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1 - TARALLO E IL CORPO DI LOSITO SPOSTATO «ABBIAMO PROVATO A SALVARLO»
Giovanna Cavalli e Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera"
ALBERTO TARALLO TEODOSIO LOSITO
«Dov' è Teo? Qualcuno lo ha visto? No? Strano, è quasi mezzogiorno. Possibile che dorma ancora? Vado a chiamarlo». Alberto Tarallo scende al piano terra di Villa Dafne, sui colli ombrosi di Zagarolo. Bussa, nessuna risposta. Apre la porta della stanza di Teodosio Losito, suo ex compagno per quasi vent' anni. Lo trova. Penzola dal termosifone, uno di quelli alti, impiccato con la sciarpa della mamma annodata intorno al collo.
Non respira più. È l'8 gennaio del 2019. Tarallo lancia un urlo disperato, dalla cucina accorrono le due cameriere, la cuoca, arriva trafelato anche Andrea Marras, in arte Nitto Flores, uno degli ultimi divi lanciati dalla Ares Film già avviata verso il declino, che vive lì con loro. Prima di recitare faceva il bagnino, perciò ha preso un brevetto di primo soccorso. Nella concitazione di quei momenti, tra grida e singhiozzi, prova a fare un ultimo tentativo di salvare Teo.
Con l'aiuto degli altri, sposta il corpo sul letto e tenta di rianimarlo. Respirazione bocca a bocca, massaggio cardiaco. Niente da fare. Teo è morto. Questi sono stati i suoi ultimi istanti. O almeno così ha provato a ricostruirli l'avvocato Daria Pesce, che assiste il produttore (e parla sempre per lui, Tarallo tace), con una serie di indagini difensive utili per quando arriverà la convocazione (richiesta dal suo assistito) del pm Carlo Villani, che sta indagando contro ignoti per istigazione al suicidio, dopo le confessioni notturne di Adua Del Vesco e Massimiliano Morra al Grande Fratello Vip.
In cui veniva evocata l'esistenza di un malefico «Lucifero», signore del Male, che imperava sulla loro vita e sulla loro carriera. E che avrebbe indotto il povero Losito a togliersi la vita. Provato dalla vergogna del fallimento, dall'onta dei debiti e dalla morte della mamma. E da un altro grande dolore del passato, quando, racconta chi lo incontrò sulle passerelle, faceva ancora il modello e si chiamava Theo: il suo fidanzato di allora, un dentista newyorkese, morì all'improvviso nel sonno, nel letto accanto a lui.
Il racconto di chi si trovava alla villa, quella mattina, ovvero le due collaboratrici domestiche, la cuoca, e Marras/Flores, è più o meno lo stesso, spiega l'avvocato Pesce. Tutti avrebbero confermato che, fallito il tentativo di rianimare Losito, furono chiamati i soccorsi. Per questo gli operatori del 118 trovarono il corpo spostato. Una circostanza che invece aveva insospettito Giuseppe Losito, il fratello di Teo, pentito di aver dato il proprio consenso alla cremazione.
E che ora rivendica sia l'assicurazione sulla vita da 300 mila euro che l'eredità, convinto che esista un secondo testamento. Le indagini difensive avrebbero anche chiarito il giallo dell'anello di Teo (con modesto zircone, secondo Tarallo, con un grosso rubino, secondo Pino Losito, che reclama pure un Rolex), scomparso dalla sua mano.
Sarebbe stato proprio lui a sfilarselo il 7 gennaio, il giorno prima di uccidersi, per regalarlo a Nitto Flores, che lo aveva al dito durante il funerale. Intanto in Procura ieri è stato il giorno di Nancy Brilli. Tailleur nero, camicia bianca e nera a motivi geometrici, l'attrice, anche lei un tempo nel glorioso listino della Ares Film, è rimasta a colloquio con il pm per quasi due ore. Ripercorrendo, si suppone, la storia di un sodalizio fortunato con il duo Tarallo-Losito, ma bruscamente interrotto.
