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Alessandro Previati per www.lastampa.it
Sarà l'autopsia a fare luce sulle cause del decesso di una 45enne originaria di Salassa, in Canavese, che l'altra notte, dopo ore di calvario, è morta all'ospedale di Vercelli. Gli accertamenti serviranno a dare una prima risposta all'unica domanda che in questi giorni si sono posti i famigliari di Tiziana Scarcella: «Tiziana poteva essere salvata?».
«Voglio capire cosa è successo. Lo devo soprattutto a lei, che era una donna solare, con tanti sogni da realizzare, ben voluta da tutti, vitale e genuina. Non si meritava questo».
Andrea Pistillo, il compagno, proprio non si dà pace. Originario di Cuorgnè, aveva conosciuto Tiziana a Rivarolo (dove lavorava come barista) e tra loro era nata una splendida relazione andata avanti 14 anni. Pochi mesi fa la decisione di trasferirsi a Moncrivello, nel vercellese.
La 45enne era finita in ospedale già lo scorso primo maggio dopo una caduta dalle scale in casa: aveva riportato una brutta frattura a tibia e perone. Operata all’ospedale di Vercelli, era stata dimessa con i chiodi nella gamba.
tiziana scarcella OSPEDALE DI VERCELLI
A dare qualche problema solo la calcificazione delle ossa, troppo lenta, tanto che il 20 giugno, alla clinica Santa Rita di Vercelli, era stata sottoposta ad un’operazione di stimolo biologico per accelerare la guarigione. Fin qui, niente di anomalo.
La situazione è precipitata all'improvviso giovedì scorso quando il compagno ha dovuto chiamare il 118: Tiziana respirava a fatica, aveva i brividi e dolori addominali. «Mi ha telefonato per avvisarmi del malessere mentre ero al lavoro. Mi sono precipitato a casa. Aveva le labbra viola ed era molto stanca».
Sono le 15 quando la donna, in ambulanza, arriva al pronto soccorso. Negativa al tampone, viene sottoposta a tutta una serie di esami. «Mi ha scritto e mandato diversi audio - racconta il compagno - mi diceva di stare tranquillo».
Gli esiti degli esami, però, arrivano alla sera. La donna viene chiamata dal medico di turno per una visita solo alle 20.41, cinque ore e mezza dopo il suo arrivo. Alle 21 viene sottoposta ad un secondo ciclo di esami dai quali emerge un coagulo di sangue vicino all'apparato respiratorio.
L’ultimo messaggio è delle 21.40, poi più nulla. Alle 22 il compagno viene informato dall'ospedale che si è trattato di un «infarto polmonare». Nel frattempo la donna viene spostata prima in cardiologia e poi in terapia intensiva. Poco dopo mezzanotte squilla ancora il telefono di Andrea: «Venga qui, la situazione è disperata». Quando all'una meno dieci raggiunge l'ospedale di Vercelli, Tiziana è già morta.
Che cosa è successo in quelle ore in pronto soccorso lo potrà chiarire solo l'autopsia. Quel coagulo era frutto delle operazioni dei mesi prima? Una diagnosi più rapida avrebbe potuto salvare la donna? I famigliari hanno presentato una dettagliata denuncia di quanto accaduto ai carabinieri. Ora è tutto nelle mani della procura di Vercelli.
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