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MILANO ABUSIVA – LA MANSARDA REALIZZATA SUL TERRAZZO NEL CENTRO DI MILANO DELL’ARCHITETTO SONIA BEATRICE CALZONI, GIÀ MEMBRO DELLA COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO DEL COMUNE GUIDATO DA BEPPE SALA, È ABUSIVA E ANDRÀ DEMOLITA – LO HA STABILITO LA CASSAZIONE, PERCHÉ È STATA REALIZZATA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA SOVRINTENDENZA, SOPRA LA CAPPELLA DI UNA CHIESA IN UN PALAZZO DEL SETTECENTO – IL NOME DELLA CALZONI, GRANDE FREQUENTATRICE DEI SALOTTI MILANESI, COMPARE PIÙ VOLTE NEGLI ATTI DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA MILANESE (NELLA QUALE NON È INDAGATA)...
Estratto dell’articolo di Alessandro Da Rold per “La Verità”
L’ARCHITETTO SONIA BEATRICE CALZONI
Il caso di un terrazzo abusivo nel cuore di Milano, in Corso Venezia, riporta sotto i riflettori il nome dell’architetto Sonia Beatrice Calzoni, figura di primo piano nei salotti come per gli studi di architettura milanesi.
L’episodio, che affonda le radici in una lunga disputa legale con la parrocchia di San Pietro Celestino, si intreccia di fatto con le recenti inchieste sull’urbanistica che stanno scuotendo in questi mesi la città come anche la giunta di Beppe Sala.
Calzoni, già membro della commissione per il Paesaggio del Comune di Milano tra il 2012 (sindaco Giuliano Pisapia) e il 2018, non è indagata, ma compare con una certa frequenza nelle carte dell’inchiesta che ha condotto agli arresti domiciliari per corruzione dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni.
Il suo nome è citato in più punti dell’ordinanza di custodia cautelare. Un suo progetto in via Fiuggi 38 viene citato dallo stesso Oggioni. [...]
mansarda sul terrazzo di casa di Sonia Calzoni a milano
Del resto, Calzoni, come membro della commissione paesaggio, come si legge nell’ordinanza, è stata «tra i responsabili (insieme con Laura Montedoro e Giovanna Longhi) dei pareri espressi» sulla madre di tutte le inchieste sull’urbanistica milanese, ovvero il progetto di piazza Aspromonte, progettazione avvenuta a cura dello studio Bemaa di Paolo Mazzoleni, indagato e ora assessore a Torino.
Allo stesso tempo, in modo indiretto, il nome di Calzoni torna anche nell’ambito dell’inchiesta su piazzale Libia, dove emergono nuovi intrecci tra funzionari comunali, architetti e studi legali. L’avvocato di fiducia di Calzoni è infatti Fabio Todarello, noto professionista dello studio Todarello & Partners, non indagato ma citato più volte nelle carte.
Todarello, consulente di Assimpredil, è figura ben conosciuta nei corridoi dell’urbanistica milanese e viene menzionato per la sua attività di lobbying in favore del cosiddetto decreto «Salva Milano».
[...]
Ma a tenere banco oggi è soprattutto la vicenda del terrazzo di Corso Venezia. Una storia intricata che si trascina da quasi vent’anni e che, pur essendo ben nota nei circoli dell’architettura milanese, è tornata d’attualità dopo la pubblicazione di un articolo del Corriere Milano. Si tratta di un immobile del Settecento situato tra via Senato e Corso Venezia, dove l’architetto vive e lavora.
mansarda sul terrazzo di casa di Sonia Calzoni a milano
Nel 2006, una nota rivista di design aveva celebrato la ristrutturazione dell’appartamento, con particolare attenzione al terrazzo fiorito e al loft mansardato. Anche sul sito dell’architetto si parla di un ambiente «accompagnato lungo tutta la sua lunghezza da un terrazzo piantumato con siepe di bosso, rose rampicanti, camelie invernali in vasche realizzate a filo pavimento e due piante in vasi di cotto».
Peccato che l’intervento alla fine si è rivelato irregolare. Calzoni aveva infatti ampliato il sottotetto del proprio appartamento, creando un piano abitabile proprio sopra la cappella della chiesa di San Pietro Celestino, senza alcuna autorizzazione da parte della Sovrintendenza e invadendo (a quanto pare) una porzione di proprietà della parrocchia.
Il contenzioso con la Comunità copta che oggi frequenta la chiesa, formalmente ancora di pertinenza della parrocchia di San Babila – ha attraversato diversi gradi di giudizio e si è concluso con una sentenza della Corte di cassazione che ha riconosciuto la violazione delle normative edilizie e civili.
Il provvedimento ha ordinato la demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato originario. Secondo quanto riportato nella sentenza, l’intervento edilizio era stato realizzato «inglobando» l’area soprastante la cappella in un interno privato, alterando così l’assetto storico dell’edificio e compromettendo la tutela del bene architettonico. [...]
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