Come già spiegò a Verissimo pochi mesi fa: «Con loro ho fatto dei bellissimi lavori di successo, però, a un certo punto si deve essere rotto qualcosa. Di colpo ho smesso di lavorare, senza sapere il perché. Una sera mi è arrivato un fax: "Siccome lei non ha accettato, non farà il prossimo film con noi", c'era scritto. Non ho mai capito cos' era che non avevo accettato. Mi hanno fatto fuori e basta. Ci ho sofferto tanto, ma oggi me ne sono fatta una ragione».
2 - GIALLO DELLA MORTE DI LOSITO A ZAGAROLO "A VILLA DAPHNE C'ERANO SEI PERSONE"
Andrea Ossino Francesco Salvatore per "la Repubblica - Edizione Roma"
La mattina del suicidio di Teodosio Losito, l'8 gennaio 2019, c'erano sei persone a villa Daphne, la residenza a cinque stelle di Zagarolo che lo sceneggiatore della Ares condivideva con il compagno e produttore Alberto Tarallo. Oltre a loro due, due colf, la cuoca e l'attore Andrea Marras, in arte Nitto Flores, che ha provato a rianimare Losito: «Solo la sera prima mi aveva regalato il suo anello con zircone», ha spiegato l'attore che proprio nel giorno del funerale di Losito lo aveva indossato, non passando inosservato.
Teodosio Losito a Sanremo 1987
I quattro testimoni diretti sono stati sentiti dall'avvocato Daria Pesce, difensore di Alberto Tarallo. Il produttore, che non è indagato nel fascicolo per istigazione al suicidio aperto dalla procura ha dato mandato al suo legale di delimitare il perimetro della vicenda ascoltandoli in indagini difensive: «Non c'è nessuna istigazione al suicidio - ha spiegato l'avvocato Pesce - Losito si è suicidato perché si sentiva un fallito e la Ares stava fallendo: pensava di aver deluso tutta la gente che credeva in lui».
Eva Grimaldi, Barbieri e Teo Losito
Le testimonianze, che hanno piena valenza e che saranno depositate agli atti, fanno chiarezza proprio su quelle drammatiche ore. Stando ai racconti, quando Losito è stato trovato con il foulard al collo attaccato ad un termosifone, fissato ad alcuni metri dal pavimento, è stato spostato sul letto e poi, in due, hanno provato a rianimarlo.
In particolare proprio Flores, che in passato aveva fatto un corso di rianimazione- salvataggio da bagnino. Quando sono arrivati i carabinieri hanno trovato il cadavere sul letto. Non ci sarebbe nessun arcano, dunque, stando alla difesa di Tarallo: in più, a descrivere la condizione di fragilità psicologica in cui versava Losito, ci sarebbero anche 5 lettere d'addio lasciate dallo sceneggiatore.
Teo Losito Pino-Pellegrino Ekberg
Su un binario diverso, intanto, l'indagine del pubblico ministero Carlo Villani va spedita. Ieri è stata ascoltata in procura come persona informata sui fatti Nancy Brilli, che in passato ha lavorato nelle produzioni Ares: «Da un giorno all'altro sono stata eliminata dalla produzione - aveva detto l'attrice romana in un'intervista - Non era gente cui con avessi particolarmente passione a lavorare. C'erano persone che non mi piacevano, la gestione non era chiara. So che fino al giorno prima lavoravo e il giorno dopo non lavoravo più».
L'attrice è solo l'ultima di una serie di volti - da Gabriel Garko ad Eva Grimaldi passando per Francesco Testi, Giuliana De Sio - che hanno sfilato in procura dall'apertura del procedimento in seguito al colloquio di Adua Del Vesco e Massimiliano Morra all'interno della casa del Grande fratello Vip a settembre: «Io non ci credo che sia stato un suicidio, sai? Tanto sappiamo bene chi è l'artefice di tutto questo schifo», la frase di Del Vesco immortalata dalle telecamere. I due avevano ipotizzato che qualcuno avesse spinto lo sceneggiatore ad uccidersi, insinuando sospetti proprio sulla figura di Tarallo, definito "Lucifero". In più avevano dipinto la Ares come una presunta setta in cui sarebbero stati fortemente controllati gli aspetti della vita privata degli attori.
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