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Grazia Longo per “la Stampa”
RISTORANTI LA MAFIA Logo mafia
Si comprano meno case, ma si va sempre più spesso al ristorante. E così, con la crisi del mattone, l' enogastronomia diventa il primo settore d' investimento di 'ndrangheta, camorra e «Cosa nostra» per riciclare denaro sporco. Dal Caffè de Paris di Roma, al Donna Sophia dal 1931 di Milano e Villa delle Ninfe di Pozzuoli, in provincia di Napoli, sono 5 mila i ristoranti del nostro Paese finiti nelle grinfie della criminalità organizzata.
Oltre alla ristorazione, i clan hanno interessi anche sui prodotti da tavola al top del made in Italy. A partire dalle arance della 'ndrina calabrese Piromalli e l'olio extra vergine di oliva del re de latitanti Matteo Messina Denaro, fino alle mozzarelle di bufala del figlio di Sandokan del clan dei Casalesi e al controllo del commercio della carne da parte della 'ndrangheta e di quello ortofrutticolo della famiglia di Totò Riina.
Polizia, carabinieri, guardia di finanza, spesso sotto la regia della Dia, la Direzione investigativa antimafia, intensificano la loro attività - 200 mila controlli solo nel 2016 - contro questa escalation di affari loschi.
E la Coldiretti, in occasione della recente presentazione del quinto rapporto sui crimini agroalimentari (#Agromafie2017), elaborato assieme ad Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell' agricoltura e sul sistema agroalimentare, punta il dito contro il business enogastronomico delle cosche. I numeri sono allarmanti.
«Il volume d' affari complessivo dell'agromafia è salito - evidenzia la Coldiretti - a 21,8 miliardi di euro (+30% in un anno) perché la filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l' interesse di organizzazioni criminali. L' agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. Trentamila i terreni agricoli in mano alla criminalità».
Tra i risultati nefasti c' è anche la moltiplicazione dei prezzi che per l' ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, ma anche pesanti danni di immagine per il made in Italy nella Penisola e all' estero, se non addirittura rischi per la salute dei consumatori.
L' attenzione dei clan mafiosi sul mondo della ristorazione è a 360 gradi, dal franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda.
E intanto ristoranti, bar, bistrot costruiscono la migliore copertura per mascherare guadagni frutto delle attività illecite: traffico di droga, estorsioni, strozzinaggio.
I pubblici esercizi - grazie alla complicità di imprenditori collusi che vendono una parte delle proprie quote - sono assai utili alle associazioni criminali in quanto hanno una facciata di legalità dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari e all' origine dei capitali.
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