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“LIBERATE SUBITO ALBERTO TRENTINI” – UNA PETIZIONE CON 75MILA FIRME, STRISCIONI E CENTINAIA DI SELFIE: L’ITALIA SI MOBILITA PER IL COOPERANTE ARRESTATO IN VENEZUELA 102 GIORNI FA E DEL QUALE NON C’È ALCUNA NOTIZIA - NON È STATA ORGANIZZATA LA VISITA CONSOLARE CHE ERA STATA PROMESSA. NON È STATA DATA LA POSSIBILITÀ A TRENTINI DI TELEFONARE A CASA – LA MAMMA DI ALBERTO HA SCRITTO DUE LETTERE: UNA ALLA MELONI, L’ALTRA A “REPUBBLICA” CHIEDENDO CHE IL GOVERNO FACCIA TUTTO QUELLO CHE È NELLE SUE POSSIBILITÀ PER...
Giuliano Foschini per "la Repubblica" - Estratti
Più di 75 mila firme raccolte. Centinaia di selfie scattati per testimoniare la propria vicinanza alla causa. I primi striscioni che spuntano sui balconi dei palazzi dei municipi e sulle facciate delle case dal Veneto alla Sicilia.
C’è un’Italia che si sta stringendo in queste ore attorno ad Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato in Venezuela 102 giorni fa e del quale non c’è alcuna notizia: un mese va il governo di Caracas ha offerto la prova che Trentini è vivo e in discrete condizioni ma nulla più.
Non è stata organizzata la visita consolare che in qualche maniera era stata promessa. Non è stata data la possibilità a Trentini di telefonare a casa. Sua madre, Armanda, che vive a Venezia ha scritto due lettere: una direttamente alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e un’altra a Repubblica, chiedendo che il governo faccia tutto quello che è nelle sue possibilità per far tornare a casa Alberto.
«Ogni sera, quando appoggio la testa sul cuscino, le lacrime arrivano inevitabili» scrive Armanda.
genitori di regeni e avvocato famiglia alberto trentini petizione
«Durante il giorno coltivo la speranza di ricevere una chiamata, una rassicurazione. Ma la notte, mentre tutti dormono, io resto sveglia (perché il dramma che sto vivendo è così grande che non mi fa dormire) e cerco di parlargli, sottovoce.
(...)
I 75 mila, per ora, firmatari dell’appello chiedono «alle istituzioni italiane, europee e alle Nazioni Unite il massimo impegno e di agire con urgenza per ottenere il rilascio immediato e la piena tutela dei diritti fondamentali di Alberto». Che gli venga assicurata «un’assistenza consolare, legale e medica.
E che ci siano contatti consentiti con i familiari. Alberto – dicono – si trovava in Venezuela per svolgere il suo lavoro come operatore umanitario sul campo, una missione che negli ultimi vent’anni lo ha visto impegnato con professionalità e dedizione. Ribadiamo con forza il principio fondamentale della protezione degli operatori umanitari ovunque nel mondo». «Chiediamo – spiega l’avvocata Alessandra Ballerini, a nome della famiglia Trentini – di firmare la petizione. E di partecipare alle campagne in nome di Alberto ».
(...)
Hanno partecipato Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, che da subito hanno fatto avere la loro vicinanza alla signora Armanda.
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