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Margherita De Bac per www.corriere.it
Cento etti, il peso sottratto mediamente negli ultimi 5 anni dalle donne italiane che hanno scelto di «indossare» protesi al seno. Tradotto, significa una misura in meno. I dati sono di una delle aziende leader del settore, l’americana Allergan.
Dal 2010 ad oggi oltre la metà delle pazienti della chirurgia plastica (54%) hanno ricevuto impianti tra 100 e 200 grammi (fino alla terza taglia di reggiseno scarsa, in relazione alla corporatura). Il 33% sono arrivate fino a tre etti, il 10% quattro, il 2% cinque etti, appena l’1% sei etti. Le maxi protesi sono in tutto il 3% del totale e questo dato che espresso così appare dissacrante conferma la tendenza osservata negli studi medici.
«Le donne ci chiedono forme meno prorompenti e si raccomandano di non ritrovarsi con risultati eccessivi», dice Maurizio Valeriani, ospedale San Filippo Neri di Roma. «Per noi è un vantaggio tecnico – aggiunge – perché protesi medio-piccole favoriscono un risultato estetico migliore. In genere a desiderare curve più accentuate sono le donne «che si vogliono rimettere in pista, come succede agli uomini con la plastica alle palpebre superiori. Cambiano azienda e cercano di apparire più giovani».
Lo stesso fenomeno «al ribasso» si sta delinendo in tutti i campi di medicina e chirurgia estetica. Ci si orienta verso ritocchi naturali anche perché, dicono le indagini, uno dei motivi che tengono lontane molte potenziali clienti di filler (riempitivi per le rughe) e botulino è il timore di essere sgamate dalle amiche.
La riuscita di un qualsiasi intervento dipende anche qui dal buon rapporto fra medico e paziente. È l’obiettivo di Emanuele Bartoletti, presidente della società italiana di medicina estetica: «La fiducia nello specialista è necessaria. Poi vogliamo indirizzare gli adolescenti verso una scelta consapevole e informata con l’intento di tutelarli. Per loro solo prevenzione e non correzioni».
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