IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È…
1. ORA LA CACCIA AL POLIZIOTTO SI FA CON I POST SU FACEBOOK
Paolo Granzotto per “il Giornale”
poliziotto del caso di giuseppe uva pubblicata da lucia
Dopo Ilaria Cucchi, anche Lucia Uva (sorella del Giuseppe, morto in ospedale mentre era agli arresti. «Insufficienza respiratoria con conseguente edema polmonare» il referto medico. Procedimento giudiziario in corso) ha voluto affiggere alla sua bacheca digitale la foto un poliziotto.
Per la prima, quella era la faccia di chi aveva ucciso Stefano; per la seconda, la faccia «di chi era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe». Sfumature, per una gogna mediatica che ha tutto l' aspetto di un tiro a segno. Naturalmente sia Ilaria Cucchi che Lucia Uva, in questo pienamente concordi, invocano la non violenza.
poliziotto del caso di giuseppe uva pubblicata dalla sorella lucia
«Ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza», così la Cucchi. «Comportiamoci da persone intelligenti: niente offese come loro hanno fatto coi nostri cari, niente guerra. Noi vogliamo solo la verità e giustizia per tutti», così la Uva.
poliziotto del caso di giuseppe uva pubblicata da lucia
Intelligente e non violento, non aggressivo, sarebbe dunque divulgare a mo' di foto segnaletica i volti di coloro che si dà per certo abbiano ucciso o «fatto del male» a due persone in stato d' arresto. Intelligente e non violento, non aggressivo, farlo senza che un tribunale abbia sentenziato sulle responsabilità dei due agenti dell' ordine, innocenti, in uno Stato di diritto, fino all' eventuale condanna definitiva. Potrebbe essere - e ci piacerebbe fosse - candore il vedere le cose così. Ma nella ostinata volontà di dargli all' untore, di criminalizzare il «sistema», emerge, invece, il calcolo freddo e strumentale.
patrizia aldrovandi, madre di federico, assieme ilaria cucchi (sorella di stefano) e lucia uva (sorella di giuseppe) lucia uva sorella di giuseppe
Accompagnato dalle lusinghe della «visibilità», che può esser sempre messa a capitale, c' è, nelle iniziative della Cucchi e della Uva, un malsano riflesso eversivo che vorremmo fosse confinato con fermezza: da un lato il richiamo alla supremazia della giustizia da tribunale del popolo, che sentenzia senza star a perder tempo con pandette e brocardi, guidato solo dal suo rancore.
Dall' altro una sollecitazione alla caccia al poliziotto, liquidato come carniere non per quello che ha fatto o non ha fatto, ma per il solo motivo d' esser tale, uno sgherro. E l' esperienza purtroppo insegna che di quel genere di cacciatori c' è sempre abbondanza.
2. LA FOTO BOOMERANG DI CUCCHI SORELLA
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Si tratta di spiegare ciò che è indelicato spiegare, cioè quanto Ilaria Cucchi sia riuscita a sfracassare le scatole anche al più robusto dei garantisti, col rischio serio che tutta la sua battaglia - che non appartiene solo a lei - finisca in malora.
È brutto da dire, ma ha stufato lei e ha stufato anche quella foto del fratello mummificato che si porta dietro come una coperta di Linus, quella foto riproposta milioni di volte e che è divenuta un feticcio e un lasciapassare per le pagine della cronaca. A quella foto si deve tutto: nel tardo ottobre 2009 la notizia sui maltrattamenti a Stefano Cucchi era disponibile da giorni, snobbata dai più, ma d' un tratto spuntarono le foto: ed ecco che i grandi quotidiani si avventarono su una notizia che già c' era, «Morto dopo l' arresto, diffuse le foto shock» titolò per esempio il Corriere, purché fosse chiaro che la notizia non era «Morto dopo l' arresto» bensì «diffuse le foto shock».
Il destino delle immagini ormai è questo: riesumare delle notizie di cui ai giornalisti altrimenti non sarebbe fregato niente. Quelle immagini furono dirompenti, perché la loro eloquenza baipassò qualsiasi valutazione di tipo medico o periziale: qualcosa era successo, lo pensiamo tutti ancor oggi. Viva quelle foto, dunque. Ma anche basta.
maresciallo roberto mandolini caso cucchi
Nei giorni scorsi - l' avete già letto - Ilaria Cucchi è riuscita a far incazzare persino i giornaloni più moderati, quelli che prima di muoverle un rilievo ogni volta premettono per ottanta righe che lei «chiede soltanto la verità», come se altri - compresi noi, e la magistratura, e le forze dell' ordine per bene - chiedessero menzogne.
