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Abstract dagotradotto dall'articolo di Naftali Bendavid per "Il Wall Street Journal"
Tre bulldozer, insieme con la polizia, sono arrivati all'alba per demolire 20 case dei rom di Eforie, in Romania, lasciando i proprietari a girare tra le macerie e i detriti e ad affrontare giorni a dir poco difficili. "E' una giungla? Siamo animali? Dove vorrebbero che vivessimo?", dice il quarantunenne Bairam Memet.
Le autorità della città di Eforie sostengono che i 105 rom dell'enclave appena rasa al suolo stavano seminando il panico nell'area accumulando spazzatura e rubando. Molti vicini contestano queste accuse, ma alcuni supportano in ogni caso lo sfratto, dicendo che i rom portano in giro la spazzatura e commettono piccoli crimini.
"Secondo me, non dovrebbero vivere separati ma integrati nella comunità ", dice Ioan Albescu, 55 anni, che vive nelle vicinanze. (...) La demolizione avvenuta nella città di Eforie e dozzine di simili fatti i giro per l'Europa mostrano la resistenza emotiva con cui l'Unione Europea deve fare i conti quando si trova a combattere per aiutare i rom, che rappresentano la più grande minoranza del continente, con 11 milioni di persone.
L'Ue è al lavoro per superare secoli di discriminazione, che hanno reso i rom poveri, senza lavoro e con scarsa istruzione, culminati nella seconda Guerra mondiale, quando il nazismo ha persino tentato di sterminarli. Un terzo di loro è senza impiego, il 20% non ha una assicurazione sanitaria e l'80% vive sotto la linea di povertà , stando ai dati della Fundamental Rights Agency dell'Unione Europea.
E adesso, quasi dieci anni dopo che i paesi con la più grande presenza di rom sono entrati nell'Ue, l'Unione punta ad alzare il livello delle condizioni di vita. L'ultima mossa in questo senso risale a gennaio, con la fine delle restrizioni sui viaggi e gli spostamenti che pesavano sulla Romania e la Bulgaria, i due paesi che contano la più grande presenza di rom e che sono entrati nell'Ue nel 2007. L'apertura delle frontiere ha alimentato la paura (per gran parte infondata), nei vecchi paesi europei, di una "invasione" dei rom.
Da un summit dell'Ue sulla questione dei rom che si è tenuto a Bruxelles questo mese è emerso che i paesi hanno fatto dei modesti progressi sull'educazione dei bambini, ma persiste una serie di problemi in termini di sanità , lavoro e abitazioni, e la discriminazione rappresenta un problema diffuso. "I politici stanno diventando consapevoli che non possono continuare a chiudere gli occhi su una situazione simile", ha detto la vicepresidentessa della Commissione Europea Viviane Reding. (...)
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