbandonata la pretesa di parametri numerici».
Lei ha portato il suo saluto al nuovo procuratore di Milano di cui Magistratura democratica aveva cercato di bloccare la nomina citando l'hotel Champagne. Ritiene che sia arrivato il momento di girare pagina e archiviare il caso Palamara?
«La vicenda dell'hotel Champagne è penosa, ma la magistratura ha dato il segno di voltare pagina: i magistrati a vario titolo coinvolti si sono subito dimessi dal Csm, prima e indipendentemente da procedimenti disciplinari. Questo in un Paese in cui non si dimette mai nessuno».
Il 12 giugno si voterà per i referendum sulla giustizia. Potrebbero smuovere le cose?
«Sì, ma largamente in peggio. Della "legge Severino" non si abroga solo la sospensione, anche a seguito di una condanna non definitiva (che può essere ragionevole), ma anche tutte le disposizioni sulla incandidabilità di condannati definitivi per reati gravi.
luca palamara foto di bacco (2)
Con la "limitazione delle misure cautelari" capiterà che l'imputato arrestato in flagranza, magari con in tasca un appunto con la programmazione degli obbiettivi successivi, sarà condannato per direttissima e immediatamente scarcerato. Facile immaginare gli attacchi al lassismo della magistratura magari da parte di taluno dei promotori del referendum».
Fissare un solo giorno per il voto non significa puntare al mancato raggiungimento del quorum? Non è interesse anche dei magistrati che il numero più alto possibile di italiani possa dire finalmente come la pensa su questo argomento cruciale?
«La storia del referendum ci insegna che quando le scelte proposte dai quesiti erano chiare e toccavano problemi sentiti gli italiani sono andati a votare».
Se fosse ancora presidente dell'Anm inviterebbe a boicottare il referendum?
«Darei le mie valutazioni sul contenuto dei referendum ma mi guarderei bene dal dare indicazioni ulteriori. Ciascun cittadino magistrato valuterà con la sua testa».
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