RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Michela Murgia, la recidiva. Ci era già cascata, nel reato di lesa italianità, con l'invenzione del «fascistometro», ovvero la misurazione del fascismo che è in noi. Era il 2018. In piena marea di sovranismo, scrisse un pamphlet per Einaudi, «Istruzioni per diventare fascisti», e di colpo divenne una nemica del popolo (di destra).
Ecco, la scrittrice Murgia ci è ricascata. Due sere fa, in tv, ospite di Giovanni Floris, parlando del generale Paolo Figliuolo, il commissario straordinario del piano vaccinale, ha detto che «gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere che non fossero poliziotti che stavano dichiarando un arresto importante, sono i dittatori negli altri Paesi». Apriti cielo.
Murgia, era consapevole che con quelle parole a «Di Martedì» stava entrando in rotta di collisione con un mito nazionale?
«Chiariamo: non volevo assolutamente essere provocatoria. Floris mi ha chiesto di interpretare semiologicamente le frasi del generale. E io ho semplicemente detto che era un linguaggio da guerra. Che quel linguaggio non mi rasserena. E che affidare le vaccinazioni a un generale che veste la divisa è un forte atto simbolico».
Non trova però che la scelta di un generale dell'esercito, in fondo, sia solo l'ultimo atto di un anno tutto all'insegna di linguaggi bellici? Sono mesi che si parla di guerra al virus.
«Vero. E so bene che questi termini bellicistici vengono usati spesso in medicina.
Chiunque abbia avuto a che fare con un cancro, ha sentito continuamente dire che "bisogna battere il male", che l' organismo "vincerà", che "si sta combattendo". Ebbene, guardi, tutta questa terminologia che ti sbatte in trincea, non aiuta. No, non ti rasserena affatto».
Ma è quel che sta accadendo con la pandemia. Il clima è di guerra guerreggiata.
«E ce ne siamo accorti. Non mi dimentico che un anno fa, quando eravamo tutti chiusi in casa per il lockdown, inseguivano i podisti con i droni. Si è visto un elicottero correre dietro un tizio sulla spiaggia. Nelle strade c'erano solo divise. E si è arrivati alle pattuglie di militari che controllavano le buste della spesa, per vedere se c'erano fondati motivi per uscire di casa. Siamo stati tutti militarizzati con una invasione della nostra privacy».
Va bene, era la prima volta che si dichiarava un lockdown. Si capisce che ci fossero i controlli. Ma lei ce l'ha con i soldati? Qui è un fiorire di critiche, da Matteo Salvini a Ignazio La Russa, a Carlo Calenda. Persino la nuova sottosegretaria alla Difesa, Stefania Pucciarelli, M5S, dice che lei ha offeso i nostri soldati.
«No, io rispetto i soldati. Danno lustro all'Italia nelle missioni all' estero e un contributo essenziale nelle emergenze di protezione civile. Ma io ho sollevato una questione che mi pare persino ovvia e mi stupisco dello stupore. Mi sorprende di essere sola io a dirlo: se uno Stato si affida ai militari per delle funzioni civili, significa che dichiara fallimento.
Mettere lì un generale in divisa, vuol dire che Draghi ci manda un messaggio: visto che la situazione è caotica, vi metto il massimo del disciplinato e del disciplinante. Un generale. E quando sento tanti che si dicono più rassicurati da un generale, vuol dire che hanno talmente poca fiducia nella politica, che per loro chiunque è meglio, anche un militare. Non mi meraviglia però se quelli di destra mi strumentalizzano. Salvini, poi, si sa che ama le divise. Le metteva anche quando non poteva».
francesco paolo figliuolo fabrizio curcio 2
Dovrebbe aver fatto il callo alla polemica.
«Invece no, sono incazzatissima. Io dico cose ovvie, e subito la destra insorge chiedendo di far chiudere la bocca a una scrittrice che fa il suo lavoro, cioè interpreta i linguaggi. Non mi pare normale, poi, che mi rispondano tre segretari di partito e una sottosegretaria».
Intanto è diventata il bersaglio di ogni contumelia. Di giornaliste note come Guia Soncini e Rita Dalla Chiesa, o di folle sui social.
«Io penso di aver detto cose perfino ovvie. Non si affida a un generale la gestione di cose civili, quali le vaccinazioni. Non mi risulta che sia successo in nessun altro Paese d'Europa o forse del mondo. Per questo ho usato il riferimento alla dittatura, ovvero quando i militari subentrano alla politica. Ripeto: non è una guerra e i generali lasciamoli in caserma a fare quel che devono fare, la Difesa. Guardi, se avessimo per premier un medico, e quello si presentasse con il camice bianco, direi lo stesso. È una forzatura del sintagma. Ma mentre lo dico, so già che i leghisti non capiranno».
Ultimi Dagoreport
FLASH! - LA GIORNALISTA E CONDUTTRICE DI CANALE5 SIMONA BRANCHETTI, STIMATA PROFESSIONALMENTE DA…
DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
FLASH! - AVVISATE CASTAGNA, GIORGETTI, FAZZOLARI, MILLERI E CALTAGIRONE: UNICREDIT PASSA ALL'AZIONE …
DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E…
DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO,…