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MASSIMO MORATTI SAREBBE L'UNICO IMPRENDITORE CHE SI È FATTO FREGARE DAI TRUFFATORI CHE SI FINGEVANO DEI COLLABORATORI DEL MINISTRO CROSETTO: L'EX PRESIDENTE DELL'INTER AVREBBE ELARGITO UN MILIONE DI EURO, IN DUE BONIFICI, ALLA BANDA CHE CHIEDEVA I SOLDI "PER LIBERARE DEI GIORNALISTI ITALIANI". A RESTITUIRE LA SOMMA "CI AVREBBE PENSATO BANKITALIA" - TRA I VIP FINITI NELLA RETE DEI CRIMINALI CI SONO LA FAMIGLIA ALEOTTI (DEL GRUPPO MENARINI), I BERETTA, GIORGIO ARMANI, BERTELLI, DELLA VALLE, CALTAGIRONE, LA FAMIGLIA DEL VECCHIO E TRONCHETTI PROVERA: IN TUTTI QUESTI CASI, PERÒ, LE CHIAMATE DEI TRUFFATORI SONO STATE "SCHERMATE" DALLE SEGRETARIE - L'IPOTESI SECONDO CUI LA VOCE DEL MINISTRO CROSETTO SIA STATA "CLONATA" CON L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE - LA PROCURA DI MILANO HA APERTO UN FASCICOLO...

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DOPO MORATTI ALTRI BIG DENUNCIANO “ANCHE NOI VITTIME DEL FALSO CROSETTO”

Estratto dell'articolo di Rosario Di Raimondo per “La Repubblica”

 

MASSIMO MORATTI

Almeno dieci grandi imprenditori contattati. Tre denunce. Due bonifici andati a buon fine, entrambi legati al nome dello storico presidente dell’Inter Massimo Moratti. Si allarga l’inchiesta sulla banda che spacciandosi per il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha cercato di ingannare (in un caso riuscendoci) nomi dell’economia, dell’industria e della moda con la scusa di chiedere un contributo per liberare italiani rapiti all’estero.

 

La procura di Milano, guidata da Marcello Viola, ha aperto un fascicolo per truffa aggravata, affidato al pm Giovanni Tarzia che coordina il lavoro dei carabinieri. Oltre a quella di Moratti, si sono aggiunte le denunce della famiglia Aleotti (gruppo Menarini) e Beretta, proprietaria della multinazionale produttrice di armi. I tentativi di agganciare i vertici sono falliti. I truffatori avrebbero cercato di raggirare altri vip: Giorgio Armani, Marco Tronchetti Provera, Patrizio Bertelli, le famiglie Caltagirone e Del Vecchio.

 

guido crosetto

Le denunce hanno un filo conduttore: la richiesta di una collaborazione per liberare connazionali rapiti, giornalisti imprigionati in Iran o in Siria. Uno stratagemma che arriva a poche settimane dal caso di Cecilia Sala. «La Repubblica chiede un suo aiuto e le sarà riconoscente – il tenore delle conversazioni - . Restituiremo tutto attraverso la Banca d’Italia».

 

L’intenzione dei truffatori era quella di far contattare l’imprenditore, o la sua segreteria, dal fantomatico staff del ministro. Poi sarebbe intervenuto il finto Crosetto in persona. In campo anche un presunto generale. Questo il modus operandi che sarebbe stato usato con Moratti. Lo stesso Crosetto, nella sua denuncia su “X”, ha raccontato la genesi di questa «assurda vicenda» che ha coinvolto, tra martedì e giovedì, almeno cinque imprenditori, uno dei quali avrebbe parlato proprio con il finto ministro. Si punta a ricostruire l’identikit della banda, composta da diversi professionisti.

massimo moratti

 

Alcuni esperti in materia parlano delle strategie che possono aver usato. La prima è lo “spoofing telefonico”. Si può riassumere così: la persona da ingannare riceve una telefonata da un amico. Ma il numero dell’amico, in realtà, è un fake, una maschera, magari collegata a un server estero. Le indagini sul finto Crosetto hanno permesso finora di ricostruire più punti dai quali è passato il segnale per la truffa. In Italia e non solo.

 

Visto che, come ha raccontato il ministro, c’è chi al telefono si è spacciato per lui, non viene del tutto escluso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per riprodurre la sua voce. S’indaga anche su questo anche se più fonti spiegano a Repubblica che oggi l’ipotesi non è prevalente.

 

guido crosetto in versione meccanico immagine creata con l intelligenza artificiale di grok

L’approccio telefonico, per quanto studiato, è apparso a tratti grossolano. E tra i vip contattati, c’è chi ha capito in tempo che l’altra voce non era del ministro ma di uno sconosciuto. Prosegue il lavoro per cercare di congelare i soldi – un milione di euro – rubati dalla banda della grande truffa, e finiti nei conti di banche straniere.

