DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Salvatore Mannino per www.corriere.it
gabriele succi e la figlia caterina 1
Sono stati tutti umanissimi nell’avvertirlo di una drammatica necessità come quella dell’autopsia sulla piccola Caterina, la sua bambina morta giovedì al Meyer e per la quale era già stata aperta la camera ardente. Ma Gabriele Succi, il padre che da due anni e mezzo vive in un’odissea senza fine, con la moglie Cristina Rosi e la piccola che avevano riportato danni neurologici gravissimi nel parto, non ce l’ha fatta a tenersi dentro il suo dolore, che è esploso in uno sfogo su Facebook acuminato come un coltello: «Ma come si fa – scrive il babbo – a portare via una salma di due anni e mezzo da una cappella, con tutto quello che ha sofferto dalla nascita e non per colpa sua, per fare accertamenti?».
caterina succi cristina rosi 1
A prima vista sembra un j’accuse scatenato dal lutto contro chi l’esame medico-legale lo ha disposto. Tanto più che nel post Gabriele ci sono altre frasi pesantissime: «Io capisco tutto, leggi, giudici, metteteci chiunque, però ogni tanto mettetevi una mano sul cuore, è un consiglio». E ancora: «Mettetevi una mano sul cuore...fatevi un esame di coscienza». Poi però, a leggere meglio, saltano agli occhi altri passaggi: «Posso solo ringraziare le alte autorità per quello che hanno fatto e per tutto il sostegno che ci stanno dando. Io mi voglio rivolgere ancora più in alto».
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Ecco allora la vera sostanza dell’umanissimo sfogo di babbo Gabriele, cui è toccato in sorte di dover chiudere una camera ardente (venerdì pomeriggio, dopo la comunicazione dell’autopsia) e di scortare la salma di Caterina in carro funebre con la sua auto, fino a Siena, dove mercoledì si svolgerà l’autopsia. Ed è facile intuire, ma anche comprendere, la sua disperazione: «Una creatura che è nata con mille problemi, l’unica che non c’entra niente, niente, niente. Neanche la soddisfazione di farla vedere a chi veramente le voleva bene».
caterina succi cristina rosi 2
In realtà, il padre, e lo dice lui stesso per chiarire, non ce l’ha con il Pm Marco Dioni che l’esame medico legale lo ha ordinato: «Mi ha telefonato di persona per avvertirmi». E chi sa di cose giudiziarie sa bene quanto inconsueta sia una chiamata di questo genere. «Anche il maresciallo che mi ha portato il decreto – aggiunge Gabriele – mi ha abbracciato forte, da padre a padre». Non è un problema di uomini, insomma, ma di situazioni che sono andate a incrociarsi, indipendentemente dalla volontà dei singoli. In procura, infatti, traspare l’irritazione per non aver ricevuto dall’ospedale Meyer alcuna comunicazione ufficiale sul decesso, almeno nell’immediato.
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È successo dunque che la salma sia stata restituita dai sanitari alla famiglia, che ha subito aperto la camera ardente ad Alberoro, comune di Monte San Savino, il loro luogo di residenza, prima che potesse essere decisa l’autopsia. Inevitabile perché le cause di morte sono fondamentali per stabilire se c’è un nesso fra il parto drammatico, per il quale sono indagati quattro medici (lesioni colpose per la madre, omicidio colposo per la figlia) e questo tragico epilogo.
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La procura quindi non poteva far altrimenti, ma la concatenazioni degli eventi ha trasformato tutto in uno sbrego del dolore, un altro in una storia di alto impatto emotivo fin dal inizio, il luglio 2019 in cui Mamma Cristina, consapevole della sua gravidanza a rischio per i problemi cardiaci ma decisa a diventare madre nonostante tutto, viene colta da un infarto al ritorno dall’ennesima visita a Careggi.
A seguire il taglio cesareo, con lei già in coma, ma ormai siamo di fronte a mamma e figlia segnate per sempre. Ora Cristina sta vivendo una difficile riabilitazione, ma le sue condizioni restano molto difficili. Di Caterina invece rimane solo una piccola salma in attesa di autopsia, per il grido di dolore di babbo Gabriele.
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