meloni spesa

CON MELONI A PALAZZO CHIGI PER FARE LA SPESA BISOGNA ACCENDERE UN MUTUO! SECONDO L'UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI PER ALCUNI PRODOTTI COME BURRO, OLIO DI OLIVA E RISO, I RINCARI SUPERANO IL 50%. L'ISTAT CALCOLA CHE NEL LUGLIO DEL 2025 I PREZZI DEI BENI ALIMENTARI SONO PIÙ ALTI DEL 30,1% RISPETTO ALLA MEDIA DEL 2019. L'INFLAZIONE ALIMENTARE RIDIMENSIONA MOLTO IL POTERE D'ACQUISTO DELLE FAMIGLIE A BASSO REDDITO. VOLANO LE BOLLETTE, LA PRESSIONE FISCALE AUMENTA. SOLO GLI STIPENDI DEGLI ITALIANI RESTANO FERMI AL PALO…

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Rosaria Amato per "la Repubblica"  - Estratti

 

meloni spesa

L'inflazione rallenta, ma i prezzi del cibo continuano a correre. L'Istat calcola che nel luglio del 2025 i prezzi dei beni alimentari sono più alti del 30,1% rispetto alla media del 2019.

 

L'accelerazione maggiore si è avuta tra il 2021 e il 2023, ma anche adesso cibo e bevande viaggiano a incrementi doppi rispetto alla media generale, e per alcuni prodotti, rileva l'Unione Nazionale Consumatori, come il burro, l'olio di oliva e il riso, i rincari superano il 50%.

 

Non è un fenomeno esclusivamente italiano, anzi altri Paesi europei hanno fatto peggio, fa notare l'Istat: Germania +40,3%, Spagna +38,2%, media Ue +39,2%.

Solo la Francia è andata un po' meglio, con un rincaro del 27,5%.

 

L'inflazione alimentare ridimensiona fortemente il potere d'acquisto delle famiglie a basso reddito, costrette a riservare al cibo una quota delle loro entrate ben superiore a quella delle famiglie più abbienti. E la contrattazione collettiva non riesce a stare al passo con l'inflazione, anche se in questi anni ha comunque contribuito a limitare i danni, soprattutto se all'impatto degli aumenti contrattuali si somma quello delle politiche fiscali attuate dai vari governi.

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