 

IL DOTTOR MONTALBANO, IL GENERALE E IL TELEFONISTA FINTO MINISTRO LA BANDA CHE HA OSATO TROPPO

Estratto dell'articolo di Francesco Manacorda per “La Repubblica”

 

Il Dottor Montalbano contro la Segretaria Ignota. No, non è l’ennesimo B Movie tardivamente rivalutato, ma la battaglia che negli ultimi giorni ha corso, sotterranea e durissima, sulle linee telefoniche di una porzione consistente del capitalismo italiano. Da una parte lui, il fantomatico «Dottor Giovanni Montalbano, funzionario del ministero della Difesa», o un ipotetico generale, o addirittura — in almeno un’occasione — la voce del ministro stesso Guido Crosetto, clonata alla bisogna.

 

 

francesco gaetano caltagirone l urlo di munch - fotomontaggio lettera43

All’altro capo del filo le segreterie — e soprattutto le scafatissime segretarie — dei personaggi interpellati. Dipendenti d’élite use a schivare ogni questuante e a rinviare sine die gli scocciatori più insistenti, esperte di galateo degli affari che di fronte a richieste men che ortodosse hanno rizzato le antenne: «Il presidente adesso non è disponibile, ma se mi lascia un numero la faccio richiamare». Salvo poi richiamare, sì. Ma qualcun altro, per denunciare la strana conversazione appena avvenuta.

 

Ben informati, però — va detto — questi truffatori telefonici, telematici e digitali, e anche pazienti compulsatori di classifiche finanziarie, nonché discreti sceneggiatori. Non è un caso, infatti né la richiesta di denaro «per liberare giornalisti trattenuti » in terre lontane, proprio sfruttando l’onda emozionale legata alla prigionia e al rilascio di Cecilia Sala in Iran, né il fatto che i nomi presi di mira figurino tutti o quasi nella classifica dei miliardari italiani, che — come si può facilmente desumere — non è infinita, ma conta appena una settantina di nomi.

 

lucia aleotti ornella barra premio guido carli 2023

Altro aspetto interessante è che il tentativo di truffa il più delle volte non è stato indirizzato alle strutture aziendali e ai manager di punta, spesso dotati di presìdi e di specifiche istruzioni contro questo genere di trabocchetti, ma direttamente ai proprietari di gruppi e aziende. Anche per questa ragione, probabilmente, un gentleman come Massimo Moratti, che di struttura societaria alle spalle ha poco o nulla, si è fatto gabbare dalla banda dei truffatori in — falsa — divisa.

 

[...] Ciò detto, però, non siamo davanti a dei “maghi” del crimine. Lo dimostrano le modalità talvolta poco credibili con cui hanno chiesto di entrare in contatto con le loro potenziali vittime. In casa Menarini, ad esempio, è stata appunto una solerte segretaria a «rimbalzare» — così raccontano testualmente in azienda, il solito “Dottor Montalbano”, che aveva chiesto il cellulare della presidente e grande azionista della società Lucia Aleotti per esporle «un caso legato alla sicurezza nazionale».

TRUFFE TELEFONICHE USANDO INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 

Aleotti, che è anche tra i vicepresidenti di Confindustria, è figura nota a livello istituzionale, e a chi rispondeva in azienda è parso assai strano che al ministero non sapessero come contattarla se non attraverso il centralino della Menarini.

 

Lo stesso copione — un thriller che vira in commedia — si è ripetuto in molti casi. Schermato dalla sua segreteria Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e grande azionista della Pirelli, che era cercato dal presunto staff del ministro, ma che mai è stato raggiunto; stoppata sul nascere e con la stessa procedura la richiesta di sentire subito Diego Della Valle, patron del gruppo Tod’s; abbattuta al volo, nella bresciana Val Trompia, la strana telefonata di chi chiedeva di mettersi in contatto urgentemente, per i noti motivi, con il presidente Pietro Gussalli Beretta, guarda caso appena entrato assieme alla famiglia nella classifica dei miliardari italiani.

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA

 

Idem in casa Prada, dove la richiesta era di contattare Patrizio Bertelli, marito di Miuccia e lui stesso all’ottavo posto nella graduatoria di Forbes. Da Armani regna il silenzio, ma appare quasi impossibile che la telefonata abbia raggiunto il signor Giorgio, terzo uomo più ricco d’Italia. Meno particolari, per ora, sulle trappole che sarebbero state tese alla famiglia Caltagirone — se si trattasse di Francesco Gaetano Caltagirone ci sono anche i suoi tre figli — e a quella Del Vecchio, dove gli eredi per via familiare del defunto Leonardo Del Vecchio sono ben sette. [...]

giorgio armanipatrizio bertelli

truffe telefoniche