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Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
La bara più piccola è per un bambino di otto mesi. Insieme ad altre due appena più grandi in cui sono state composte le salme di altri due bambini, viene adagiata delicatamente nel container frigo nel quale al porto di Reggio Calabria vengono portate le 45 salme recuperate in mare, vittime di uno dei quattro naufragi che nell’ultima settimana hanno fatto più di 700 morti. I corpicini di altri 40 bambini, tanti sembra ce ne fossero sull’ultimo barcone andato a picco, invece riposeranno per sempre in fondo al Canale di Sicilia.
In un altro porto, a Palermo, i medici che accolgono i circa 600 migranti sbarcati dalla Bourbon Argos di Medici senza frontiere hanno le lacrime agli occhi davanti ad una ragazzina stuprata e incinta. Cartoline di una domenica di ordinaria emergenza nei porti siciliani e calabresi che negli ultimi sette giorni hanno accolto più di 12.000 persone. Le navi che operano nel Canale di Sicilia ormai non bastano più.
«Tutti quanti, navi militari, di organizzazioni umanitarie, mercantili abbiamo fatto più volte la spola con la terraferma per sbarcare le migliaia di migranti soccorsi — dice Sara Creta di Msf — l’altra notte, quando dalla sala operativa, è arrivato l’allarme “ci sono 350 persone in acqua, accorrete” quasi tutte le navi erano a 8 ore di navigazione e c’era poco da fare».
A Palermo come a Pozzallo, le polizia ha identificato gli scafisti. È un sudanese di 28 anni, Adam Tarik, quello che conduceva il barcone che trainava l’altro poi affondato con il suo carico di 500 persone, 300 delle quali rimaste intrappolate nella stiva, e 40 bambini. Altri tre scafisti sono finiti in manette a Pozzallo, uno ha solo 16 anni, quattro quelli individuati dalla squadra mobile di Palermo.
Più di 600 a Reggio Calabria, 600 a Palermo, 382 a Messina; sono almeno 1.500 solo ieri i migranti sbarcati che vanno ad aggiungersi ai 12.000 dei sette giorni precedenti. E la sensazione diffusa è che siamo solo all’inizio di un’estate lunghissima. A Ventimiglia ieri, obbedendo all’ultimatum del sindaco Ioculano, le decine di migranti che si erano accampati lungo il fiume Roja hanno smontato la tendopoli allestita anche grazie agli attivisti “No borders”, ma si sono radunati poco più in là sulle sponde del Nervia nel comune di Monterosso. Il vescovo di Ventimiglia ha offerto la sua collaborazione per accogliere la tendopoli in un terreno del seminario.
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