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Il locale di Alatri dove e stato ucciso Emanuele Morganti
Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
Una moneta da due euro. È partito da lì il massacro di Emanuele Morganti. Nei verbali dei testimoni la dinamica che ha portato a quell' assurda morte. La barista, Agnese Mannino vede l'inizio. Emanuele «mi aveva chiesto quattro shot di Tequila. A un tratto si avvicina al bar un ragazzo. Mi mostra 2 euro e mi chiede da bere. Dico che al massimo posso dargli una Lemonsoda. Vuole un cocktail. Dice di avere già speso cento euro».
Emanuele Morganti con la fidanzata
Emanuele e Ketty sono al bancone, «aspettando sale e limone per la Tequila». Agnese per placarlo si volta per preparargli un «cocktail molto diluito». La cassiera, Sharon, vede il resto. «L'"albanese" (in realtà è Memmo Paniccia, italiano ndr ) lo spintonava per guadagnare il bancone. Emanuele mi guardava, stupito». Quando la barista si gira vede i due «strattonarsi a vicenda. Poi l'"albanese" prende il portatovaglioli del bancone e lo lancia a Emanuele. Poi prende una bottiglia».
LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - MARIO CASTAGNACCI
«Il mio ragazzo reagisce e lo allontana - racconta Ketty -. Subito interviene un amico dell'"albanese" che aggredisce Emanuele con calci e pugni. È un buttafuori. Prima fa per dividerli. Poi urla "Al banco, al banco" e arrivano tre buttafuori. Ma invece di dividerli cominciano a picchiare con calci e pugni il mio ragazzo, costringendolo in un angolino, dietro la colonna, dove l' ho visto accasciato per terra, e poi portarlo fuori».
LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - RICOSTRUZIONE
Ma Emanuele non ci sta. «Chiede spiegazioni perché lo avessero buttato fuori visto che non era lui a dare fastidio», racconta l' amica Sofia. Discute con i buttafuori e i loro amici, tra cui, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, ora in arresto. Racconta il cugino: «Emanuele aveva la maglia strappata e un po' di sangue dalla bocca. Palmisani gli ha dato uno schiaffo in faccia. Castagnacci un altro».
LA MORTE DI EMANUELE MORGANTI - PAOLO PALMISANI
L'amico di Emanuele, Gianmarco Ceccani, l'«eroe», aggiunge: «A quel punto un buttafuori tira fuori il manganello e lo colpisce più volte». Lui si frappone. Sofia vede Emanuele che riesce a «sganciarsi dal buttafuori, e colpito al volto, tenta di guadagnare l'uscita della piazza».
Sarebbe finita lì. Invece viene raggiunto dai buttafuori, più Franco, il padre di Mario, e Paolo, «armato di una chiave per sbullonare le ruote». Poco prima Sofia lo aveva sentito dire: «Ah sì? Mo' ci penso io». E la sua «ex», Rita Rossi, lo aveva visto «allontanare da sé la ragazza che non voleva fargli aprire lo sportello della macchina. Gridare che doveva prendere la pistola». «Era sicuramente fuori di testa - dice Rita -. Quando siamo stati insieme assumeva cocaina. Ha afferrato un tubo. Forse lo sbullonatore, lo aveva già preso altre volte mentre litigava».
CORTEO IN MEMORIA DI EMANUELE MORGANTI
Non si sa se lo useranno. Gli amici intervengono ancora. Emanuele scappa. Ma poi, preoccupato per Ketty, torna a cercarla in piazza. È la fine. Lo vedono. Gianmarco si accorge di «una decina di ragazzi che insegue Emanuele e lo tempesta di calci e pugni».
Corre in suo aiuto. «Vedo che qualcuno gli dà un pugno dietro la testa. Emanuele cade in avanti. Sbatte la testa sul cofano di un' auto. Rimbalza e cade a terra esanime. Riesco a raggiungerlo e soccorrerlo. Nel frattempo il gruppo si accaniva non solo su di me ma anche su Emanuele a terra, con calci e pugni. Provo a reagire. Non tanto per proteggermi. Ma per proteggere lui». Invano.
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