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Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Un aggiotaggio particolare, nei mezzi e nello scopo: perché commesso, secondo la Procura di Milano, paradossalmente attraverso una lettera ufficiale alla Consob, e allo scopo di far fallire tra il 19 e il 30 novembre 2012 la quotazione in Borsa (caldeggiata dai soci di maggioranza Comune e Provincia di Milano ma indigesta all’altro socio, il fondo per le infrastrutture F2i sgr spa) della Sea, la municipalizzata degli aeroporti di Linate e Malpensa.
È l’ipotesi di reato che il pm Sergio Spadaro in un avviso di conclusione delle indagini muove a Vito Gamberale (foto) , allora amministratore delegato del fondo, ai suoi manager Mauro Maia e Renato Ravasio, e alla società F2i (come illecito amministrativo in base alla legge 231): a tutti contesta di «aver in questo modo veicolato al mercato», nel pieno del road show, «la falsa informazione che la Sea stesse nascondendo dati rilevanti», e di aver «così effettivamente determinato allarme negli investitori, che sottoscrivevano ordini per un ammontare insufficiente a procedere al collocamento».
Gamberale, due mesi fa, fu prosciolto dalla turbativa d’asta nella vendita da parte del Comune del 29,7% della Sea a F2i nel dicembre 2011. Dopo quell’asta, il fondo F2i era vincolato da un patto parasociale a «non ostacolare» la quotazione in Borsa che nel 2012 il Comune (54%) e la Provincia (14,5%) volevano fortemente.
Per impedire la diluizione della propria quota e recuperare condizioni propizie a trattare in proprio le azioni della Provincia, F2i per l’accusa scrisse alla Consob il 19 novembre 2012 come occasione per divulgare all’esterno una serie di «criticità» e «fattori di rischio» che prospettava non fossero evidenziati nel prospetto informativo, quali l’andamento negativo del traffico passeggeri in ottobre, crediti commerciali scaduti, difficoltà di debitori come Meridiana Fly e Blu Panorama.
Ma per il pm erano «omissioni inesistenti», o perché «le informazioni rilevanti erano già inserite nella documentazione a disposizione del pubblico», o perché «comunque di portata non significativa». Ma la lettera alla Consob, oltre alla contemporanea «diffusione di corrispondenza riservata con il Comune» finita con foto su Repubblica , per il pm ebbero l’effetto di «alimentare l’esposizione mediatica del conflitto tra soci», facendo scappare gli investitori. Fallita la quotazione, in 10 giorni F2i acquistò il 14% della Provincia (bisognosa di far quadrare il bilancio entro il 31 dicembre) per 147 milioni, 13 meno della base d’asta.
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