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ANAIS GINORI per repubblica.it
Decine di milioni di mascherine chirurgiche bruciate perché considerate scadute. A pochi giorni dall'inizio della fase 2, il quotidiano Le Monde rivela un nuovo scandalo che imbarazza il governo. Lo Stato ha distrutto negli ultimi anni le scorte di mascherine. "Erano inutilizzabili" risponde il ministro della Salute, Olivier Véran.
La decisione di distruggere le mascherine sarebbe stata presa nel tempo, dopo perizie che avrebbero giudicato inservibili le vecchie mascherine, o perché non più in grado di filtrare o perché danneggiate dall'umidità. Ma buona parte di quegli stock, dicono testimoni citati nell'inchiesta, era ancora valida e sarebbe stata preziosa in un momento di grave penuria.
La maggior parte delle riserve era stata comprata tra il 2005 e il 2006, come misura precauzionale dopo l'epidemia Sars in Cina. Ma dieci anni dopo, ben 616 milioni di quei prodotti sono bollate come vecchie e lentamente distrutte.
A fine marzo, lo Stato scopre così di averne solo 117 milioni nei suoi depositi: 98 milioni comprati tra il 2014 e il 2016, e 19 milioni salvati alla distruzione programmata. Perché - ed è forse il dettaglio più clamoroso dell'inchiesta di Le Monde - una parte delle riserve pubbliche sono state incenerite anche quest'anno fino a primavera, con l'epidemia ormai in corso, quando medici e infermieri erano già alla disperata ricerca di dispositivi di protezione contro il virus. "Una parte delle scorte obsolete è stata recuperata al momento dell'epidemia" ammette Véran che continua a farsi scudo dal parere tecnico su mancata sicurezza a livello sanitario dei dispositivi più vecchi.
Le rivelazioni fanno male, tanto più che la penuria continua e sarà ancora più forte con la ripresa che comincia lunedì. Le forze dell'ordine denunciano di non avere mascherine chirurgiche così come tanti altri funzionari pubblici. Anche i cittadini faticano a trovarne. Il governo incoraggia la produzione di mascherine alternative, di stoffa lavabili, anche se molti esperti sostengono che non hanno lo stesso livello di protezione.
Il paradosso è che fino a qualche anno fa la Francia aveva costituito un'immensa riserva strategica, con 2,2 miliardi di mascherine, in seguito all'allarme della Sars e dell'influenze H1N1, salvo poi diminuirle, cancellarle nelle spending review dei governi, distruggerle nell'ottusità della burocrazia. E l'ex ministra della Sanità, Roselyne Bachelot, attaccata nel 2009 per aver deciso di ordinare i miliardi di mascherine come "scorte di precauzione", ora viene citata come esempio di lungimiranza che altri politici francesi non hanno avuto.
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