DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"
mario draghi all accademia dei lincei
ROMA Le cronache degli ultimi giorni lo hanno descritto in vari modi per i contrasti sulla riforma della giustizia. Eppure Mario Draghi non ha fatto altro che applicare al varo del testo sui procedimenti giudiziari e anche alle nuove designazione per la guida della Rai nient' altro che il metodo finora perseguito. In sintesi: «Tutti i partiti possono avere delle proprie bandiere, ma il senso di responsabilità impone a tutti delle rinunce».
E soprattutto questo è un governo nato per decidere, anche a costo di non accontentare tutti: ha addosso lo scrutinio costante della Commissione europea e intende rispettarlo. Certo sulla riforma della giustizia c'è il rischio che il testo varato in Consiglio dei ministri, frutto già di una mediazione, sia ulteriormente modificato, ma su questo punto il capo del governo può far poco. Il Parlamento è sovrano e Draghi comunque auspica di avere una maggioranza abbastanza grande e compatta da reggere, se accadesse, anche l'urto di un fronte di dissidenti grillini.
Semmai archiviati questi due ultimi capitoli, giustizia e Rai, cosa che lo rende «soddisfatto di stare rispettando il programma che ci siamo dati», ora l'attenzione di Palazzo Chigi è tutta volta a varare la legge sulla concorrenza e la legge delega sulla riforma fiscale, entrambe entro la fine del mese.
La prima è un obbligo di legge, il dettaglio delle misure è in corso di definizione, ma una parte del provvedimento sarà certamente costituito dalla sintesi delle proposte formulate dall'Antitrust, suddivise in diverse aree tematiche: sviluppo delle infrastrutture per la crescita e la competitività, riforma del settore degli appalti pubblici, interventi per assicurare efficienza e qualità dei servizi pubblici locali, rimozione delle barriere all'entrata nei mercati, promozione di un'economia sostenibile, interventi nel servizio sanitario e settore farmaceutico e nel rilascio delle concessioni.
Negli stessi giorni il governo varerà la legge delega sulla riforma del Fisco, avendo fra i punti di riferimento l'indagine conoscitiva espletata dal Parlamento e coordinata da Luigi Marattin.
Un lavoro molto articolato, che al termine di decine di audizioni ha prodotto un testo condiviso dalla maggior parte dei partiti. Il provvedimento è allo studio del ministero dell'Economia e non si sa ancora da quante risorse verrà accompagnato. Di sicuro si tratterà, almeno nelle ambizioni, di una riforma organica di semplificazione e di una rimodulazione, anche delle aliquote dell'Irpef, tesa a consegnare in prospettiva al Paese un sistema fiscale più votato alla crescita economica.
È allo studio un abbassamento dell'aliquota media effettiva che grava sui redditi di quello che una volta si chiamava ceto medio. In ipotesi per una platea di contribuenti che si colloca fra i 25 e i 50 mila euro di reddito, e insieme a questo l'adozione di un meccanismo fiscale che al contrario di oggi favorisca, invece di scoraggiare, la crescita del fatturato di piccole imprese e professionisti.
Prevista inoltre l'abolizione di una miriade di micro balzelli che costano più di quanto rendono, oltre ad un'integrazione delle diverse banche dati per imprimere una svolta alla lotta all'evasione. Quando dice che questo governo è nato per decidere Mario Draghi non fa professione di decisionismo, prende semplicemente atto, rimarcano a Palazzo Chigi, del mandato ricevuto. Il timing delle riforme, legate in gran parte al Recovery Plan e alle richieste della Commissione europea, finora è stato rispettato.
mario draghi. marta cartabia mario draghi mario draghi alla camera 8mario draghi al senatomario draghi alla camera 2
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