La Cucchi ha pubblicato su Facebook la foto di uno dei carabinieri indagati (in costume da bagno e addominali in vista, sorta di indizio di colpa) e l' ha data in pasto al qualunquismo mascherato della Rete: e del teatrino che ne è seguito, con smentite e riconferme, non andrebbe dato conto.
Peccato che l' idea abbia fatto proseliti. Ieri Lucia Uva da Varese - sorella di un uomo che nel 2008 morì in ospedale dopo essere stato portato in caserma da ubriaco - ha pubblicato pure lei la foto di uno dei carabinieri coinvolti nell' inchiesta sulla morte del fratello: anche lui con gli addominali in bella vista, ormai le palestre sono diventate un' aggravante. Nota personale: nel 1996 pubblicai un intero libro dedicato per buona parte a maltrattamenti subiti da gente incarcerata: ma di tecniche di comunicazione, evidentemente, non capivo nulla. Ieri mattina, per capirci, Ilaria Cucchi era stata invitata a un talkshow: forse ha ragione lei.
commenti del carabiniere roberto mandolini a chi lo accusa su facebook
E aveva ragione, forse, anche quando divenne inviata di Raitre per un programma di prima serata: del resto la sua professione precedente era amministratrice di condominio. Ma sin lì si poteva anche capire: occorre avere rispetto di chiunque cerchi a suo modo di sfangarla. La notorietà di Ilaria Cucchi era e resta dovuta alla sua campagna mediatica per Stefano: è per questo che Ingroia la candidò alle politiche, è per questo che la presero per un breve periodo a Raitre. E ci va anche bene, comunque sia finita. È lecito chiedersi, però, sin dove possa arrivare l' eterno rilancio del caso Cucchi.
commenti del carabiniere roberto mandolini a chi lo accusa su facebook
Da garantista, Ilaria Cucchi io la ringrazio. Il suo attivismo, sgangherato ma pervicace, penso abbia contribuito a far emergere altri casi paragonabili a quello del fratello. Ci hanno fatto dei libri, dei documentari, su wikipedia si segnalano venti brani musicali dedicati a Stefano. E il punto non è alzare il sopracciglio di fronte all' attivismo discutibile di Ilaria Cucchi, il punto è che la sua missione è riuscita. Da tempo.
La sua missione non consisteva nel mettere alla gogna o in galera chi pensa o pensava lei, ma nel rimettere il caso Cucchi nei doverosi binari giudiziari cui era destinato: senza le inerzie che purtroppo caratterizzano migliaia di altri casi non propriamente al centro dell' attenzione mediatica. Ci è riuscita. Da tempo.
In parte ha gettato un faro sulle carceri. Ma non è che la campagna per suo fratello possa diventare una professione a vita, non è che possa lottare per la «verità» fottendosene della verità giudiziaria e sino al giorno in cui non vadano in galera tutti i carabinieri con gli addominali scolpiti, e segnatamente da lei indicati.
Ancor oggi, giornali e televisioni - pur stufi, e si vede - ogni tanto ripompano il caso Cucchi come se l' inchiesta e il processo non si fossero mai fatti: mancava la Cassazione, ma a dicembre ha sancito che debbano andare a processo anche alcuni medici precedentemente assolti. Insomma, si va avanti, ma a Ilaria non basta. Nel Paese in cui le sentenze peggiori spesso sono sbattute sui giornali, Ilaria verga le sue: e senza elaborarne granché le motivazioni.
Ieri Ilaria ha scritto: «Non è stata una scelta della famiglia Cucchi, quella di essere processata insieme al loro caro per sei anni». Bugia. Vittimismo. Se processo c' è stato, è stato di beatificazione. Perché la gente - come i giornali - è volubile, giudica e assolve e condanna in fretta. E Ilaria Cucchi sta facendo molto, sta facendo di tutto per passare dall' altra parte della vetrina.
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